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Cinema

Someone, Somewhere: da due ego a un noi3 minuti di lettura

Cosa trasforma due perfetti sconosciuti in anime gemelle? Qual è il ruolo del destino nell’amore? Nel 2019, con Someone, Somewhere (titolo originale: Deux Moi) il regista e sceneggiatore Cédric Klapisch cerca di rispondere a queste e altre domande.

Sullo sfondo della Parigi contemporanea, Rémy (François Civil) e Mélanie (Ana Girardot) conducono vite parallele, percorrendo strade diverse che alla fine li condurranno nella stessa direzione. Lui è stato appena licenziato da un grande magazzino: è un ragazzo gentile, riservato e dallo stile di vita modesto. Lei ha una carriera come ricercatrice nel campo medico-oncologico: è solitaria e ha una routine estremamente regolare. Entrambi trentenni, vivono in palazzi adiacenti, prendono la metro insieme, si rivolgono alla stessa farmacia e fanno spese nello stesso supermercato, senza mai incontrarsi.

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Rémy e il negoziante Mansour

Le olive più care sono anche le migliori

Non a caso, una delle tematiche più rilevanti in questo film è proprio la differenza fra stili di vita, riconducibile alle diverse stratificazioni sociali, che raggiunge l’apice in un rapido e brillante dialogo tra Mélanie e il negoziante Mansour:

“Deve sapere che nel mio negozio io vendo due cose: le meno care e le più buone. Un giorno, in un mondo ideale, la migliore sarà anche la meno cara. Ma è solo in un mondo ideale. Io so che lei ha soldi da spendere, allora compri le olive più care, perché purtroppo sono le migliori.

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Mélanie durante una seduta di psicoterapia

Superare i traumi con la terapia

La psicologia è l’altro tema portante della storia. L’importanza di ricercare supporto professionale quando ci rendiamo conto di non essere in grado di risolvere da soli determinate situazioni che ci impediscono di vivere in modo sano ed equilibrato.

Mélanie e Rémy sono vittime della solitudine che spesso colpisce gli abitanti delle grandi città, specie i più giovani, tanto iperconnessi quanto dispersi, rassegnati all’insoddisfazione di relazioni sociali senza sostanza. Entrambi profondamente infelici, i due protagonisti cercano inutilmente di liberarsi del soffocante senso di mancanza che opprime le loro vite. Una sensazione di irresolutezza, di perdita di scopo e appigli.

La vita di Rémy si è fermata con la precoce scomparsa della sorella minore, mentre Mélanie non è riuscita a superare la separazione col suo ex, Guillaume. Lui è in cura da uno psicanalista fornito dal servizio sanitario nazionale ormai prossimo alla pensione, lei frequenta lo sfarzoso studio di una psicoterapeuta tanto competente quanto sentimentale. L’uno soffre di insonnia, l’altra non vorrebbe far altro che dormire. Entrambi portano il peso delle loro perdite, che si rivelano essere ben più profonde di quanto avessero anticipato. Sì, perché Mélanie e Rémy hanno in realtà perso sé stessi. Ed ecco il punto di svolta. L’incontro tanto atteso potrà avvenire solo dopo che entrambi avranno superato il loro blocco fondamentale, come anticipato dalla psicoterapeuta di Mélanie:

“Due io diventano un noi se i due io sono loro stessi. Lei sarà in grado di trovare qualcuno soltanto quando avrà risolto i suoi problemi personali. Abbia fiducia nella vita. È in questo che consiste veramente un incontro. È condividere delle cose che si credevano non condivisibili. Quello che le serve adesso è solo amarsi un po’ di più.”

Ed è proprio così che va a finire. Oppure è solo l’inizio?

Laureato in Filologia moderna e vincitore del Premio Overthinker 2022. Cambio identità troppo spesso per pretendere di fissarla in una biografia. Nel tempo libero scrivo di cinema su Art Shapes.