
Veronica Variati: dietro le quinte di La danza del ciliegio6 minuti di lettura
Veronica Variati nasce a Crema, in provincia di Cremona, nel 1987 e fin dalla più tenera età inizia a sfoggiare la sua voglia di esprimersi attraverso la scrittura. Crescendo, i libri diventano i suoi amici più fedeli e, inevitabilmente si laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Milano. Dopo la prima esperienza di auto-pubblicazione con il romanzo intitolato Non posso essere tua (romanzo rosa che è molto più di un’incredibile storia d’amore), viene selezionata durante uno speed date letterario per la pubblicazione con Libromania, gruppo DeA Planeta.
Il secondo romanzo, intitolato La danza del ciliegio, riscuote un discreto successo tra i lettori tanto che l’editore decide di distribuire il titolo anche al di fuori degli store online, portandolo in tutte le librerie nazionali a partire da giugno 2021.
Noi abbiamo deciso di incontrare Veronica Variati per farle alcune domande sul suo nuovo lavoro, un romanzo che supera i confini del tempo e abbraccia una narrazione contemporanea, sottolineando l’universalità del sentimento romantico. Le difficoltà che devono affrontare i due protagonisti per portare avanti la loro relazione richiama l’eterno classico Shakespeariano in un contesto a noi esotico.
Parliamo di Kyoto che, nel nostro immaginario, rimane immacolata e invariata come una boule de neige, con geishe addobbate che lasciano impronte indelebili nella neve. Il paragone con Memorie di una geisha è spontaneo, anche in virtù del fatto che la protagonista del romanzo di Veronica Variati viene nominato nella prefazione, in fin dei conti è una delle geishe più rinomate della storia. Tuttavia la scrittrice riesce a prendere un’altra strada rispetto a Golden, facendoci quasi sentire l’odore dei ciliegi in fiore.

Come è iniziata la tua avventura come scrittrice?
Avventura è proprio la parola esatta per descrivere il mio percorso. Ricordo di aver sempre scritto; già da bambina lasciavo bigliettini o poesie scritti ovunque. Poi, nel 2015, ho finalmente deciso di estrarre da quel famoso cassetto una storia auto pubblicando il mio primo romanzo, Non posso essere tua, per mezzo della piattaforma Street Lib, dedicata al self-publishing.
Quali sono stati i timori che ti hanno pervasa nel momento in cui hai intrapreso questa strada?
Il timore principale, che ho da sempre, è che nessuno possa interessare ciò che avevo e che ho ancora da raccontare. Poi, come è naturale per chiunque scriva, c’è la paura di non essere all’altezza, di riuscire a mantenere alta la soglia di attenzione e di coinvolgimento del lettore per tutta la durata del libro, di non essere in grado di far arrivare il messaggio contenuto nella trama e così via.
Come ti è venuta l’idea di scrivere La danza del ciliegio? Sei appassionata del Giappone?
Sì. Sono talmente appassionata che io e mio marito abbiamo deciso di trascorrere il nostro viaggio di nozze proprio in Giappone. E proprio lì, cercando curiosità e aneddoti sulle città da visitare (è uno dei miei passatemi preferiti), mi sono imbattuta nella singolare storia di Yuki Kato: una geisha vissuta a Kyoto nei primi anni del ‘900. Da lì l’idea di raccontare la sua vita in un romanzo, il passo è stato breve.

Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare per scrivere questo romanzo?
Sicuramente le sfide maggiori hanno riguardato la parte relativa alla ricostruzione storica. Nonostante mi stessi muovendo all’interno di un romanzo, decisi di cercare di essere il più possibile attendibile e accurata nella narrazione, mantenendomi fedele ai fatti. Questo vale anche per l’inserimento di personaggi secondari, realmente vissuti all’epoca dei protagonisti.
Il paragone con il romanzo di Golden è naturale, come hai scelto il tone of voice in modo da staccarti dal suo stile?
Golden ha scritto un romanzo memorabile, oramai è diventato un classico. Ho adottato un tone of voice più semplice, leggero e più vicino ai canoni del Romance che della narrativa classica o storica.
La protagonista racconta la storia in prima persona, a chi ti sei ispirata per sviluppare la psicologia del personaggio?
Mi sono ispirata innanzitutto a quelle che sono state le scelte e le azioni compiute dalla protagonista stessa. Per esempio, mi sono detta: “se in quel frangente ha deciso di agire in questo modo piuttosto che in un altro, allora deve aver avuto una personalità molto marcata e un carattere deciso”. Poi certo, in ogni personaggio c’è qualche tratto di me o di persone che fanno parte della mia vita.

Come mai hai scelto di raccontare proprio questa storia?
Perché è una storia straordinaria nel senso esatto del termine, cioè fuori dall’ordinario. Un insieme incredibile di elementi: coraggio, passione, speranza. Ho immaginato l’incontro tra questi due giovani provenienti da paesi distanti fra loro non solo in prospettiva geografica, quanto sociale e culturale. Ho fantasticato su quali ostacoli e sfide potessero avere incontrato sulla loro strada: difficoltà di comunicazione, pregiudizi, malignità, tutte tematiche ancora oggi di grande attualità. Mi sono detta: merita di essere raccontata.
Che sensazione speri di lasciare nel lettore alla fine dell’ultima pagina del romanzo?
Spero che risulti una lettura piacevole, coinvolgente ed emozionante. Mi piacerebbe sapere di essere riuscita a far riflettere su come l’amore possa abbattere qualsiasi tipo di ostacolo e a trasmettere un lieto senso di speranza.
Chi è il tuo lettore di riferimento?
Chiunque abbia una propensione per tutto ciò che ruota intorno al Giappone e al mondo delle geisha in particolare, ma anche chi apprezza i romanzi ambientati in altre epoche e infine abbia voglia di provare delle emozioni romantiche. In generale, è rivolto a un pubblico in prevalenza femminile.
Hai già qualche idea per lo sviluppo di progetti futuri?
Sì, molte idee. Vorrei continuare a raccontare le vicende di personaggi realmente vissuti ma poco noti o indagati, che abbiano del potenziale interessante e modellabile, in altre parole degno di occupare le pagine di un libro. Adoro ispirarmi a storie vere e riportare alla luce personaggi poco valorizzati dalla storia, ma meritevoli di essere riscoperti. Su questa scia, ho appena terminato la stesura di un nuovo libro ambientato nel diciottesimo secolo.

