
Ukiyo-e, Hiroshige e Van Gogh: il lungo filo del Japonisme8 minuti di lettura
Quando, nel 1854, dopo un lunghissimo periodo di isolamento, i porti giapponesi vengono riaperti al commercio con le nazioni occidentali, iniziano a circolare in Europa anche opere d’arte, soprattutto stampe Ukiyo-e che arrivano in massa.
Il successo è enorme e in breve tempo collezionisti e artisti fanno a gara per entrarne in possesso, dando vita a un vero e proprio fenomeno culturale: il Japonisme o Giapponismo. Il termine viene coniato nel 1872 da Philippe Burty per indicare l’influenza che l’arte del Sol Levante stava esercitando sugli artisti occidentali. In particolare in Francia Monet, Manet, Cézanne e Degas scoprono nelle stampe giapponesi un nuovo modo di fare pittura e la possibilità di allontanarsi dagli ormai troppo rigidi canoni delle accademie artistiche.
«Tutto il mio lavoro è in qualche modo basato sull’arte giapponese»
Vincent Van Gogh
Occidente e Oriente
Prima di proseguire è necessario fare alcune precisazioni: nell’800 le stampe Ukiyo-e furono apprezzate per i colori brillanti, le inquadrature, i disegni e i soggetti inediti; tuttavia l’Occidente ne formulò un’interpretazione alquanto lontana dalla realtà. Considerate la massima espressione della produzione artistica giapponese e viste come opere raffinate, nel paese di origine esse erano una forma d’arte popolare, nate per accontentare i gusti dei mercanti – classe sociale ricca ma che occupava un posto basso nella gerarchia sociale.
Un’ulteriore questione da prendere in considerazione è il modo attuale di concepire le Ukiyo-e: esse sono la prima, e spesso unica, cosa che viene in mente quando si parla di arte giapponese e questa associazione viene continuamente rinforzata dalle innumerevoli mostre proposte nei musei italiani, dai servizi e dagli articoli dedicati al tema.
Il problema, sia chiaro, non è parlare di questo fenomeno artistico – anche questo articolo lo fa – ma bisogna tenere a mente che esso non rappresenta l’intera tradizione artistica del Giappone. Inoltre, lo stesso concetto di arte nel Paese del Sol Levante – per lo meno all’epoca di fioritura delle Ukiyo-e – era alquanto diverso da quello occidentale, molto più vicino all’artigianato, perciò facevano parte della produzione artistica non solo i dipinti ma anche oggetti di uso quotidiano come le ceramiche, i paraventi, gli oggetti laccati, i tessuti e persino certe pratiche quali l’ikebana e la cerimonia del tè.
Ukiyo-e: le origini
Tornando alle stampe Ukiyo-e, sebbene la loro fama esplode solo nel XIX secolo, esse nascono intorno al XVII secolo e proprio a quel periodo risale la prima definizione, data da Asai Ryōi nei Racconti del mondo fluttuante (pubblicati a Kyoto verso il 1661-65):
«Vivere momento per momento, dedicarsi interamente alla contemplazione della luna, della neve, del fiore di ciliegio e della foglia d’acero; cantare canzoni, bere saké, distrarsi limitandosi a lasciarsi galleggiare, galleggiare… come una zucca sul fiume: questo io chiamo il mondo fluttuante [ukiyo]…»
Ukiyo-e significa appunto immagini del mondo fluttuante e si riferisce alla nuova, vivace e impetuosa cultura della classe mercantile che anima e dà impulso allo sviluppo delle grandi città – prima fra tutte Edo, la moderna Tokyo – durante il periodo Edo (1603-1867).
Temi: le stagioni e la città
È interessante notare l’elenco e la natura dei piaceri che Asai Ryōi propone: piaceri effimeri ma comunque ricchi di bellezza, in completa armonia con la concezione estetica del mono no aware, espressione che può essere tradotta con “emozione”, “commozione” e che si esprime in una fortissima compartecipazione emotiva alla bellezza della natura unita alla consapevolezza della sua transitorietà e di quella della vita umana, provocando perciò nostalgia.
Inoltre, con le immagini di luna, neve, fiori di ciliegio e foglie d’acero egli decreta già il ruolo centrale che le stagioni (simbolo del mutamento e del rinnovarsi eterno della natura) assumeranno nella produzione di Ukiyo-e. La natura, dunque, è uno dei soggetti più amati dagli artisti del Mondo fluttuante, ma non è di certo l’unico.

Come accennato in precedenza, questa forma d’arte nasce come risposta al gusto e alle richieste dei mercanti e si sviluppa parallelamente all’espansione urbana di Tokyo. La città, scelta come nuova capitale dai Tokugawa, cresce per dimensioni e numero di abitanti: si costruiscono nuovi edifici, nascono nuovi servizi e intrattenimenti, il commercio fiorisce e le vie di comunicazione in tutto il paese vengono migliorate. E sono proprio questi i soggetti iniziali delle stampe, ovvero i quartieri di intrattenimento con i lottatori di sumo, le cortigiane, le geishe e gli attori del teatro kabuki; solo in seguito diverranno popolari le stampe a tema satirico-parodistico, leggendario-mitologico e naturalistico, con paesaggi e luoghi celebri del paese (ad esempio Le trentasei vedute del monte Fuji di Hokusai o Le cinquantatré stazioni di posta del Tōkaidō e Le cento vedute di luoghi celebri di Edo di Hiroshige).
Ukiyo-e: produzione e diffusione

La considerevole diffusione delle stampe, prima in Giappone e poi in Europa, è dovuta anche alla tecnica di realizzazione di queste ultime. Esse sono prodotte in serie e sono il risultato del lavoro di più persone. L’artista traccia il disegno su carta sottilissima, che poi passa all’intagliatore il quale lo incolla su una matrice di legno e intaglia le parti che non vanno inchiostrate lasciando in rilievo solo le linee di contorno. Una volta effettuata una prima stampa solo con i contorni il pittore indica i colori e l’intensità da usare per ottenere un’immagine policroma. A questo punto lo stampatore imprime tante copie quanti sono i colori da usare e l’intagliatore produce una matrice per ogni colore. La stampa finale si ottiene applicando un foglio su ogni matrice, precedentemente inchiostrata, partendo dal nero fino ai colori più chiari.
La produzione di Ukiyo-e, comunque, raggiunge il suo apice negli anni 30 dell’800 ed è questo il periodo in cui vengono realizzate le serie più importanti dei maestri del Mondo fluttuante: Kuniyoshi, Hokusai e Hiroshige.
Hiroshige e Van Gogh
Hiroshige
Utagawa Hiroshige (Edo, 1797 – 1858) si forma alla scuola Utagawa nella produzione di stampe raffiguranti attori e beltà, deve tuttavia il suo successo alle suo opere che illustrano soggetti naturali – fiori e animali – e vedute paesaggistiche.
I suoi lavori sono caratterizzati dalla ricerca di un punto di vista sempre particolare e alternativo, che riesca a esaltare al meglio la bellezza di un paesaggio o la vivacità delle attività umane. Anche per questo motivo egli preferisce il formato verticale, più efficace nella resa prospettica.
La costruzione della tela è assolutamente innovativa, Hiroshige sfrutta la sovrapposizione per strati dell’immagine per creare un equilibrio tra pieni e vuoti; disegna immagini enormi e mai mostrate per intero in primo piano e lascia sullo sfondo tutti gli altri elementi di dimensioni ridotte, utilizzando espedienti quasi illusionistici.
Van Gogh e il Japonisme
Van Gogh scopre l’arte delle Ukiyo-e in ritardo rispetto ai colleghi francesi dal momento che in Olanda gli studi sull’arte giapponese non si erano ancora sviluppati; l’incontro avviene proprio in occasione del soggiorno parigino (avvenuto dal 1886 al 1888) e costituisce la spinta per modificare la sua arte.
Da quel momento il pittore olandese realizza numerosissime opere, tra dipinti e disegni, influenzate dallo stile giapponese. Al 1887 risalgono Frutteto in fiore, Cortigiana e Ponte sotto la pioggia; tutte e tre le opere riprendono scene o soggetti di stampe Ukiyo-e. Dello stesso anno è anche il Ritratto di Père Tanguy in cui Van Gogh cita direttamente alcune opere, per la maggior parte stampe di Hiroshige, riportandole come sfondo del ritratto.
Vincent Van Gogh, Père Tanguy, 1888, Musée Rodin, Parigi Vincent Van Gogh, Susino in fiore (dopo Hiroshige), 1887, Van Gogh Museum, Amsterdam Vincent Van Gogh, Ponte sotto la pioggia, 1887, Van Gogh Museum, Amsterdam
L’interesse di Van Gogh per Hiroshige è ancora più evidente in altre due opere, che egli copia quasi fedelmente da altrettante stampe del maestro giapponese: Ponte sotto la pioggia (da Hiroshige) e Susino in fiore.
In questi dipinti l’olandese sperimenta sotto molteplici punti di vista: innanzitutto la linea grafica e il segno, che inserisce come calligrafia nelle cornici, poi la stesura piatta del colore, che utilizza con tonalità brillanti e in forte contrasto tra loro, e infine la composizione.

