Art Shapes
Yves-Klein-copertina
Arte

Yves Klein e la potenza dei Monocromi: perdersi nel blu8 minuti di lettura

Il 6 giugno 1962 moriva, a soli 36 anni, Yves Klein. Artista francese di incredibile talento che ha saputo innovare e, secondo molti, anticipare forme d’arte ed espressioni che avrebbero caratterizzato i decenni successivi. Klein ha saputo fornire al pubblico un’arte differente e orientata all’essenza del dipinto e soprattutto del colore.

La produzione artista di Klein fu decisamente variegata, passando dalla pittura alla performance nonché per la produzione di film o cortometraggi, ma più di tutte si ricordano i Monocromi blu e le Antropometrie. L’utilizzo del colore e del pigmento puro furono gli elementi caratteristici dell’artista francese e forse il motivo per cui ricordiamo l’artista. 

I primi Monocromi 

Yves Klein, muove i primi passi come artista professionista con la pubblicazione in Spagna di un catalogo d’arte dal titolo Yves Peintures. Già da questo suo primo lavoro l’artista francese dimostrò fin da subito come il suo lavoro possedesse un carattere innovativo e irriverente sotto diversi punti di vista. In questo caso ci troviamo di fronte ad una sorta di rifiuto, e conseguente superamento, del classico modello del catalogo d’arte che possiamo trovare in tutte le esposizioni.

Una delle differenze più evidenti di questo contrasto tra il lavoro di Yves Klein e il catalogo d’arte va prima di tutto ricercato nelle parti testuali del libro. Solitamente in esse si spiegano e si propongono interpretazioni riguardanti le opere esposte, ma Klein non accettava completamente questo modo di procedere.

Yves Peintures- Klein
Klein sostituì il testo del catalogo con delle linee nere

L’artista decise di sostituire questi testi, che spesso risultavano eccessivamente complessi e altisonanti, e perciò destinati ad un pubblico ristretto, con una spessa linea nera. Questo intervento sottolineava il desiderio di superare le spiegazioni e i concetti complessi per concentrarsi solamente sulle opere inserite nel finto catalogo. Il resto dello spazio era perciò occupato dai primi monocromi creati da Klein. Anche qui c’è però una differenza sostanziale, i quadri non erano riproduzioni fotografiche stampate sulle pagine.

L’artista francese utilizzò semplici fogli di carta colorata che “fungevano” da dipinto; un classico esempio di ready made. Ogni dipinto possedeva il nome di una città in cui l’artista aveva vissuto lasciando intendere che ogni quadro fosse stato ideato in un luogo diverso e che rappresentasse l’atmosfera di quella città.

Monocromo-Paris-Klein
Monocromo rosso nel catalogo Yves Peintures intitolato Parigi

I.K.B.- International Klein Blue e i Monocromi blu 

Già durante la proposizione Yves Peintures, Yves Klein si stava già muovendo verso l’abbandono dei monocromi di colori diversi per concentrarsi sull’utilizzo di un colore. Con l’aiuto di Edouard Adam, proprietario di un colorificio parigino, Klein ideò la formula, e creò, un particolare tipo di blu. Questo blu doveva essere brillante, puro e immutabile nel tempo. La miscela prevedeva l’uso di polvere di blu oltremare e di una particolare resina di nuova produzione (Rhodopas), il risultato fu l’International Klein Blue (I.K.B.). Il nuovo colore divenne in breve tempo il biglietto da visita di Klein, poiché incominciò ad usarlo fin da subito per la creazione dei suoi famosi Monocromi.

Ma per quale motivo Yves Klein, ad un certo punto della sua carriera e dopo i monocromi di colori diversi di Yves Peintures, sentì il bisogno di limitarsi ad un colore? Una risposta ci viene data dallo stesso artista che nel corso di una conferenza alla Sorbonne affermò di non aver apprezzato l’atteggiamento degli spettatori di fronte ai diversi monocromi.

Klein attraverso le tele monocrome cercava di comunicare attraverso l’astratto, un’idea astratta; il pubblico però si soffermava sugli accostamenti di colore cercandone l’intento prettamente decorativo. Per superare il problema Klein decise di proporre tele di un solo colore in modo che chi le osservasse potesse concentrarsi solo sulla sua arte astratta. La scelta del colore blu da parte di Yves Klein dipese dalla natura stessa di quel colore. Per Klein il blu non ha dimensione e si situa al di fuori dello spazio e del tempo.

Arriviamo così al 1957 quando, presso la Galleria Apollinaire di Milano, venne inaugurata la mostra Proposte monocrome: epoca blu. Il nome preannuncia in un certo senso quello che si vedrà all’interno delle sale espositive. La mostra esibiva undici tele dello stesso colore e dimensione. Le opere erano poste alla stessa distanza una dall’altra e create con la stessa tecnica e lo stesso pigmento.

Per Klein ogni singolo monocromo costituiva un mondo a parte e si rivelava con un’essenza differente; nessun monocromo era uguale all’altro. Un modo di intendere i lavori che si riflette anche sul prezzo di ogni singolo quadro, che nonostante avessero tutti e stesse dimensioni e lo stesso colore venivano venduti ad un prezzo differente.

E uno dei primi compratori dei monocromi fu un altro esponente di spicco del panorama artistico internazionale, Lucio Fontana. L’artista argentino fu fin da subito un ammiratore dell’artista francese e da questo momento i due legarono indissolubilmente i loro percorsi, sia di vita che di lavoro.

Attraverso i suoi Monocromi blu Yves Klein riuscì finalmente a fare ciò che non gli era riuscito precedentemente, ossia esporre insieme la dualità del pigmento, materiale, da una parte e della percezione, immateriale, dall’altra. 

Monocromo-periodo blu
Monocromo blu

Le Antropometrie

L’astrattismo era un richiamo forte per Klein e la mostra La vide a Parigi ne è l’esempio ideale. Essenzialmente qui Klein espose lo spazio vuoto, gli spettatori entravano in una stanza dipinta di bianco dove non vi era appeso nulla. Dopo questa parentesi di grande successo giungiamo ad un’altra fase della produzione artistica astratta di Yves Klein, sempre legata al blu. 

L’artista necessitava di un nuovo metodo per l’applicazione del colore sulla tela decise allora di utilizzare il corpo umano e assoldò alcune modelle con questo scopo; nacquero così le Antropometrie. Klein organizza nel 1958 un’esibizione privata di questo nuovo suo approccio al dipinto. Una modella completamente nuda si ricoprì di vernice e incominciò a strisciare e spargere vernice blu sulla tela seguendo fedelmente le indicazioni che Klein le dava.

La modella continuò fino a quando la tela fu completamente coperta di vernice di fatto creando un vero e proprio monocromo blu. L’obiettivo di questa performance era quello di sottolineare uno dei topos principali della pittura, ossia la complicità tra la pittura e la carne. 

Antropometria- sinfonia monotona- klein
Yves Klein guida le modelle durante la creazione delle Antropometrie.

Ma questa prima esibizione di prova delle Antropometrie non sarà certo il punto finale per Klein. L’artista infatti perfezionerà l’utilizzo dei corpi delle modelle per la creazione dei suoi lavori giungendo a dei risultati differenti. Nella prima esibizione la modella finì per creare un monocromo, ma così facendo la presenza del corpo spariva lasciando il processo pittorico solamente nella memoria dei presenti.

Sulle tele non rimaneva nessuna prova dell’utilizzo del corpo come pennello. Era necessario che le modelle lasciassero un segno visibile del loro passaggio e del loro corpo. La traccia lasciata infatti, conferisce al blu la sensualità del contatto e sottolinea la natura carnale dell’antropometria.

Nel 1960 Klein organizzò quindi delle intere serate dedicate alla creazione di queste nuove antropometrie. Le serate furono delle vere e proprie performance artistiche. Mentre le modelle incominciavano a spargersi di vernice petto, busto, torso e cosce; Klein indica ai musicisti presenti di iniziare a suonare la Sinfonia monotona; una sinfonia la cui struttura basilare richiama alla necessità di comprendere ciò che sta succedendo. Il risultato finale fu quello che Klein desiderava; tele in grado di mostrare congiuntamente il rapporto tra carne e colore.

Antropometrie -Klein
Antropometria, 1960.

Il lascito

Il blu finì per essere utilizzato anche per ricoprire interamente oggetti che finirono anche per essere riprodotti come multipli dopo la morte dell’artista. Klein prese infatti dei calchi di gesso di famose sculture come la Vittoria di Samotracia o la Venere di Milo e le ricoprì di IKB. Famose divennero anche le sue Spugne anch’esse ricoperte di blu Klein. È evidente come il colore sia stato fondamentale per Klein e per la sua arte.

Grazie ad esso l’artista è riuscito a lavorare sull’essenza del colore e sull’essenza dell’attività pittorica stessa. La carriera artistica di Yves Klein sfortunatamente durò poco più di un decennio ma bastò a consacrarlo come uno dei massimi esponenti dell’arte della seconda metà del Novecento nonché uno dei precursori della body art. 

Mi chiamo Marco Celi, laureato in Scienze filosofiche presso l’Università degli studi di Milano ho da sempre avuto un forte interesse per l’arte e i musei in tutte le loro forme.