
The Suicide Squad: James Gunn ribalta gli schemi del cinecomics5 minuti di lettura
Il 5 agosto 2021 è uscito in tutte le sale l’attesissimo film Suicide Squad: Missione Suicida, diretto da James Gunn, già visto alle prese con il mondo dei supereroi nei due fortunatissimi capitoli di Guardiani della Galassia per la “rivale” Marvel.
Il team di super cattivi di casa DC Comics torna per la seconda volta sul grande schermo dopo il flop assoluto del 2016 sotto la regia poco illuminata di David Ayer. Questa volta Warner Bros., forse colta da disperazione, ha lasciato al regista carta bianca, regalandoci la pellicola più folle e divertente degli ultimi anni.
The Suicide Squad è lucida follia

Ph credis: Jessica Miglio/™ & © DC Comics
Se vi chiedessero di formare una squadra di supercattivi DC, quali scegliereste? Di sicuro non personaggi come Polka Dot Man o la donnola spelacchiata Weasel e il biondissimo Savant. James Gunn lo fa.
La sua squadra è formata da veri reietti, personaggi finiti nel dimenticatoio delle case editrici o apparsi per poche strisce nelle pagine dei fumetti, di cui il regista è un profondo conoscitore. La sgangherata squadra di assassini viene così rilasciata sull’isola di Corto Maltese, su ordine della spietata Amanda Waller, già conosciuta nel primo film.
Il gruppo dovrà entrare a Jotunheim, una torre fortificata dove il governo del paese sta portando avanti un misterioso esperimento chiamato “Starfish”. A capo di questo progetto c’è Thinker, l’emblema dello scienziato pazzo interpretato da un grandioso Peter Capaldi.
La Suicide Squad arriverà alla meta con metodi decisamente poco convenzionali grazie alle capacità di Peacemaker (John Cena), Bloodsport (Idris Elba), al potere piuttosto disgustoso di Ratcatcher II (Daniela Melchior), all’ibrido umano-squalo King Shark (con la voce e le fattezze di Sylvester Stallone) e ovviamente grazie alla follia omicida di Harley Quinn, i cui panni saranno vestiti per la terza volta da Margot Robbie.
La scelta dei personaggi in scena, il montaggio e le soluzioni registiche mostrano la lucida follia di James Gunn, che si diverte e gioca come farebbe un bambino con i suoi eroi preferiti, gettandoli in avventure assurde senza forzature e senza voglia di piacere per forza tramite trucchetti e frasi a effetto.
The Suicide Squad incolla lo spettatore alla sedia senza espedienti faciloni o maestosi effetti in CG (anche se non mancano, ovviamente): la vera forza del film sta nel godersi cosa faranno i personaggi, figure instabili e perennemente sull’orlo di compiere solenni idiozie o manovre da veri supereroi.
James Gunn mette in scena dei veri cattivi

Ph credits: Warner Bros. Pictures/™ & © DC Comics
Nel 2016 il Suicide Squad di Ayer ha presentato una squadra debole, priva di intenti e poco interessante, che per mantenere viva l’illusione di essere a tutti gli effetti un team composto da antagonisti andava ripetendo allo stremo di essere “cattiva”, mentre il peggio che gli abbiamo visto fare è stato rubare borsette dalle vetrine.
La Suicide Squad di James Gunn non vuole piacere allo spettatore o convincerlo delle proprie motivazioni: uccide senza farsi troppe domande, scavalca i cadaveri dei compagni se necessario e non è interessata ad affrontare alcun percorso formativo di crescita.
The Suicide Squad: Missione suicida insegna al mondo dei supereori al cinema a non prendersi troppo sul serio, svelando l’elefante nella stanza, specialmente in casa DC. I personaggi non sono più figure sofferte e dannate con backstories lacrimevoli; sono dei rifiuti della società senza nulla da perdere e lo dimostrano nei dialoghi, nelle azioni e nelle intenzioni, risultando credibili e simpatici allo spettatore.
Il trailer ci aveva preparati a una comicità sboccata e forse un po’ facilona, ma a far scoppiare a ridere la sala sono le situazioni nonsense, le battute sagaci e il black humor di cui la pellicola è impregnata. Certo, non mancano i momenti di riflessione e approfondimento dei personaggi in chiave drammatica, ma non sono situazioni forzate, anzi aiutano lo spettatore a empatizzare maggiormente con i membri della squadra, svelati pian piano nel corso del film.
L’esempio più lampante è proprio Harley Quinn: il personaggio è stato visto dal pubblico già due volte, nel primo Suicide Squad e in Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn del 2020. In nessuno dei due film però la sua figura viene approfondita, lasciandoci l’immagine vuota e priva di spessore del clown sexy e colorato. Finalmente, per tutti gli amanti del personaggio creato da Paul Dini e Bruce Timm, Harley conquista una vera personalità, fedele a sé stessa e soprattutto credibile.
Un film corale

Ph credits: Courtesy of Warner Bros. Pictures/™ & © DC Comics
Quest’ultima è proprio la parola giusta per descrivere The Suicide Squad: Missione suicida: un film corale, dove ogni personaggio riveste la stessa importanza strategica e umana. James Gunn riscrive le regole del cinecomics portando sullo schermo dei cattivi che non sono anti-eroi: sono veri cattivi, ribaltando la moda recente della redenzione del villain, da Cruella a Joker fino, appunto, ad Harley Quinn.
Non ultimo, il film mette in scena una vera critica sociale, senza la necessità di infarcire una pellicola divertente di morali da libro Cuore: a salvare la situazione sono delle persone ai margini della società, schifate persino dai fumettisti che le hanno create, in un contesto che ricorda fin troppo da vicino il modus operandi della politica estera americana: destabilizzare paesi più fragili per i propri scopi e andarsene.
In estrema sintesi, James Gunn si prende la libertà che Warner gli ha concesso e la modella trasformandola nel suo film più riuscito, in cui sintetizza tutta la sua poetica, dallo splatter alla black comedy fino alla satira sociale. Un film che darà sicuramente uno schiaffo al panorama del cinecomics come lo conosciamo.

