
Salvador Dalì: un sogno su tela4 minuti di lettura
Sin dall’antichità il mondo onirico è sempre stato oggetto di studio e curiosità, con testimonianze a noi pervenute perfino dalla letteratura greca e dalla filosofia antica, per arrivare agli studi più moderni di Freud e del suo celebre L’interpretazione dei sogni (1899).
Furono proprio gli studi freudiani a influenzare l’arte surrealista di Salvador Dalì, uno dei pittori più atipici e stravaganti, che con le sue numerose passioni – dal cinema alla fotografia – ha lasciato un segno indelebile nella cultura del tardo ‘900.
Per ricordarlo proprio nel giorno della sua scomparsa, 34 anni fa, non possiamo non soffermarci su un’opera che racchiude a pieno gli studi del pittore e che continua ad affascinare chi la guarda anche a distanza di anni, per via dei suoi numerosi significati nascosti: Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio (1994).

Gala, la sua musa
Mi dedicai a Gala per farla risplendere, rendendola il più felice possibile, curando lei ancor meglio di me stesso, perché senza di lei sarebbe stata la fine di tutto.
Salvador Dalì
Prima di soffermarci sull’opera e la sua analisi, non si può non nominare la musa che ha dato origine a questo e alla maggior parte dei suoi dipinti, nonché la donna che dal 1929 – anno del loro primo incontro – ha incarnato l’intero universo di Dalì: Gala, il cui vero nome era Elena Dmitrijevna Djakonova.


Per il pittore spagnolo, Gala rappresentava la passione, l’amore, la complicità e la magia che hanno alimentato la sua vita, artistica e non. Per cui, non è difficile immaginare che un’opera così suggestiva abbia avuto origine proprio per via di un sogno fatto da lei stessa e raccontato subito dopo al marito; è quando nascono quei particolari legami, meglio detti affinità elettive, che può avvenire qualcosa di magico.
Analisi dell’opera

Il dipinto ha quindi origine dal ronzio di un’ape, che sveglia la donna e interrompe il suo sogno, riportandola alla realtà.
In primo piano, sono infatti raffigurati l’ape e Gala, con il corpo della donna che sembra fluttuare su una roccia, che insieme a piccole conchiglie e una melagrana, si staglia su un mare piatto, glaciale.
Mentre la donna dorme ancora beatamente e con un incarnato che ricorda la porcellana, una baionetta sembra pungere il suo braccio, precedendo due tigri (che riprendono l’ape con i suoi colori giallo e nero) sul punto di aggredirla; i due animali fuoriescono dalla bocca di un enorme pesce rosso, a sua volta uscito da una melagrana spaccata.
Una scena surreale viene quindi raffigurata al centro del dipinto, su di un cielo limpido che ha sullo sfondo il simbolico elefante dalle zampe sottili e lunghissime, riproposto spesso dal pittore nelle sue opere. In questo caso, l’animale porta sul dorso un obelisco, riprendendo probabilmente quello egizio posto nella piazza della Minerva a Roma e allestito su un elefante di marmo dal Bernini.
L’opera ha suscitato diverse interpretazioni, dalla teoria dell’evoluzione a una dichiarazione d’amore verso la donna amata, con l’ombra dello scoglio sul mare che va a formare un piccolo cuore.
Quel che è certo, tuttavia, è che Dalì sia sempre stato affascinato dal mondo dei sogni, provando a dare personali interpretazioni attraverso i meravigliosi dipinti che ci ha lasciato.
La psiche umana è da sempre un’incognita e tuttora i vari studi effettuati non sono stati in grado di rispondere a tutte le domande; fortunatamente, però, i sogni continuano ad alimentare la nostra fantasia e immaginazione, arrivando a creare cose magnifiche, proprio come i sogni di Dalì figurati su tela.

