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Cinema

Robin Williams in Good Will Hunting: cosa ci ha lasciato il prof. Maguire?3 minuti di lettura

Sono passati sette anni. L’11 agosto 2014 moriva un genio, anzi il Genio: Robin Williams. Ricordarlo è sempre un’impresa difficile, tanti sono i momenti meravigliosi che ci ha lasciato sul grande e piccolo schermo. Per la generazione nata tra gli anni Ottanta e Novanta, la faccia “elastica” di Robin Williams, le sue battute a raffica e l’impressionante capacità di stringere il cuore con i suoi ruoli drammatici, sono elementi fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza, passata a divorare ogni pellicola di cui il grande attore era protagonista.

Abbiamo deciso di ricordarlo con uno dei suoi film più iconici, dove la capacità di improvvisare e di empatizzare con il suo personaggio si è spinta ai massimi livelli: Good Will Hunting, conosciuto in Italia come Will Hunting – Genio ribelle.

Robin Williams

“Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall’incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l’uno per l’altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità.”

Sean Maguire

Will Hunting: non raccontare la vita, ma viverla

Nella pellicola, uscita nel 1997 e diretta da Gus Van Sant, Robin Williams Interpreta il ruolo di Sean Maguire, un insegnante universitario di psicologia, che all’occorrenza interpreta la professione nel modo più tradizionale. Viene contattato dal professor Lambeau (Stellan Skarsgård), suo ex compagno di stanza al college, il quale ha appena scoperto un “Genio Ribelle”.

Robin Williams in Will Hunting

Will Hunting (Matt Damon) è un ragazzo con trascorsi di violenze familiari e affidamenti andati male, è figlio delle sue esperienze; il riflesso Pavloviano è dietro l’angolo, risulta infatti aggressivo e distante, ma è un genio, e va perciò indirizzato in modo tale che non sprechi il suo talento.

Il compito di Sean è proprio questo, fare in modo che l’ennesimo ragazzo di Southie non si perda per strada, e non nasconda un passato che l’ha fortemente segnato, ma che lo affronti così da poterci convivere.

Robin Williams in questo risulta incredibilmente veritiero, pur avendo costruito una carriera sull’ilarità e la follia, riesce a tirar fuori la parte più umana e fragile da quel ruolo, non sembra nemmeno recitare una parte scritta da qualcun altro.

Ne risulta un film che riesce ad assorbire in un’unica direzione narrativa numerosi temi della vita, riuscendo a trattarli tutti con il rispetto che meritano senza cadere nel banale.

Robin Williams e i suoi personaggi

Robin Williams fu un uomo dai mille volti, ma come tanti uomini infelici non mostrò mai l’unico volto che davvero lo rappresentava, quello della depressione. Questo però non gli ha impedito di costruire una carriera immensa fatta di di cose diverse, partendo dalla stand-up comedy, passando per il teatro fino al grande schermo.

Grandi film nel suo palmarès portano la sua più grande peculiarità, l’essere polivalente senza nascere attore, e saper improvvisare senza censure, portando per esempio il regista di Mrs. Doubtfire, Chris Columbus, ad elaborare tre girati differenti per poi pubblicarne solo uno, il più discreto, che diventerà il cult che conosciamo.

Altri capolavori che terranno vivida la sua immagine per anni anche alle future generazioni sono “L’attimo fuggente”, “Jumanji”, “Good Morning Vietnam”, il Genio di “Aladdin”, tutti ruoli differenti, ma che portano il tratto distintivo di un grande artista della rappresentazione.

È bello ricordarlo così, non nella sua normalità folle e autoironica, ma nell’interpretazione malinconica data a un personaggio che forse tanto personaggio non era.

Laureato in Relazioni Internazionali, scrive da alcuni anni per testate specializzate in Cinema, Arte e Musica. Nel 2021 fonda Art Shapes, per dare voce a chiunque avesse voglia di raccontare la vita a modo suo.