
West Side Story. La recensione del reboot di Steven Spielberg3 minuti di lettura
Il 23 dicembre 2021 debutta al cinema West Side Story. Diretto da Steven Spielberg, è la nuova versione del musical con libretto di Arthur Laurents, parole di Stephen Sondheim e musiche di Leonard Bernstein, del 1957, il quale nel 1961 diede origine al film di Robert Wise e Jerome Robbins vincitore di ben 10 premi Oscar.
La pellicola, attualmente ha vinto tre Golden Globes: come miglior film musicale o commedia, premio migliore attrice in un film musicale o commedia a Rachel Zegler e premio migliore attrice non protagonista in un film ad Ariana DeBose, non si discosta dalla sua versione per il teatro. È la prima volta che Spielberg dirige un musical, dopo il fallito progetto “Reel to Reel”, mai andato in porto.

West Side Story: la trama
La storia è ambientata in un quartiere dei bassifondi in via di sviluppo economico, diviso da razzismo e pregiudizi. Negli anni Cinquanta, l’Upper West Side di New York è scenario dello scontro tra due bande rivali. Da una parte i portoricani: Sharks, capeggiati da Bernardo (David Alvarez). Dall’altra una gang di ragazzi bianchi: i Jets, con a capo Riff (Mike Faist), il quale vuole ristabilire il loro dominio sul quartiere.
Durante un ballo a cui partecipano entrambe le fazioni, Maria (Rachel Zegler) sorella di Bernardo, e Tony (Ansel Elgort) fondatore dei Jets ed ex galeotto, si innamorano a prima vista.
La loro storia appena iniziata verrà infranta dal clima d’odio che divora le due comunità. Bernardo vieta alla sorella di uscire con un gringo e cerca in ogni modo lo scontro con Tony, per vendicare il suo onore ferito. La situazione sfuggirà loro di mano, fino ad un tragico finale di sangue, morte e dolore, che darà ai superstiti la consapevolezza di quanto siano stati assurdi tutti questi atteggiamenti, per motivi futili come l’appartenenza ad un’etnia specifica.

Banalità in salsa musical
La storia di due giovani amanti che non possono stare insieme poiché appartenti a due culture diverse è banale. La solita storia in stile: “Romeo e Giulietta”. In meno di ventiquattro ore, due post-adolescenti, con un passato burrascoso o tragico alle spalle, si innamorano follemente e per questo sentimento ignobile agli occhi delle due fazioni, muoiono sempre delle persone. Il tutto condito con balletti di entusiasmante vigore figurativo, purtroppo annacquati da una love story esageratamente struggente.


