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Arte

Richard Avedon a Palazzo Reale, l’incontro tra il controllo e l’incontrollabile3 minuti di lettura

Questo mese ci costringe a lasciarci alle spalle le feste e anche qualche grande mostra, come la personale di Richard Avedon Relationships, visitabile per quest’ultima settimana, fino al 29 gennaio, nelle sale di Palazzo Reale a Milano.

L’intento di omaggiare il fotografo americano (New York, 1924 – San Antonio, 2004) si concretizza tra citazioni personali e immagini iconiche, che lo hanno consacrato e distinto come ritrattista nel panorama degli anni Cinquanta. 

Dalla collaborazione con Harper’s Bazaar (1944) a quella con Vogue (1965), Avedon ha saputo rivoluzionare il concetto di fotografia di moda non solo per gli scenari costruiti ad hoc con animali o in locali notturni e desueti, ma anche per l’attenzione sensibile nei confronti del corpo e della mente femminili. Non solo tessuti meravigliosi che risaltano una pelle perfetta. Non più manichini senz’anima e volontà, ma donne immortalate con visibile eleganza e dinamismo, forti della loro magnetica presenza all’interno della stanza.

Richard Avedon, Dovima con gli elefanti, 1955 ©The Richard Avedon Foundation

Un nuovo ritrarre

Questa volontà di ricercare con lo sguardo gli elementi essenziali e al tempo stesso peculiari della figura, definisce lo stile di Avedon anche al di là della moda, dando vita a una tipologia di ritratto del tutto nuova.

Sfondo bianco, figura in primo piano, bordi neri del negativo in evidenza: la superficie, come la definisce lui, in cui però tanto, se non tutto, si racchiude, nel momento dello scatto.

Nel percorso espositivo di Relationships non ci troviamo davanti ad una carrellata di grandi personalità, ma scopriamo un racconto più intimo e sfaccettato: la giovanile sfrontatezza dei Beatles, di Bob Dylan, l’eterea bellezza di Michelangelo Antonioni, Sofia Loren e Marylin Monroe, la  spiritualità del Dalai Lama, fino alla pura fragilità dei corpi scoperti di Truman Capote e Andy Warhol.

E molte altre icone, con le loro emozioni e reazioni, raccolte dallo sguardo insaziabile di Avedon. Fulcro della mostra, curata da Rebecca Senf, è proprio l’abilità dello sguardo, capace di creare relazioni, rapporti continuativi e mai vuoti, per dare vita a una fotografia-specchio, nel caso dei ritratti, e ad uno storytelling preciso e concreto, mai banale, nel mondo della moda.

Coreografie di corpi

Qui, tra i legami lavorativi ed umani più saldi, spicca quello con Versace, su cui si concentra l’ultima sezione. Iniziato con la campagna per la collezione primavera/estate del 1980, il rapporto con la maison si consolida negli anni e si evince chiaramente dalle immagini senza tempo in cui gli abiti diventano materia e tutt’uno con i corpi, in coreografie esteticamente perfette, impossibili da dimenticare.

Richard Avedon, Kara Young and Reinaldo per Gianni Versace, 1995 

Prima con Gianni che definì “generoso di spirito e di animo”, poi con Donatella, Avedon è rimasto libero nell’esprimere il proprio spirito creativo, riuscendo comunque nel difficile intento di rispettare e illustrare perfettamente lo spirito di Versace. Non solo. Partendo dalle collezioni, dai tessuti, dalle forme e soprattutto dai corpi, ha creato per le figure e per i capi una dimensione assoluta, fuori dal tempo e dalle tendenze; una dimensione che potremmo dire eterna, a cui solo i veri artisti possono tendere.

Richard Avedon. Relationships
A cura di Rebecca Senf
22 settembre 2022 – 29 gennaio 2023
Milano, Palazzo Reale 

Laureata magistrale in Storia dell'Arte, crede fortemente nella cultura come motore del quotidiano. Ama il cinema fin dai suoi albori, la musica in ogni sua forma, la fotografia, la conoscenza. Scrive soprattutto di Arte, quella cosa capace di parlare dell'essere umano nella sua complessità.