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Ascoltando le parole di Rose: recitare tra teatro e YouTube9 minuti di lettura

Occhi verdi che sanno d’Irlanda e lunghi capelli rossi, un sorriso gentile e una tazza di tè nero e bollente sempre a portata di mano. Così si presenta a un primo sguardo Rossella Lorenzo, anche se tutti sono abituati a conoscerla come Rose. Ma chi è questa ragazza per davvero? Ascoltando le parole di Rose, lei potrebbe essere una Beatrice dantesca fuori dal comune, una Daenerys Targaryen dal sapore rock ma anche la dolce madre del maghetto più famoso di tutti i tempi. Rose è tutte queste cose e nessuna di esse allo stesso tempo: Rose vive tante vite, all’interno di una sola, in un tranquillo paese vicino a Ferrara. Questa ragazza ha intrapreso il cammino più creativo e difficile di tutti: quello dell’attrice ed è qui oggi per spiegarci come si vive la recitazione tra teatro e YouTube.

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Rose in Le Beatrici. Foto di Valerio Pazzi

Da dove viene la tua passione per il teatro?

Bene…in realtà la mia passione è sempre stata il cinema. Quando ero bambina andai al cinema a vedere Titanic: ancora non lo sapevo, ma quel film avrebbe cambiato tutto. Era il 16 gennaio 1998 e io avevo quasi 11 anni. Rimasi rapita da quello che il film aveva trasmesso: non si trattava semplicemente della trama, ma tutte le emozioni che quella storia mi aveva regalato. Ero rimasta colpita dai titoli di coda: moltissime persone che avevano lavorato al film.

C’erano costumisti talentuosi, scenografi meravigliosi. Io quel giorno dissi a me stessa: voglio essere un nome nei titoli di coda, far parte di questa magia. Lavorare sul set, anche nel ruolo più semplice e umile mi avrebbe fatta felice perché avrei contribuito a creare qualcosa di speciale.

Amo il cinema perché ha la bellezza della tangibilità: puoi vederlo quando vuoi e quando ne senti la necessità. Il teatro è effimero e hai il pubblico davanti, sono due mondi molto diversi.

Come hai messo in pratica il tuo desiderio di diventare attrice?

È stato molto naturale: la mia mente ha sempre elaborato storie da raccontare, ancora prima di Titanic. Ricordo di come, quando ero alle elementari, mi feci male ad una gamba il giorno prima della recita scolastica ma volli andare comunque: ero la protagonista e sentivo questa responsabilità. Mettemmo in scena La Sirenetta e io, non potendo camminare, mi sentivo ancora più nella parte. Sempre a scuola ho elaborato le mie prime storie: un anno, alle superiori, la mia prof di inglese mi aiutò a realizzare la mia prima sceneggiatura sulla guerra di Troia.

Ho convinto gli altri docenti a credere nel progetto e, con i compagni di classe, abbiamo girato il cortometraggio. Anni dopo lo riproposi con un gruppo di amici dell’università. A livello teatrale, il mio debutto è stato con il personaggio della Figliastra, in Sei personaggi in cerca d’autore. Ero talmente emozionata che tremavo sul palco e feci di questo sentimento l’arma per rendere il carattere del personaggio ancora più vero.

Secondo te, cosa rende un grande attore tale?

Essere un grande attore sta nel continuare a studiare, non sentirsi mai arrivato. La recitazione è una disciplina particolare: si pensa che chiunque possa farlo, ma non è così. Pesca dal quotidiano, ma solo in parte: racconta le emozioni, i pensieri e il modo in cui reagiscono le persone, simulando la vita reale. Ecco perché lo studio non deve mai finire: hai sempre uno studio per ogni personaggio perché ogni essere umano è unico.

Il grande attore deve essere umile e mettersi a servizio della storia. Di Caprio è un esempio: ha dimostrato che non era solo un bel faccino per il film di James Cameron: ha tirato fuori interpretazioni incredibili. I grandi attori poi rispettano il personaggio con umiltà: tu puoi dare un contributo al personaggio ma anche il personaggio ti lascia qualcosa di sé.

Naturalmente, anche comportarsi con rispetto verso tutte le persone che collaborano con te è importante: senza costumisti, scenografi, cameraman non ci sarebbe nessun film: la verità è che l’attore è l’ultima ruota del carro.

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Rose sul palco

Quali sono le difficoltà che deve intraprendere oggi chi vuole seguire un cammino artistico in Italia?

È difficile. Non sono molto patriottica a livello di recitazione: l’Italia ti mette i bastoni tra le ruote. Se non sei a Roma, abbiamo già un problema. Roma poi è molto costosa, le rette delle accademie più rinomate sono molto impegnative. Per questo negli anni della giovinezza ho scelto di essere responsabile, accantonando il mio sogno. In Italia si sbeffeggia l’artista, non considerando questo campo un vero lavoro: siamo un paese che vive per la sua cultura e della sua arte, ma non ne abbiamo rispetto.

La cultura è vista come qualcosa sul quale non investire, qualcosa di poco serio e tu devi fare il doppio della fatica. In più, se non abiti a Roma, tutti i grandi nomi e le accademie importanti ti sono precluse.

Il mio teatro e il mio cinema, in realtà, sono più di stampo inglese: nei miei sogni avrei voluto andare in Inghilterra. Non so cosa consiglierei a chi vuole intraprendere questo percorso: io stessa non mi sento arrivata. C’è bisogno di studio, ma se si vuole fare un vero salto di qualità, l’estero è la risposta: hanno una concezione differente. Persino i bambini all’estero vengono istruiti in modo diverso, allenati ad avere a che fare con arte e teatro fin da piccoli.

Parlaci del tuo nuovo progetto a tema Harry Potter: perché Lily Evans?

Harry Potter è stata un’altra grande passione, nata in contemporanea con Titanic: avevo 14 anni e mi innamorai del film. Iniziai così a leggere i libri. Lessi l’Ordine della Fenice in una giornata e mezza. Quando ho aperto il mio canale YouTube già sapevo che avrei voluto portare qualcosa del genere: questo canale è stato una conseguenza con la mia delusione per il teatro: avevo bisogno di qualcosa di tangibile che mostrasse quello che so fare e che fosse accessibile a tutti in qualsiasi momento.

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Lily e i Malandrini

All’inizio a storia di Lily Evans, la mia protagonista, è partita come un piccolo monologo, scritto, girato e montato in una settimana. Ho scelto Lily per la mia somiglianza fisica al personaggio descritto dalla Rowling. Il video ha avuto un grandissimo successo, una cosa che non mi aspettavo. Ho deciso allora di continuare: ho elaborato nella mia testa sette episodi, come sette sono gli horcrux e gli anni a Hogwarts. Ho cercato allora i membri del cast. Purtroppo, a causa della pandemia, il primo anno è passato senza nulla di concreto. Il ragazzo che interpreta James Potter, Davide Zerbin, mi ha spronata e aiutata tanto in questa follia: mi ha seguito con un grande entusiasmo, fidandosi di me.

Coppola disse “il compromesso genera creatività” e questo concetto l’ho fatto mio. Essere fan di Harry Potter significava amare ogni singolo tassello. L’era dei Malandrini infatti mi ha affascinata moltissimo. A partire dall’epoca: gli anni ‘70 e ‘80 in Inghilterra sono meravigliosi, sono gli anni in cui è nata la vera musica.

Scrivendo gli episodi, mi sono sforzata di essere rispettosa della trama, fedele all’idea originale, ho estrapolato ogni momento e citazione utile in modo tale che che tutto fosse federe.

Ho cercato di immaginare una time line credibile e, grande follia, sono arrivata a scrivere cinque sceneggiature contemporaneamente.

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Lily, Piton e James – foto di Lucrezia Ficetti

Cosa ti accomuna e cosa ti distingue dal tuo personaggio?

Mi sono trovata in difficoltà a interpretare Lily: amo interpretare personaggi più oscuri, riesco a immedesimarmi meglio in loro. Un esempio come è stata la mia Rosalie Graves.

Un personaggi buono è più difficile da interpretare: ha sfumature veramente difficili da rendere. Io assomiglio molto a Lily e questo mi ha fatto dubitare della mia interpretazione. Lily ha tirato fuori un lato romantico che non sapevo di avere: l’amore per James e il sacrificio per Harry. Trovare questa sfumatura è stato difficile: amo sviluppare sentimenti cupi, quasi gotici. Temevo di renderla troppo piatta. In lei c’è questo vedere il buono in chiunque, il bello ovunque: anche io amo trovare la bellezza nelle persone e il loro potenziale, basta pensare la selezione del mio casting. Quando li ho incontrati, ho capito subito chi avrebbero potuto interpretare: ad esempio, sono molto orgogliosa del mio Severus Piton, Andrea Giofrè.

Alcune volte vedo questa bellezza negli altri e non in me stessa.

Lily è empatica, forse troppo, come me. La differenza tra me e lei è proprio il romanticismo, che mi ha messo in difficoltà: io sono solitaria e cerco di farcela con le mie forze. Però ho cercato di inserire questo lato oscuro nella mia performance, in modo da non farla sembrare perfetta. Lily teme, ha dubbi, è umana e imperfetta. È una madre che si sacrifica, ma non è solo quello. Tutti gli eroi, per essere credibili, hanno sogno di debolezze e Lily ha alcune delle mie.

Come attrice però non sono soddisfatta della mia interpretazione: dovendo pensare a regia, set, recitazione degli altri, location e tanto altro, ho finito per non curare abbastanza l’interpretazione del mio personaggio.

Sento che avrei potuto approfondirla di più.

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Rossella Lorenzo – foto di Lucrezia Ficetti

Rose ci lascia dopo questa chiacchierata con una risata, felice di aver parlato con noi della sua arte e di quello che il teatro e le storie rappresentano per lei. Ma se volessimo descrivere Rose con una citazione famosa? Di sicuro, quella che più la rappresenta, è questa:

“Chi legge vive mille vite prima di morire”…”Chi non legge mai, ne vive una sola.”

George R.R. Martin

Credits:

Foto: Lucrezia Ficetti

Costumi: Mevrian

Illustrazioni: Carolina Viaro

Con una laurea magistrale in lingue e letterature straniere, mi considero creativa, determinata e curiosa. Coltivando la passione per la divulgazione e per le lingue che ho studiato, inglese e spagnolo, sono diventata docente. Oggi, alla ricerca di nuove e stimolanti sfide, amo scrivere di cultura, arte e intrattenimento. Con un passato nella giocoleria infuocata, nel tempo libero pratico tiro con l'arco.