
The Prestige: la verità è un inganno3 minuti di lettura
Nella primavera del 2021 Sky Cinema dà una bella spolverata, ritrasmettendo The Prestige, tratto dal romanzo di Christopher Priest (1995).
Ed è proprio con la frase introduttiva che si apre il film forse più sottovalutato di Christopher Nolan , mostrando fin da subito un’anticipazione dei fatti che avverranno in futuro.
Durante la visione si assiste, infatti, a un continuo intrecciarsi di flashback e flashforward che porteranno a un’avvincente costruzione del racconto.
Ma facciamo un passo indietro: Inghilterra, precisamente Londra, fine ‘800. Due illusionisti: Robert Angier, abile a portare la magia sul palco e a intrattenere il pubblico; Alfred Borden, la mente geniale dietro ai trucchi.
La seconda Rivoluzione Industriale porta all’instaurarsi di uno stretto rapporto tra scienza, tecnologia e industria, ed è proprio la scienza, legata alla magia, a congiungere i due protagonisti. Nel bene e nel male.

“Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti. La prima parte è chiamata la promessa: l’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario. Il secondo atto è chiamato la svolta: l’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario.
Tutto si concentra su un’amicizia, ben presto destinata, però, a trasformarsi in un terribile antagonismo che porterà i due maghi a cercare continuamente di prevaricare l’uno sull’altro.
Il momento di rottura avviene durante un trucco di magia, nel quale Borden ha il compito di legare la collaboratrice, e fidanzata di Angier, prima di essere inserita in una vetrina ricoperta d’acqua, in cui però rimarrà intrappolata, non riuscendo a slegarsi.
Quel nodo sarà la fine del rapporto d’amicizia e l’inizio di una guerra basata su gelosia e vendetta. Incapaci di arrestarsi fino a quando entrambi non avranno ottenuto ciò che vogliono: vincere.
La magia li acceca, portandoli quasi a vivere una propria realtà, dove gli affetti non hanno più importanza, e ogni azione è studiata e volta a scalfire il nemico.

Ora voi state cercando il segreto, ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo, voi volete essere ingannati.”
Il puzzle mancante del film
La macchina sottopone gli spettatori a essere cavie del complotto tra i due protagonisti.
Chi guarda è dipendente all’incapacità di dare una spiegazione ai fatti che intercorrono durante il film.
Si può dire che l’unica parte in cui è possibile fare un quadro chiaro della situazione è verso la fine, ma anche sul finale, poco prima dei titoli di coda, ci ritroviamo comunque ingannati.
Il film prevede che l’antagonismo tra i due rivali porti a un vincitore. Il problema è che lo spettatore non riesce a capire quale sia davvero l’illusionista uscito illeso dalle vicende.
L’imbroglio permette di tenere incollati allo schermo, e la macchina riesce a essere sempre un passo avanti allo spettatore, che pensa di aver capito, ma allo stesso tempo è consapevole che ci sia comunque qualcosa che gli sfugge. È proprio questo meccanismo a funzionare: chi guarda vuole essere ingannato.
Non vuole capire, o quantomeno non vuole capire subito, intende semplicemente ritardare il momento in cui tutti i pezzi del puzzle saranno ricostruiti.
Ma c’è il caso che con The Prestige, il puzzle resti senza un tassello.

