
Un anno, una notte, ricominciare a vivere da sopravvissuti a una strage2 minuti di lettura
Il 13 novembre 2015 la città di Parigi è sconvolta da attacchi terroristici che prendono di mira diversi punti della città. Tra questi il Bataclan, una delle più importanti sale concerto della capitale francese. Quella sera, nel mezzo del concerto degli americani Eagles of Death Metal, un commando di terroristi fa irruzione sparando a tutto spiano sula folla. Moriranno 130 persone, più di 200 i feriti.
Una tragedia che sette anni dopo viene raccontata attraverso gli occhi di due sopravvissuti nel film Un anno, una notte, del regista Isaki Lacuesta, in uscita in Italia il 10 novembre e distribuito da Academy Two.
Reagire, ma come?

Presentato in concorso alla 72esima edizione del Festival di Berlino e tratto dal romanzo Paz, amor y death metal di Ramòn Gonzàlez, sopravvissuto al massacro insieme alla sua fidanzata, il lungometraggio è il racconto del day after, la vita che ricomincia di due sopravvissuti, in questo caso i due giovani Ramon e Celine.
Ricominciare non è facile: lui ha attacchi di panico, cambia vita, lavoro, ha paura degli spazi grandi. Lei, invece, sembra aver assorbito meglio il colpo. Non dice a nessuno di essere scampata agli attacchi, proseguendo il suo lavoro da assistente sociale come se nulla fosse successo. Ma quanto potrà durare? I diversi stati d’animo dei due giovani sapranno convivere o finiranno per scontrarsi?
Un racconto intimo a sette anni dalla strage del Bataclan
Un anno, una notte è un film sulle conseguenze dei traumi vissuti. Una sfida quotidiana tra il ricordo drammatico di un episodio crudele e la voglia di ritornare alla vita e di guardarla con occhi nuovi. I due protagonisti (gli ottimi Nahuel Perez Biscayart e Noemie Merlant) vivranno sul filo delle emozioni i giorni che verranno, cercando di ridefinire il rapporto con se stessi e il mondo circostante.
La regia di Lacuesta è sapiente nel raccontare gli stati d’animo dei due ragazzi con delicatezza e discrezione, senza dare spazio a sensazionalismi e alla fredda cronaca di quella maledetta serata. “L’obiettivo mio e di Gonzalez – ha dichiarato il regista del film – è stato di permettere allo spettatore di identificarsi con le esperienze di Ramon e Celine e attraverso di loro sviluppare un’abilità di rivivere e riflettere su questi eventi, cruciali per capire il mondo in cui viviamo. Ma il film è anche un invito rivolto agli spettatori a chiedersi: viviamo davvero la vita che vorremmo?”

