
Robert Downey Junior, prima di essere Tony Stark4 minuti di lettura
Compie 57 anni l’uomo che ha dato inizio alla lunga serie di Cinecomic che negli ultimi anni hanno travolto il mondo del cinema. La grandezza di Iron Man ha creato un personaggio, ma chi era Robert Downey Junior prima di essere Tony Stark?

La carriera di Robert inizia alla tenera età di 5 anni, periodo nel quale inizia a recitare nei film del padre, Robert Downey Senior. L’influenza del padre lo porta a fumare marijuana all’età di 6 anni, e segnerà le sue future lotte contro le dipendenze. Recita fino ai 18 anni fra teatro, film indipendenti e minori, fino al 1992, dove interpreta il suo primo ruolo veramente riconosciuto, quello di Charlie Chaplin.
Per “Charlot” di Richard Attenborough si prepara maniacalmente, imparando a suonare il violino e giocare a tennis con la mano sinistra, oltre che a tutte le movenze tipiche del personaggio, l’interpretazione gli vale candidatura ad Oscar e Golden Globe.
Da qui fino al 2001, inizia un periodo travagliato nella vita di Robert Downey Junior, come anticipato in precedenza il rapporto complesso con il padre, nonché la fama ricevuta da molto giovane lo portano all’abuso di alcool e droghe.

Viene arrestato numerose volte, per qualche anno recita a tratti, ma viene quasi sempre licenziato perché non si presenta alle audizioni o alle registrazioni. Non rispetta la libertà condizionale, salta i test antidroga o scappa dai centri di riabilitazione, non sono anni facili, soprattutto per la sua carriera, viene infatti cancellato dalle considerazioni hollywoodiane.
Un nuovo millennio per Robert Downey Junior
Nei primi anni del duemila riprende a recitare, e grazie a qualche vecchia amicizia, fra cui Mel Gibson, si rimette in carreggiata. Il primo film internazionale arriva nel 2007, con il film di David Fincher, “Zodiac”, basato sulla vicenda mai risolta del “serial killer dello zodiaco”, avvenuta negli anni 60’-70’ negli Stati Uniti.
Dal 2008 inizia l’ascesa verso la notorietà internazionale odierna. Grazie al caro amico e regista Jon Favreau, il quale convince la produzione a scritturare RBJ per Iron Man, forse la vera ragione del successo del film. Ma non parliamo di Iron Man, anche perché di Universo Marvel se ne è parlato abbastanza in questi anni.
Sempre nel 2008, esce la commedia “Tropic Thunder” dove recita al fianco di Jack Black e Ben Stiller, grazie al quale riceve due candidature come miglior attore non protagonista. Nel 2009 recita ne “Il solista” dove interpreta il giornalista Nathaniel Ayers, insieme ad uno straordinario Jamie Foxx nel ruolo del musicista schizofrenico Steve Lopez.
Nel 2009, l’anno più prolifico nella carriera dell’attore, recita nel ruolo di Sherlock Holmes, vincendo un Golden Globe come miglior attore non protagonista. Nel 2010 recita in un’altra commedia al fianco di Zach Galifianakis, “Parto col folle”. Nel 2011 torna nel ruolo di Sherlock Holmes per il sequel dell’omonimo film.
Da qui in poi sono numerose le apparizioni nel ruolo di Iron Man, oltre ai due sequel dell’opera di Jon Favreau, recita in Spiderman, Avengers e altre opere del Cinematic Universe.
Il cambio di rotta grazie alla moglie

La carriera di Robert Downey Junior ha cambiato direzione, secondo suo stesso parere, grazie alla moglie Susan Levin, la quale lo ha aiutato a riprendersi, dal 2003 infatti non ha più fatto uso di sostanze stupefacenti.
Ne è un esempio palpabile il lavoro di David Letterman in “Non c’è bisogno di presentazioni”, serie Netflix di interviste a personaggi famosi, nel 3 episodio della terza stagione intervista proprio Downey Junior.
L’attore mostra un lato di sé del tutto sconosciuto, visto il personaggio disegnatosi intorno a lui con il grande successo di Iron Man: snob, alla moda, e pieno di sé, ma sempre con grande ironia. Finalmente traspare il lato più risolto della sua persona, e probabilmente quello più veritiero, la vita di campagna, l’amore per la natura e gli animali.
Persino lo stesso Letterman rimane sorpreso dalla genuinità dei gesti e delle situazioni create dall’attore. Un bel ritratto di una vita da prima tormentata e poi realizzata, si può tornare a vivere anche quando si è stati così vicini alla morte, e in fin dei conti l’unica cosa che si cerca nella vita, in un modo o nell’altro, è la pura e semplice felicità di esistere.

