
Addio a Tom Verlaine, il poeta del rock è tornato sulla sua luna4 minuti di lettura
Un’altra preghiera in gennaio, un altro addio nel mondo della musica che fa male, molto male. Se n’è andato Tom Verlaine, cantante, chitarrista e fondatore dei Television, una delle band più influenti del rock. Aveva compito 73 anni solo un mese fa. Ad annunciare la sua scomparsa è stata Jesse Paris Smith, figlia di Patti Smith, sui social, scrivendo che è morto “dopo una breve malattia”.
Nato come Thomas Miller si appassionerà alla musica grazie al free jazz di John Coltrane. Da lì imparerà a suonare il sax e, una volta scoperto Bob Dylan, comincerà a strimpellare la chitarra componendo i primi brani. Ma non è solo la musica a riempire le giornate del giovane Thomas: un’altra sua passione è la poesia, soprattutto quella simbolista francese. Deciderà di cambiare il suo nome in Tom Verlaine, in onore di uno dei massimi esponenti della poetica transalpina “maledetta”.
La sua avventura musicale comincia nel 1971 con la fondazione dei Neon Boys insieme al bassista Richard Hell (l’autore di Blank Generation, uno dei più noti inni punk). Il progetto dura solo un anno ma nel 1973, insieme allo stesso Hell, al chitarrista Richard Lloyd e al batterista Billy Ficca crea i Television.
Hell se ne va poco dopo, sostituito da Fred Smith dei Blondie. E proprio con il gruppo di Debbie Harry sarà tra gli animatori del CBGB di New York. Più di un locale, un vero e proprio laboratorio su palco che ha dato vita a una delle scene sonore più forti degli anni ’70.

“Il suono della chitarra di Tom Verlaine è come l’urlo di migliaia di uccellini azzurri“
(Patti Smith)
Già si capisce dalle prime esibizioni newyorkesi che i Television sono un gruppo di qualità e diverso dagli altri. Le chitarre di Verlaine e Lloyd dialogano acide, ipnotiche. Gli assoli di Tom sono dissonanti, “particolarmente strani”, qualcosa mai sentito prima. Patti Smith, una cantante che guida una band che porta il suo nome, rimane folgorata da quella band, ogni tanto sale sul palco con loro.
È affascinata dall’aura maledetta di Tom e dal suo trattare la chitarra in modo così anticonvenzionale. Se ne innamora. Faranno coppia fissa per alcuni anni nella vita e nell’arte. Intanto nel 1976 la Elektra Records si accorge dei Television proprio al CBGB. Il contratto è pronto, i tempi per registrare un album sono maturi, bisogna solo entrare in sala di registrazione.
Non lo sanno ancora, ma i quattro di New York stanno dando vita a un capolavoro, quello che sarà il manifesto del nuovo rock: Marquee Moon. Figlio della lezione musicale dei Velvet Underground, il disco è una raccolta di canzoni complesse ma dal forte impatto, specchio della nevrosi e decadenza metropolitana.
A differenza dei testi corrosivi di “papà” Lou Reed, quelli di Verlaine risentono del suo grande amore letterario, corroborati da riff qui blues, lì boogie che finiscono inesorabilmente in lunghi assoli psichedelici, a tratti orientaleggianti. Le curve che prendono le sue note sono imprevedibili, sinusoidi impazzite da vertigine. I fraseggi tra Verlaine e Lloyd sono dialoghi a sei corde tra i più precisi che la storia del rock ricordi.
Il disco riceve il plauso della critica. In America non vende molto (come successe ai VU) ma in Inghilterra ha un buon riscontro di pubblico (come non successe ai VU). Dopo un altro album, Adventure, molto più morbido negli arrangiamenti ma comunque notevole (A Dream’s Dream è una delle migliori composizioni di Verlaine) il gruppo, un po’ a sorpresa, si scioglie. Tom Verlaine comincerà una carriera solista ricca di album. Non venderanno molto ma avranno sempre il beneplacito della critica specializzata. Poi nel 1992 la reunion con i suoi vecchi amici con cui inciderà l’omonimo album nel 1993.
Diversi colleghi hanno commentato la notizia della sua dipartita. Michael Stipe ha scritto sui social: “Ho perso un eroe, Dio ti benedica Tom Verlaine per la tua musica, i tuoi testi, la tua voce!“, “Pace e amore caro Tom” ha twittato Susanna Hoffs delle Bangles. Cat Power ha postato una foto di Verlaine insieme a Thurstone Moore dei Sonic Youth in una libreria di New York che spesso frequentavano, rammaricandosi di non poterlo più incontrare lì, mentre Stuart Braithwaite dei Mogwai si è detto “devastato dalla notizia”.
Colleghi e amici che tanto devono alla poetica e al suono di Tom Verlaine. Un musicista che ha fatto da padre artistico a una miriade di gruppi che da ieri sono un po’ più soli ma ricchi delle sue splendide intuizioni musicali. Ci mancherà tanto, davvero.

