
Una donna promettente: la battaglia contro la maschilità egemone11 minuti di lettura
“Brutta sociopatica!” “Sei bellissima. Il tuo corpo è… wow.” “Ragazze come quella si mettono in pericolo. Se non sta attenta qualcuno si approfitterà di lei.” “Stai tranquilla, sei al sicuro.” “Guardatela. Sta proprio andando a cercarsela.”
Queste sono solo alcune delle frasi spiacevoli che vengono rivolte a Cassie (Carey Mulligan), protagonista di Una donna promettente (titolo originale: Promising Young Woman), il revenge thriller scritto e diretto da Emerald Fennel (showrunner della seconda stagione di Killing Eve, attrice di The Crown), presentato al Sundance Film Festival 2020 e distribuito da Focus Features. L’uscita del film nelle sale italiane, prevista per il 13 maggio 2021, è stata rinviata al 24 giugno 2021 in seguito ad uno spiacevole incidente di doppiaggio: il personaggio di Laverne Cox, affermata attrice transgender, era stato doppiato da un uomo, Roberto Pedicini.
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Una promessa per la vita

Una donna promettente racconta la storia di Cassie, una giovane donna, la cui – per l’appunto – promettente carriera in medicina è stata interrotta da un evento tragico. Sette anni prima degli eventi inscenati, durante una festa del college, tra gli schiamazzi e l’approvazione dei suoi compagni, Al Monroe (Chris Lowell), il classico jock americano, privilegiato e popolare, stuprò ripetutamente Nina Fisher, compagna di corso nonché migliore amica di Cassie, mentre era priva di sensi per una brutta sbronza.
A eccezione di Cassie, nessuno credette alla versione di Nina, che, caduta in depressione, si suicidò. Emotivamente distrutta, Cassie finì con l’abbandonare gli studi. Ormai trentenne, Cassie vive ancora coi genitori, Stanley e Susan Thomas (Clancy Brown e Jennifer Coolidge) e si mantiene grazie a un mediocre lavoro da barista presso un colorato caffè della zona, rallegrato ulteriormente dalla manager e amica Gail (Laverne Cox).

Tuttavia, la vita di Cassie non è così tranquilla come sembra. Al pari di una supereroina Marvel, Cassie ha una seconda vita, con una precisa missione da compiere. Gli eventi del suo passato l’hanno resa un’anticonvenzionale paladina delle donne, per le donne: ogni fine settimana, vestita in modo provocante, Cassie si reca in un bar e si finge ubriaca, talmente ubriaca da non reggersi in piedi, finché un uomo inevitabilmente si offre di “aiutarla”, conducendola nel suo appartamento con la malcelata intenzione di approfittarsi di lei. A quel punto, lei rivela la sua perfetta sobrietà, spaventando il malcapitato per indurlo a rivalutare radicalmente i suoi futuri approcci alle donne.
Angelo della Vendetta
La vita di Cassie procede in questo modo, finché un giorno si ritrova faccia a faccia con un cliente inaspettato, Ryan Cooper (Bo Burnham), un suo ex compagno di facoltà, diventato nel frattempo chirurgo pediatrico. Fin dal loro primo incontro, Ryan sembra molto diverso dagli uomini che approcciano Cassie durante le sue spedizioni punitive nei fine settimana. È garbato, rispettoso e comprensivo. Dopo un paio di appuntamenti, Ryan rivela a Cassie una notizia tanto scioccante quanto fondamentale: Al Monroe, lo stupratore di Nina, è in città e sta per sposarsi. Cassie intraprende, quindi, una nuova missione: vendicarsi di coloro che hanno contribuito al suicidio di Nina.
Inizia così un brillante percorso di vendetta che parte da Madison McPhee (Alison Brie), anche lei un’ex compagna di college, colpevole di non aver supportato la versione di Nina, pur essendo stata presente al momento della violenza. Cassie regola poi i conti con il rettore Elizabeth Walker (Connie Britton), colpevole di aver creduto ciecamente alla versione di Al per non rovinare la sua buona fama, e con l’avvocato che aiutò ad insabbiare le prove a favore delle accuse rivoltegli.

Nel frattempo, la storia d’amore tra Cassie e Ryan continua a sbocciare. Tuttavia, la verità, per quanto terribile, non tarda mai ad arrivare: Madison consegna a Cassie il suo vecchio BlackBerry, contente un video di quella tragica sera che era stato fatto girare tra tutti gli studenti. Autore del filmato, Ryan in persona. Dopo aver estorto da Ryan l’indirizzo della festa di addio al celibato di Al, Cassie si prepara per l’ultima tappa della sua missione.
La fase finale

Giunta alla festa travestita da infermiera sexy, dopo aver convinto il festeggiato a farsi ammanettare al letto, Cassie si prepara a ferirlo con un bisturi, con l’intenzione di incidergli il nome dell’amica defunta sul petto, quando Al riesce a liberarsi e finisce col soffocarla con un cuscino. Il giorno dopo, prima delle nozze, un suo amico lo aiuta a nascondere e bruciare il corpo. Poco più tardi, quando le promesse sono state scambiate all’altare e il sacrifico di Cassie sembra invano, il piano della protagonista giunge finalmente a compimento: una raccomandata programmata, indirizzata all’avvocato pentito, fornisce alla polizia prove schiaccianti dell’omicidio di Cassie e della violenza perpetrata su Nina, incriminando definitivamente Al.
It’s a Man’s Man’s Man’s World
Uno dei temi meglio rappresentati in Una donna promettente è l’inalienabile presenza del patriarcato nel mondo moderno e il conseguente privilegio che questo sistema sociale assicura ad una specifica fetta di popolazione: la società contemporanea è fatta ad immagine e somiglianza dell’uomo bianco eterosessuale, detentore del massimo potere. Tutti gli altri sono minoranze. Altro non è che il concetto di “maschilità egemone”, brillantemente espresso da Silvia Semenzin e Lucia Bainotti nel loro libro Donne tutte puttane. Revenge porn e maschilità egemone.
È la maschilità egemone interiorizzata che induce Madison a svelarsi in queste battute a dir poco raccapriccianti:
– Io non so perché sei arrabbiata con me. Non sono certo l’unica che non ci ha creduto. Se si ha la reputazione di andare a letto con tutti, la gente non ti crede quando dici che ti è successo qualcosa. Insomma, è come gridare al lupo.
– Credevi che gridasse al lupo?
– Non faccio io le regole! Se ti ubriachi in quel modo, può succedere. Non puoi sbronzarti sempre così e aspettarti che tutti ti diano ragione se fai sesso con uno con cui non vuoi farlo.
Dialogo fra Cassie e Madison
Ed è ancora la maschilità egemone che ha indotto il rettore Elizabeth Walker a propendere per la versione di Al, il golden boy della Forrest University, perché: “Che cosa vorrebbe che facessi? Dovrei rovinare la vita di un ragazzo ogni volta che ricevo un’accusa del genere?”.
Il sacrificio finale di Cassie sembra porre fine alla questione, almeno per quanto riguarda Al Monroe. Ma basta guardarsi intorno, fuori dalle sale cinematografiche, per strada, negli uffici e nelle case, nei bar e al supermercato, per rendersi conto che la lotta contro il privilegio dell’uomo bianco eterosessuale è ancora lunga.
L’incontro tra pop, indie e classico



Scenografia, colonna sonora, costumi. In Una donna promettente tutti questi elementi si intersecano perfettamente, dando forma ad un vero e proprio simbolismo. Michael Perry, il production designer, si è detto entusiasta di lavorare con Emerald Fennell per via della libertà espressiva concessagli dalla regista. Il gusto per l’estetica permea ogni singolo angolo del set, dal caffè hipster multicolore, al diner dai toni pastello, alla casa dei genitori di Cassie, dove gli arredi antiquati simboleggiano il tempo rimasto bloccato, la vita di Cassie che non scorre più dalla morte di Nina.

La scelta dei costumi è fondamentale tanto quanto quella della scenografia. La duplice natura del personaggio di Cassie si evidenzia proprio nella discrepanza tra i costumi deliziosamente femminili, innocenti, dai tenui toni pastello che usa nella sua semplice quotidianità da barista e quelli da predatrice, stravaganti e creativi, che indossa nei fine settimana. Per il suo gusto impeccabile, la costume designer Nancy Steiner (Il giardino delle vergini suicide e Twin Peaks) ha vinto il Costume Designer’s Guild Award for Excellence in Contemporary Film.

Si sa, un grande film è sempre accompagnato da un altrettanto grande colonna sonora. In Una donna promettente, la musica è variegata tanto quanto lo sono gli stati emotivi della protagonista. Si spazia dal pop zuccheroso di Stars Are Blind di Paris Hilton, al grande classico Something Wonderful de Il re ed io (1951), passando attraverso un’elettrizzante rivisitazione in chiave thriller dell’iconica Toxic di Britney Spears, fino a giungere al Tristan und Isolde di Richard Wagner.
Nuova Redentrice dell’Umanità
La missione vendicativa di Cassie ha un carattere pseudo-sacrale, come risulta evidente dalle inquadrature che proponiamo qui di seguito:


Con le braccia sollevate come una crocifissa e il capo circondato da un’aureola che infonde un’aura di santità alla sua figura, Cassie assurge a Nuova Redentrice dell’Umanità, sacrificandosi per i peccati commessi dagli uomini. La domanda sorge spontanea: la sua vita non è forse un sacrificio troppo grande?
Pensiamo alla straziante scena del soffocamento, un long take di due minuti e mezzo – il tempo realmente necessario a soffocare un essere umano. È una ripresa agghiacciante, soprattutto perché priva di suono, ad eccezione dei gemiti soffocati della protagonista e il suo respiro progressivamente più fievole. Poi il silenzio. Lo abbiamo già detto: alla fine, grazie a un astuto sistema di messaggi programmati, giustizia viene finalmente fatta. Ma a quale prezzo?
Nessuno metterebbe in dubbio il valore morale del sacrificio di Cassie. Un vero e proprio martirio, come dimostra la correlazione tra la figura di Cassie e l’iconografia religiosa. Per di più, si potrebbe argomentare che la vita della protagonista fosse di fatto terminata col suicidio della sua migliore amica. Un’ingiustizia talmente insopportabile da averle fatto perdere la voglia di vivere.
Un sacrificio significativo ed evitabile
Tuttavia, la morte rimane la più definitiva delle soluzioni. Il soffocamento finale inevitabilmente delude, perché corrisponde, di fatto, alla legge del più forte. Legge che vede, ancora una volta, l’uomo in vantaggio rispetto alla donna. Non esiste piano saggiamente architettato che regga. In termini di forza bruta, l’uomo rimane imbattuto, e per questo (unico) motivo vince sulla donna. Optare per uno scontro finale basato sulla forza fisica e chiuderlo in questo modo ci sembra un ingiustificato passo indietro rispetto al lungo processo di liberazione che le donne continuano ad affrontare a partire dagli anni ’60 del secolo scorso.
Le vite di due donne per fare giustizia su un singolo uomo. Lascia l’amaro in bocca. Compiuta la sua missione, Cassie avrebbe potuto ricominciare a vivere. Forse avrebbe ritrovato la motivazione per studiare, oppure avrebbe aperto un centro di accoglienza per donne nella stessa situazione di Nina, adempiendo in modo universale al suo ruolo di Angelo della Vendetta. Naturalmente non lo sapremo mai, e comprendiamo la scelta della regista. È solo che, a conclusione di un film talmente brillante, avremmo preferito un messaggio di maggior speranza per la condizione delle donne in un mondo tragicamente fatto per gli uomini.

