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Arte

Van Gogh e il fascino dell’oriente. La cortigiana (Oiran)3 minuti di lettura

Vincent Van Gogh è stato uno dei più prolifici pittori di tutti i tempi, soprattutto se guardiamo anche ai lavori preparatori che purtroppo però non sono diventati opere complete. Dotato di immenso talento per la pittura il suo lavoro spazia dai paesaggi ai ritratti passando anche per le nature morte. Nel corso della vita e carriera, caratterizzata da non pochi problemi mentali, Van Gogh subisce l’influenza di diversi pittori e stili. Uno delle influenze più interessanti e importanti è sicuramente quella proveniente dall’oriente, più precisamente dal Giappone e dall’arte giapponese. In particolare da opere stampate che il pittore incomincia a chiamare con il nome di Giapponoserie.

Van Gogh e l’arte giapponese

Il rapporto di Van Gogh con l’arte giapponese parte dal periodo in cui il pittore soggiornava ad Anversa. La città belga possedeva uno dei principali porti europei e il continuo passaggio di merci e oggetti da ogni angolo del mondo permette all’artista olandese di entrare in contatto con le colorate stampe giapponesi. In breve tempo, anche per via dei prezzi modici di queste stampe, Van Gogh fu in grado di costruire una sia piccola collezione da tenere nel suo atelier. L’interesse per questa forma d’arte segue il pittore olandese anche dopo che si sposta a Parigi e il fascino che queste piccole tele hanno sul pittore è evidenziato in molte lettere che il pittore scrive, in particolare al fratello Theo.

Hiroshige Van Gogh
Confronto tra l’opera originale di Hiroshige (a sinistra) e l’interpretazione fatta da Van Gogh (a destra)

Van Gogh incomincia inoltre a creare dei propri lavori partendo da alcune di queste stampe. La scena veniva ricreata seguendo, in alcuni particolari, la scena originale giapponese ma aggiungendo sempre qualche elemento che ci fa riconoscere la mano dell’artista. Una delle stampe possedute dall’artista era Il ponte di Shin-Onashi sotto la pioggia di Utagawa Hiroshige che il pittore olandese ripropone in una sua personale visione.

La cortigiana

Anche nel caso delle Cortigiana il pittore olandese parte da una stampa già esistente e in questo caso già utilizzata al di fuori del Giappone. Sulla copertina del numero di maggio 1886 della rivista Paris Illustrédedicato all’arte giapponese, troviamo infatti stampata una figura femminile molto simile, se non identica, a quella che si vede nel quadro di Van Gogh. 

La cortigiana Van Gogh
La cortigiana (Giapponeseria: Oriente) (1887). Vincent Van Gogh. Van Gogh Museum, Amsterdam

L’opera ritrae una figura femminile vestita con un kimono finemente decorato. È sicuramente interessante sottolineare anche lo sfondo sul quale la cortigiana è posta. Un insieme di colori brillanti che rinuncia a qualsiasi tentativo di chiaro scuro dotando al quadro una sorta di luce propria estremamente luminosa. Il rettangolo dorato nel quale è immersa la cortigiana è poi circondato dalla scena naturale di uno stagno molto tranquilla e decorativa. Vediamo infatti una piccola rana al di sotto del rettangolo dorato, mentre più in alto possiamo vedere un paio di gru. Queste ultime non sono inserite solo per decorazione ma posseggono un significato allegorico. Il termine francese grue, infatti, è anche utilizzato come soprannome ironico per le prostitute. In questo modo la donna dipinta da Van Gogh può essere considerata come una Oiran, appunto una cortigiana. Per questo motivo a volte il quadro viene chiamato semplicemente Giapponeseria: Oiran.

Mi chiamo Marco Celi, laureato in Scienze filosofiche presso l’Università degli studi di Milano ho da sempre avuto un forte interesse per l’arte e i musei in tutte le loro forme.