
A Wound in a Dance with Love: Sean Scully fa ritorno al MAMbo di Bologna6 minuti di lettura
Sean Scully ritorna al MAMbo di Bologna con l’esposizione A Wound in a Dance with Love, visitabile nella sala delle Ciminiere dal 22 giugno fino al 9 ottobre. L’inaugurazione della mostra, martedì 21 giugno ore 18:30, alla presenza dell’artista, vedrà esibirsi in concerto il Maestro chitarrista Lorenzo Biguzzi, con musiche di Petrassi, Corghi, Bussotti, Kurtág; mercoledì 22 giugno invece, alle ore 18:00 nella sala delle conferenze, si terrà un talk pubblico con lo stesso Sean Scully.
Il MAMbo “invaso” da Sean Scully
A Wound in a Dance with Love è un’ampia retrospettiva dell’artista che ripercorre una vicenda creativa di oltre cinquant’anni. L’esposizione, curata da Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo, è realizzata in collaborazione con la Kerlin Gallery di Dublino e si inserisce in un progetto internazionale di circolazione delle opere di Scully. La mostra infatti prende le mosse da Sean Scully: Passenger – A Retrospective curata da Dávid Fehér all’Hungarian National Gallery di Budapest; ospitata ad Atene e approdata a Bologna, proseguirà successivamente in altre sale d’Europa.

S. Scully, Opulent Ascension, 2019
L’esposizione bolognese gode però di un valore aggiunto: la Sala delle Ciminiere fornisce la collocazione ideale per la scultura monumentale in feltro Opulent Ascension, che sembra configurarsi come una possibile “terza ciminiera”, andando a integrarsi perfettamente con l’ambiente museale. Inoltre due opere dell’artista sono state esposte al Museo Morandi, al piano superiore, in dialogo con le tele del pittore bolognese. Un omaggio che evidenzia l’ammirazione, il profondo legame a un maestro, e la continuità artistica tra i due personaggi. Nel catalogo realizzato per la mostra si trova infatti il saggio critico firmato dall’artista “Giorgio Morandi: resistenza e persistenza“; oltre a questo, in conferenza stampa Scully lo ha nominato più volte, sia per spiegarne il linguaggio – la sua necessità di arrivare ad una pittura di estrema conservazione per poi aprirsi all’universale – sia accomunandosi a lui sotto il grande problema del fraintendimento.

Il principio creativo è quello dello “specchio non specchio” in cui l’inversione dei colori tra le due tele sembra restituire un’immagine speculare una dell’altra, eppure qualcosa non è perfettamente corrispondente, c’è una sfasatura. I colori messi in gioco richiamano le scale di grigi e sabbia delle opere più rarefatte e tarde di Morandi, tra le quali questo lavoro è perfettamente inserito.
A completare il percorso tra le 68 opere esposte, una selezione di sei film realizzati su e attorno al lavoro di Sean Scully. L’artista ha deciso inoltre di donare alla collezione del MAMbo e alla città di Bologna Aix Wall 4 (2001), dipinto su rame.
Il concettualismo animato dalla consistenza dell’umano
Il percorso espositivo si apre con due grandi dipinti su alluminio che si fronteggiano. Si tratta di What Makes Us Too del 2017 e Uninsideout, sempre realizzata in questi ultimi anni. Scully in questi due lavori ha riunito diversi elementi ricorrenti nelle sue opere, come la tripartizione, l’alternanza tra aree colorate e non, la contrapposizione di strisce in schemi ortogonali. L’artista ha sfruttato queste creazioni per esprimere il modo in cui interagiamo con il mondo, mondo che si configura come cannibalizzazione delle stesse informazioni. Sono patchwork di diverse giornate in studio ricomposte poi insieme; nascono guardando alla Street art e dalla volontà di fare arte con le mani, con il corpo.

Sono molte le suggestioni che segnano l’evoluzione della pittura dell’artista irlandese. Scully sottolinea come sia importante per lui mantenere unite le due principali anime che lo muovono, ovvero lo spirito romantico e la propria appartenenza al proletariato. Crossover Painting #1 del 1974, è realizzato ad esempio con vernici economiche, il colore steso con il rullo, mentre per Backcloth l’artista ha utilizzato del nastro adesivo; sono strumenti poveri che richiamano il lavoro di classe. Allo stesso tempo Backcloth è animato da uno spessore di mistero, raccoglie il senso della ripetizione e del ritmo avvertiti in un viaggio in Marocco. È un’opera in cui viene utilizzata la griglia come unico modulo compositivo, ma lancia una sfida alla mente; è presente una latenza di dubbio che consiste nel potere dell’arte stessa di poter confondere ancora le idee.

La svolta artistica: la rottura e rinascita del 1981
Il momento più importante della carriera artistica di Scully è quello che lui stesso denomina come momento della rottura. Dopo anni vissuti in una New York difficile da penetrare, dominata da un solo gusto per l’arte contemporanea teso verso la continua sottrazione e senza colori, The Bather del 1983 rappresenta la rinascita dell’artista. Scully ha dovuto rompere con l’omologazione dell’arte americana in cui sembra persistere all’infinito lo stesso movimento meccanico, per riappropriarsi dei colori e del movimento sempre differenziato. In quest’opera si riconosce ad esempio la vibrazione della luce delle tele di Matisse e Cézanne.

A destra: S. Scully, The Bather, 1983
Scully cerca sempre di restituire la dialettica e la complessità del reale e della storia; in Mariana, ad esempio, lo fa attraverso la tecnica rinascimentale del “quadro nel quadro”. In Long Light invece è l’elemento della luce ad essere protagonista, luce che prende ispirazione dal paesaggio umbro che, a detta dell’artista, sembra non cambiare mai, come se fosse già fissato su una tela; anche la serie Landline è di chiara ispirazione paesaggistica. Tante altri lavori animano le pareti della sala espositiva: da una selezione di opere su carta, stampe cromogeniche, fino ai più recenti dipinti della serie Madonna, che segnano il ritorno alla pittura figurativa.


