
Van Gogh: il mondo e l’arte attraverso le sue lettere11 minuti di lettura
Di Van Gogh è stato detto tanto. Molti sanno del suo genio incompreso, del suo temperamento turbolento, della sua malattia legata al disagio psichico. Van Gogh incarna sicuramente il simbolo del pittore-genio ribelle e tormentato, che in vita faticò molto a farsi accettare come artista.
Ebbene, vale dunque la pena spendere qualche parola per ricordare come abbia raggiunto il tanto agognato successo. Un percorso fatto di amore e dedizione da parte di due persone che non hanno mai smesso di sostenerlo, e che si sono battute per dare giustizia a un talento che ancora oggi incanta il mondo.

L’arte della parola scritta
Van Gogh era un appassionato scrittore di lettere, animato da un profondo bisogno di condividere le proprie idee e i propri sentimenti. Fin dalla loro pubblicazione, postuma, queste hanno conquistato l’interesse e l’ammirazione del pubblico, contribuendo a diffondere la conoscenza di un artista che fino ad allora non era riuscito a riscuotere il successo che meritava.
Fonte di informazioni preziose sulla vita e sulla straordinaria produzione artistica di Van Gogh, sono state ampiamente apprezzate per la qualità che ne caratterizza la scrittura. Grazie al loro stile personale ed evocativo e a un linguaggio vivo e brillante, l’artista sembra dipingere attraverso le parole ancor prima che sulla tela.
Un esempio di letteratura
La combinazione di questi fattori ha fatto sì che le lettere potessero assurgere allo status di letteratura, come testimoniato da Jan Hulsker, studioso ed esperto di Van Gogh.
Vincent sapeva esprimersi magnificamente, ed è per questo suo talento nella scrittura che le sue lettere si sono guadagnate un posto nella letteratura mondiale, oltre a divenire oggetto di studio.
Jan Hulsker
Diverse sono le lettere nelle quali Van Gogh esprime le sue emozioni e i suoi sentimenti in maniera così profonda e suggestiva da convincerci che neanche uno scrittore di professione avrebbe saputo fare di meglio.
Le lettere oggi
Molte delle sue lettere sono sopravvissute fino ai nostri giorni, e anche alcune delle risposte che ricevette dai suoi interlocutori. Oggi se ne contano 903: 820 scritte da Van Gogh e 83 da questi ricevute. Le più numerose sono quelle scritte al fratello Theo, suo migliore amico e fedele sostenitore.

I bozzetti: un preludio ai dipinti
Ciò che rende speciali le lettere dell’artista sono i bozzetti che spesso le corredavano. Questi schizzi dovevano servire ai suoi interlocutori a farsi un’idea di ciò a cui stesse lavorando in un dato momento o di come apparisse un suo disegno o un suo dipinto. Le lettere contengono più di 240 sketch. Molti di questi furono realizzati velocemente a penna; talvolta, invece, erano dei veri e propri disegni più dettagliati e a colori. Non di rado, su bozzetti in bianco e nero Vincent riportava per iscritto i nomi dei colori che avrebbe utilizzato nel dipinto vero e proprio. Ne è un esempio la lettera a suo fratello Theo in cui menziona il futuro dipinto Campo con iris vicino ad Arles.


Aspetti letterari
Degne di nota sono alcune caratteristiche sul piano letterario che contraddistinguono le lettere di Van Gogh, prima fra tutte il loro potere espressivo. Le lettere convincono poiché abbracciano temi esistenziali cari all’artista e in quanto animate da una profonda compassione interiore. Il talento unico di Vincent risiede nella sua immaginazione creativa: il suo potere di associazione è anche la componente essenziale del suo repertorio letterario.
Basti pensare che, anche in momenti di conflitto con suo fratello, non abbandonava l’uso di un linguaggio simbolico, paragonando i loro screzi agli spari dei soldati nei campi di guerra. Metaforicamente parlando, anche i due fratelli potevano dirsi appartenenti a due campi distinti: quello degli artisti e quello dei commercianti d’arte.
Le lettere da e per Theo sono inoltre disseminate di riferimenti letterari e, parallelamente, metafore sulla lettura le ritroviamo anche in alcune opere dell’artista. Numerosi i rimandi alla Bibbia, alla storia e alla letteratura, anche se i veri eroi per i due fratelli erano senza dubbio gli artisti. Di Van Gogh, ad esempio, sappiamo che amava particolarmente Millet e Delacroix.
Quanto all’arte, i libri appaiono in Natura morta con una Bibbia, dove La gioia di vivere di Zola, crudo romanzo moderno, si contrappone al testo sacro, palese richiamo al mondo religioso del padre, e in Romanzi parigini, un omaggio ai naturalisti e al suo sogno mai realizzato di dipingere la vetrina di una libreria come motivo principale di un trittico.


Jo Bonger: la donna che lo rese famoso
All’età di 28 anni Jo Bonger perse l’amore della sua vita: Theo van Gogh. La sua morte lasciò prematuramente vedova la giovane donna con un figlioletto a cui badare e un cospicuo patrimonio artistico, quello di Van Gogh, destinato a segnare per sempre la storia dell’arte.

Dopo la morte di Theo, per portare avanti il sogno del defunto marito, Jo si trasferì da Parigi a Bussum, in Olanda, dove aprì una pensione, i cui proventi sarebbero serviti a mantenere sé stessa e il piccolo Vincent. Di ritorno in patria iniziò a domandarsi come avrebbe potuto gestire l’eredità che Theo le aveva lasciato, e renderla fruibile al mondo, come lui avrebbe voluto. Fu qui che venne in contatto con numerosi scrittori e artisti che avrebbero potuto aiutarla nel suo intento.

Sebbene grazie a Theo si fosse approcciata alla formazione artistica, ora si rese conto che le mancavano quelle conoscenze da critica d’arte necessarie a rendere appetibili le opere del cognato.
Con l’entusiasmo che la contraddistingueva, iniziò quindi a documentarsi: lesse riviste d’arte, libri di critica e biografie, ma soprattutto, si dedicò alla lettura della consistente pila di lettere di Vincent che Theo aveva custodito. Erano ben 651!
Le lettere erano piene di vita e di dettagli. Vincent scriveva dei colori intensi che lo circondavano ovunque si trovasse e che cercava di riprodurre nei suoi dipinti; delle tecniche che sperimentava, delle sue ispirazioni e di ciò che tentava di esprimere attraverso le sue opere.
Jo si immerse nella lettura, affascinata e commossa dalle parole di suo cognato. Sentiva una tale vicinanza con l’artista che riuscì a comprendere per la prima volta cosa avesse provato, quasi vivendo le sue stesse emozioni. Fu a quel punto che accadde qualcosa di straordinario. Jo ebbe un’intuizione: la chiave di lettura dell’arte di Vincent era nelle sue lettere.
Non ci si poteva limitare a osservare le sue opere per capire la profondità dei sentimenti che vi erano dietro. Dipinti e lettere erano da intendersi come un binomio indissolubile. Le lettere, che lasciavano trasparire l’intensità, la tragicità e la meraviglia della vita, erano la fonte da cui scaturivano i dipinti e ciò che conferiva loro bellezza e significato.
La svolta con Jan Veth
Per prima cosa, decise di contattare l’amico e critico d’arte Jan Veth, il quale sosteneva che l’espressione della propria individualità fosse di gran lunga più importante dell’aderenza ai canoni accademici. Ciò nonostante, ci volle del tempo prima che Jo riuscisse a convincerlo della qualità delle opere di Vincent. Così, seppur con iniziale riluttanza, Veth accettò di leggere le lettere. Nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto in seguito.
Veth scrisse parole di ammirazione per Vincent, ammettendo di essere finalmente riuscito a cogliere il messaggio che l’artista stava cercando di trasmettere: vedere il mondo così com’è, ritraendolo in tutta la tua imperfetta bellezza.
Dopo la critica positiva di Veth ne seguirono molte altre. Presto Jo iniziò a esporre le opere di Vincent in gallerie e mostre aperte al pubblico, suscitando l’interesse di acquirenti da tutta Europa.
La più grande mostra di opere di Van Gogh

Nel 1905, 15 anni dopo la morte del cognato, Jo organizzò la più grande mostra dell’artista, con oltre 400 opere, allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Ne curò ogni aspetto fin nei minimi dettagli e vi accorsero visitatori da tutta Europa. Dopo la mostra, il prezzo dei dipinti aumentò fino a triplicare nei mesi a seguire. Tra le opere in esposizione figurava anche la famosa Camera.

Il progetto editoriale
Ma il lavoro di Jo non si fermò qui. La donna infatti avviò un altro importante progetto: la pubblicazione delle lettere di Theo. Selezionare e studiare le lettere non solo la avvicinò al cognato, ma anche all’amato marito.
Jo le aveva catalogate ed editate aggiungendo una nota biografica su Vincent. In seguito alla loro pubblicazione nel 1914 crebbero l’interesse e l’apprezzamento non solo per il Van Gogh artista, ma anche per l’uomo. Attraverso le sue lettere, il pubblico venne a conoscenza dei suoi sogni, desideri e drammi e, ovviamente, del suo punto di vista sull’arte.
Grazie ad artisti come Émile Bernard ed Henry van de Velde, che tradussero e pubblicarono estratti di lettere di Van Gogh, anche queste divennero famose presso il pubblico.
La versione inglese
Jo si adoperò instancabilmente per difendere l’eredità di Van Gogh e, una volta che l’artista divenne famoso in Europa, proseguì nel suo intento partendo per New York, portando con sé le lettere. Lo step conclusivo fu quello di farne pubblicare anche una versione in lingua inglese, obiettivo che trovò compimento quattro anni dopo la sua morte.
Un sacrificio necessario
Tra il 1891 e il 1925 Jo vendette circa 200 delle opere di Vincent. Nonostante il valore affettivo, al di là di quello artistico, finì col vendere alcune delle tele che ancora custodiva per sé, tra cui i famosi Girasoli, alla National Gallery di Londra nel 1924. «È un sacrificio necessario per la gloria di Vincent», scrisse in una lettera al direttore del museo.

La storia continua…
Dopo la morte di Jo, suo figlio Vincent, in virtù di custode dell’arte che suo padre e suo zio gli avevano lasciato, fondò il Van Gogh Museum ad Amsterdam, dove furono raccolti tutti i pezzi fino ad allora rimasti di proprietà della famiglia. In questo modo, Vincent poté portare avanti il sogno dei suoi genitori, rendendo le opere di Van Gogh di pubblico accesso in via definitiva.
L’arte cambiò per sempre grazie a un artista unico, al fratello che non smise mai di sostenerlo e alla devota moglie di lui. Senza Jo non ci sarebbe stato Vincent, e senza Vincent l’arte avrebbe sicuramente perso il contributo di un grande artista.
Sono felice che, dopo anni di indifferenza nei confronti di Van Gogh e delle sue opere, finalmente la battaglia sia stata vinta.
Jo Bonger

