
Supernova: la memoria dell’amore3 minuti di lettura
Supernova (2020) è un film scritto e diretto da Harry Macqueen, con protagonisti i celebri Colin Firth (Il discorso del re) e Stanley Tucci (Il diavolo veste Prada). È uscito in Italia nel settembre del 2021, distribuito da Lucky Red. Qui di seguito la recensione di Art Shapes.
L’ultimo viaggio di Tusker

Supernova è il racconto di un viaggio, l’ultimo viaggio di Sam e Tusker, rispettivamente musicista e scrittore, prima che la demenza diagnosticata a quest’ultimo peggiori irrimediabilmente. Un viaggio al quale anche noi spettatori possiamo partecipare, semplicemente guardando: le numerose riprese dei meravigliosi paesaggi della campagna inglese, unite a delicati pezzi di musica classica, offrono un’esperienza sorprendentemente immersiva.
Il potere del silenzio
Punto forte della sceneggiatura è il fatto che, nonostante l’impatto drammatico del tema scelto, Supernova riesce a rimanere un film “soffice”, quieto e, soprattutto, per niente scontato. Sarebbe stato semplice, cadere nella tristezza proverbialmente strappalacrime dei film che parlano di malattie, campioni d’incassi ma non di originalità come Colpa delle stelle (2014) e A un metro da te (2019). Quella di Supernova è una tristezza meno spettacolare, più vera.
Qualcuno lo potrebbe definire blando, appellandosi alla scarsezza di colpi di scena e all’estrema semplicità della trama. Entrambe caratteristiche, tuttavia, evidentemente volute. Questo perché, in fin dei conti, la demenza è una questione spaventosamente semplice. Qualcosa che prima c’era viene tolta all’improvviso. E di chi ne è affetto, rimane solo silenzio.

Il silenzio è, non a caso, un protagonista d’eccezione della pellicola. Il silenzio di uno scrittore che perde progressivamente il controllo sulla sua arma più efficace, le parole, e su sé stesso. Da qui la triste metafora del diario di viaggio sempre più vuoto. Ma anche il silenzio di un innamorato che rimane attonito di fronte al terribile progetto dell’amato. No spoiler.
Ricordo quindi sono
Un uomo molto saggio una volta disse: “Non moriremo per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia.”
Tusker consola la nipotina preoccupata per le sue condizioni.
Così Tusker parla alla nipotina, in un dialogo sincero e significativo, non a caso incluso nel trailer del film, che ne racchiude perfettamente i temi principali: la difficoltà di convivere con una malattia come la demenza, per Tusker, e le sfide costanti che attendono chi, come Sam, ama una persona malata e desidera starle accanto.

Locke è stato il primo filosofo ad intuire l’esistenza di un collegamento tra ricordi e senso dell’io, che sarebbe stato successivamente ripreso nell’ambito delle più note teorie psicanalitiche. Le nostre esperienze, o meglio, i ricordi delle nostre esperienze influiscono sulle decisioni che prendiamo nella nostra vita e, di conseguenza, sul tipo di persona che diventiamo. In pillole, siamo la stessa persona che eravamo ieri per il fatto di poter ricordare ciò che proprio ieri abbiamo fatto.
Venuta meno questa continuità, come nel caso della demenza, c’è il rischio, spesso la certezza, di perdere sé stessi e la propria autonomia e di non diventare altro che un’ombra di chi che si era, senza per giunta essere in grado di ricordarlo.
“Sto diventando un passeggero. Questa cosa mi sta portando in un luogo dove non voglio andare. Voglio essere ricordato per chi sono stato e non per chi sto per diventare. È l’unica cosa che posso controllare.”
Tusker confessa a Sam le sue sensazioni.

