
Salvator Rosa, dipinti e satire dell’artista anticonvenzionale del ‘6003 minuti di lettura
Salvator Rosa è stato un pittore, scultore, attore e poeta italiano che visse nel Seicento, eppure le sue opere sembrano appartenere ad un’epoca più moderna. Fu autore prolifico e versatile di quadri, incisioni, poesie, disegni e di un epistolario costituito da più di cento missive, indirizzate ad amici e intellettuali.
La sua variegata produzione artistica include la rappresentazione di paesaggi, scene di battaglia, soggetti mitici e biblici, ritratti allegorici. Figurano anche dipinti correlati a temi esoterici e magici, caratterizzati da tonalità scure e cupe, nonché da ambientazioni inquietanti e spoglie. L’artista sviluppò uno spiccato interesse per tali tematiche nel corso della sua permanenza a Firenze, dove il fascino per l’occulto era condiviso da una cerchia elitaria di collezionisti nobili e borghesi.
Durante la sua vita, non godette di particolare popolarità, che giunse solo postuma. Infatti, la sua arte venne rivalutata in un primo momento con l’affermazione delle istanze romantiche. Nei paesaggi di Salvator Rosa, l’armonia e l’ordine lasciano spazio ad una natura selvaggia e aspra, oscura e talvolta minacciosa, nella quale le figure umane a confronto appaiono nella loro infinita piccolezza. Dunque, in questi quadri gli esponenti del movimento colsero la sensibilità tipica del romanticismo.

Successivamente, l’articolo redatto nel 1963 dallo storico dell’arte Luigi Salerno, dedicato ai pittori del dissenso, contribuì a svelare il carattere e le peculiarità distintive delle opere del pittore napoletano.
Salvator Rosa: personalità anticonformista e passionale

La figura di Salvator Rosa che emerge dallo studio di Salerno è affascinante. Ambizioso, anticonformista, ironico, poco incline all’omologazione, insomma uno spirito libero che non aderì mai al mecenatismo vincolante dell’epoca.
Fin dagli esordi, Rosa non ottenne commissioni significative da parti delle corti, ma lavorò principalmente per pochi amici intellettuali, per lo più ricchi borghesi. Tuttavia, precursore dei tempi moderni, espose frequentemente a Roma alle mostre di San Giovanni Decollato e al Pantheon, con l’intento di far parlare di sé. Per esempio, in una tela raffigurò solamente un sasso, affinché gli invidiosi vi si spezzassero i denti:
“Dipingo ciò ch’a l’onestà conviene
ché con opere sordide non merca
a sé stesso gli applausi un uom da bene;
chi per via del bordello onor ricerca
s’incamina a l’infamia: io vo’ più tosto
che l’aura popolar mi sia noverca.
Ma per tornare a te, giammai discosto
non mi sei stata a la Rotonda un passo
quando vi fu qualche mio quadro esposto;
ond’io che al tuo latrar mi piglio spasso
acciò che dentro tu vi spezzi i denti
quest’anno non vi ho messo altro ch’un sasso
Occorre altresì notare il parallelismo tra la produzione letteraria e quella pittorica di Salvatore Rosa. L’episodio soprariportato risale alla stesura della quinta satira L’invidia, nella quale egli rivendicò la concezione morale alla base della sua pittura e della sua vita. Ma troviamo la medesima corrispondenza quando scrisse la celebre ode La Strega e si dedicò al dipinto Streghe e Incantesimi, realizzato per il banchiere e collezionista fiorentino Carlo Rossi intorno al 1646 e oggi custodito alla National Gallery di Londra:
“In quest’atra caverna,
ove non giunse mai raggio di sole,
dalle tartaree scuole
trarrò la turba inferna:
farò che un nero spirito
arda un cipresso un mirto.
e mentre a poco a poco
vi struggerò l’imago sua di cera,
farò che a ignoto foco
sua viva imago péra,
e quando arde la finta arda la vera“.


