
The Producers, l’incredibile esordio al cinema di Gene Wilder4 minuti di lettura
Strappare risate è un’arte e Gene Wilder, pseudonimo di Jerome Silberman, in questo è stato un maestro. Occhi azzurri, una cascata di riccioli biondi e sorriso gentile, il suo volto è stato protagonista di tante commedie spassose degli anni ‘70 e ‘80.
Da Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere a Mezzogiorno e mezzo di fuoco fino a Nessuno ci può fermare, l’attore è stato diretto tra gli altri da Woody Allen, Sidney Poitier e Mel Brooks, con il quale strinse un vero e proprio sodalizio artistico.
Ma il suo nome d’arte, ispirato al drammaturgo Thornton Wilder e al personaggio di Eugene Gant del libro “Angelo, guarda il passato“, nell’immaginario collettivo è immediatamente associato ai film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato e al mitico Frankenstein Junior, che in Italia ha letteralmente sbancato.

Gene Wilder è stato regista, sceneggiatore e scrittore. Formatosi come attore drammatico all’Actors Studio di New York, amava la comicità intrisa di tristezza, quella che sapeva farti ridere e un istante dopo piangere. In un’intervista dichiarò che il suo idolo era Charlie Chaplin, che riusciva ad essere buffo e triste quasi contemporaneamente. A 17 anni rimase impressionato dalla visione di Luci della città, che considerava uno dei più bei film della storia del cinema.
Gene Wilder in The Producers (Per favore, non toccate le vecchiette): strepitoso talento comico

The Producers (1967) segnò il debutto di Mel Brooks nelle vesti di regista e sceneggiatore, nonché l’esordio di Gene Wilder sul grande schermo, preceduto da una piccola apparizione in Gangster Story di Arthur Penn. I due si conobbero grazie a Anne Bancroft, allora fidanzata di Brooks ed impegnata con il collega Wilder nello spettacolo teatrale Madre Coraggio e i suoi figli di Brecht.
All’attore venne affidato il ruolo di un timido e nervoso contabile, Leo Bloom, che con l’impresario fallito di Broadway Max Bialystock, interpretato da Zero Mostel, tenterà di mettere in scena un flop spettacolare ma decisamente redditizio, almeno sulla carta. Per costruire un fiasco perfetto l’improvvisata coppia di produttori selezionerà il peggior copione di sempre, “Primavera di Hitler”, affidandolo alla direzione di un regista scadente.
Con questa interpretazione Gene Wilder convinse al primo colpo, tanto da guadagnare una nomination come miglior attore non protagonista. La pellicola, che in italiano uscì con l’assurdo titolo “Per favore, non toccate le vecchiette”, mise in luce il suo talento nella recitazione e la sua naturale comicità. Wilder non vinse, ma il film si aggiudicò l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
L’isteria del contabile Gene Wilder
Pochi attori avrebbero saputo interpretare meglio di Gene Wilder la scena isterica della copertina blu del film The Producers, che trovate in questo video.
“I’m sorry. I don’t like people touching my blue blanket. It’s not important. It’s a minor compulsion. I can deal with it if I want to. It’s just that I’ve had it since I was a baby, and I find it very comforting.”
L’ispirazione per girare la sequenza nacque da un aneddoto che lo stesso interprete statunitense raccontò nel libro di memorie Kiss Me Like A Stranger: My Search For Love and Art. Un giorno a Central Park, la sua cagnolina Julie si fece male nel tentativo di recuperare una pallina:
“Sono corso a prenderla e quando ho raggiunto lo stagno, ho visto Julie zoppicare sul cemento freddo mentre cercava di camminare verso di me. Ora [filmando la scena dell’isteria] ho fatto un ricordo sensoriale. Ho immaginato che fosse Julie che stavo tenendo in mano – non una coperta blu – e stavo strofinando la guancia contro la sua pelliccia riccia, sentendola e annusandola. E poi Zero Mostel l’ha afferrata dalle mie braccia e stava per buttarla via e sono impazzito.”

