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Arte

L’urlo di Edvard Munch: che suono ha la paura?5 minuti di lettura

Edvard Munch, pittore norvegese, ci lascia tra le pagine del suo diario il racconto di quella passeggiata al tramonto che diede vita al suo dipinto più famoso e iconico, L’Urlo. Le sue annotazioni richiamano alla mente le sensazioni violente e soffocanti che si scatenano durante un attacco di panico.

Edvard Munch, L’urlo, 1893-1910, Galleria Nazionale di Oslo

“La pittura mi ha aiutato a guardare dentro me stesso, a trasmettere sentimenti ed emozioni. Io avverto un profondo senso di malessere, che non saprei descrivere a parole, ma che invece so benissimo dipingere.
[…] Ho capito che dovevo gridare attraverso la pittura, e allora ho dipinto le nuvole come se fossero cariche di sangue, ho fatto urlare i colori. Non mi riconoscete, ma quell’uomo sono io.”

Il grido di dolore di Edvard Munch

Ed è con il suo dipinto più famoso, l’Urlo, che Edvard Munch riuscì a trasmetterci questo suo profondo senso di malessere. Attraverso la forma e il colore, l’artista riesce a comunicarci un sentimento di angoscia e di solitudine.

L’essere umano raffigurato in primo piano appare terrorizzato, sorpreso e spaventato da un dolore che è dentro di lui. Un grido di dolore infatti che non è avvertito dalle persone a lui vicine, ma che colpisce solamente il protagonista.

Attraverso l’Urlo, Edvard Munch ci parla dell’incomunicabilità del dolore dell’anima, di una sofferenza interiore che attraverso noi manifesta tutta la sua energia divorandoci da dentro, delle volte senza nessun preavviso.

Edvard Munch nel 1890 circa

“Era l’estate del 1893. Una serata piacevole, con il bel tempo, insieme a due amici all’ora del tramonto. […] Cosa mai sarebbe potuto succedere? Il sole stava calando sul fiordo, le nuvole erano color rosso sangue. Mi fermai, appoggiandomi a una staccionata, stanco morto. I miei amici continuarono a camminare. Io rimasi inchiodato in piedi, tremante di paura e improvvisamente udii un grido forte e infinito trafiggere la natura. Un grido forte, terribile, acuto, che mi è entrato in testa, come una frustata. D’improvviso l’atmosfera serena si è fatta angosciante, simile a una stretta soffocante: tutti i colori del cielo mi sono sembrati stravolti, irreali, violentissimi.
[…] Anch’io mi sono messo a gridare, tappandomi le orecchie, e mi sono sentito un pupazzo, fatto solo di occhi e di bocca, senza corpo, senza peso, senza volontà, se non quella di urlare, urlare, urlare… Ma nessuno mi stava ascoltando…”

L’attacco di panico come un fulmine a ciel sereno

Una manifestazione d’ansia transitoria estremamente intensa è l’attacco di panico, uno stato di paura caratterizzato dalla presenza di manifestazioni fisiche come palpitazioni, tachicardia, tremori, dolore al petto, sensazione di soffocamento…

L’ansia di per sé non è un fenomeno patologico, ma assolve invece un’importante funzione adattiva permettendoci di riconoscere facilmente un pericolo ed attivare così le risorse necessarie per fronteggiarlo.

Il problema dei disturbi d’ansia non è dunque la presenza dell’ansia in quanto tale, ma la sua comparsa eccessiva ed inaspettata al di fuori di un contesto realistico di allarme. L’attacco è del tutto inatteso, almeno le prime volte, sorprendendo la persona come un fulmine a ciel sereno.

L’ansia può quindi diventare un disturbo quando la sua manifestazione è talmente frequente e/o intensa da interferire con le normali attività di un individuo.

La paura che questi attacchi si ripetano inaspettatamente, spinge la persona che ha vissuto queste sensazioni a modificare il proprio stile di vita e i propri comportamenti, iniziando così una vera e propria guerra contro l’ansia.

Questo però non fa altro che alimentare la sua forza, innescando un pericoloso circolo vizioso: aver paura della paura stessa.

Il nuovo singolo di Emanuele Aloia: L’urlo di Munch

Copertina dell’album di Emanuele Aloia

Poi vorrei rivedere un tramonto Guardarti negli occhi
Scavarti più a fondo
Perché non ti sento più Sei la fine del mondo Ma anche l’inizio Dentro ogni tuo silenzio Sento l’urlo di Munch

L’ Urlo di Munch di Emanuele Aloia

Recentemente, il cantautore torinese Emanuele Aloia, ha lanciato un nuovo singolo ispirandosi proprio a quest’opera, per raccontare le difficoltà di questo periodo di pandemia.

In un’intervista, egli spiega quanto sia stato assordante il silenzio in questi mesi, ma che anche durante questo periodo buio, l’arte non se n’è mai andata. Il cantante ha così provato a darle una forma attraverso questa canzone, intitolata appunto L’urlo di Munch.

L’opera di Munch mi ha sempre affascinato fin da piccolo, ogni volta che sfogliavo le pagine del mio libro di arte la guardavo stregato, chiedendomi che suono avesse quel grido. Mi sarebbe piaciuto riuscire a sentirlo. Chissà in quanti lo hanno immaginato. Oggi sono qui, e riguardandolo in questi giorni riesco a sentire una voce: la mia”.

Giorgia, dal greco "colei che coltiva la terra". Lavorando nel sociale esprimo al meglio ciò che è la mia persona, anche preparare terreni fertili e coltivare legami può essere considerata una forma d’arte.