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Arte

Il ratto di Proserpina: il Barocco secondo Bernini4 minuti di lettura

In questo giorno del 1680 moriva uno dei più grandi esponenti del panorama artistico europeo, nonché figura cardine del Barocco italiano: Gian Lorenzo Bernini, un artista dalle mille sfaccettature, che ha saputo spaziare con maestria dalla pittura all’architettura, passando per la scultura, fino a sconfinare nel teatro.

Bernini a Roma

Con le sue opere Bernini contribuì a modellare il volto della capitale, che grazie a lui oggi vanta capolavori di inestimabile bellezza posti in vari punti della città. Basti pensare alle maestose fontane che popolano alcune tra le principali piazze di Roma, come la Barcaccia di Piazza di Spagna o la Fontana del Tritone di piazza Barberini, o al monumentale Baldacchino realizzato per la Basilica di San Pietro. Anche il progetto dell’imponente colonnato posto all’esterno della basilica, simbolo della cristianità per i fedeli di tutto il mondo, porta la firma di Bernini.

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Dall’alto: il colonnato della Basilica di San Pietro, la Barcaccia, il Baldacchino e la Fontana del Tritone a Roma

Il ratto di Proserpina: dal mito alla scultura

In campo scultoreo sono degni di nota i complessi statuari attualmente conservati presso la Galleria Borghese di Roma. Per ricordare questo artista immenso, oggi ve ne presentiamo uno: Il ratto di Proserpina (1621-1622). Il complesso marmoreo, commissionato a Bernini dal cardinale Scipione, rappresenta un episodio della mitologia greco-romana. Plutone, dio degli inferi, rapisce la bella Proserpina per farla sua, sottraendola a sua madre e portandola con sé nell’Ade. Secondo il mito, grazie a Giove la fanciulla poté poi tornare sulla Terra, sebbene solo per sei mesi l’anno poiché, essendosi cibata del melograno, considerato il frutto dei morti, non le fu più concesso di rimanervi in via permanente. Da qui, il mito divenne per gli antichi fonte d’ispirazione per spiegare l’alternarsi delle stagioni.

Nel vivo dell’opera

Nell’opera in questione, Bernini porta in scena, quasi come su un palcoscenico, il climax, il momento di massima tensione in cui il dio afferra Proserpina, determinato a trascinarla via con sé, mentre lei tenta disperatamente di divincolarsi. L’artista coglie i corpi contrapposti e animati da una drammaticità teatrale capace di rendere le figure quasi umane agli occhi di chi le osserva.

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Gian Lorenzo Bernini, Il ratto di Proserpina, 1621-1622, marmo, 255 cm, Galleria Borghese, Roma.

Ciò è quanto più vero se ci si sofferma sul dettaglio magistralmente riuscito delle mani di Plutone che affondano le dita nella carne di Proserpina. La genialità dell’artista sta proprio in questo: nello sfidare i limiti di un materiale come il marmo creando un effetto di straordinaria veridicità.

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Il ratto di Proserpina – dettaglio

Cogliendo le figure in movimento, Bernini pone l’accento sulla dinamicità dei corpi: la scultura seicentesca sembra quasi prender vita sotto l’occhio dell’osservatore, in conformità con lo stile barocco dell’epoca, che faceva del dinamismo delle forme umane e della loro accentuata espressività due dei suoi capisaldi. Questo è evidente tanto nella figura di Plutone, ritratto in tutta la sua possente fisicità, con i muscoli ben definiti e in tensione, quanto in quella di Proserpina, che fa di tutto per sottrarsi a lui, con la sua gestualità esasperata.

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Dettaglio di Proserpina

La giovane, però, nulla può al cospetto del dio, che la cinge con fermezza, sebbene questa tenti di sfuggirgli e di respingerlo, allontanando il suo volto con l’aiuto delle proprie mani. I corpi quasi si fondono, occupando uno spazio che si estende in senso verticale. Nulla è statico nell’opera di Bernini: in un’ottica tipicamente barocca, ogni elemento conferisce all’intero complesso un senso di grande vivacità, in contrapposizione ai dettami dell’armonia classica che avevano caratterizzato l’epoca rinascimentale, contribuendo a catturare l’attenzione di chi la osserva e favorendone il coinvolgimento.

Laureata in Mediazione Linguistica, non potrebbe immaginare la sua vita senza libri. Appassionata di editoria e traduzione, ama l’arte e la musica e adora i gatti. Collabora con l’app DailyArt come correttrice di bozze ed è al suo esordio come traduttrice editoriale con “I racconti di Burnett”.