Art Shapes
properzia-de-rossi-ritratto
Arte

Properzia de’ Rossi: la bellezza in un nocciolo di ciliegia6 minuti di lettura

Le donne nell’arte hanno sempre dovuto ritagliarsi uno spazio con estrema fatica, finendo comunque dimenticate nelle pieghe del tempo. Una di loro riuscì a diventare l’unica donna ad apparire nelle Vite, la famosissima raccolta di biografie dei “più eccellenti pittori, scultori e architettori” realizzata da Giorgio Vasari nel 1550.

Properzia de’ Rossi venne celebrata accanto a nomi come Donatello, Michelangelo e Leonardo; eppure oggi il suo nome non dice molto nemmeno a chi ha studiato storia dell’arte, restando nell’oblio. Properzia era una scultrice, la prima di cui si abbia notizia nella storia dell’arte.

Properzia de’ Rossi: un nome perduto

Nata a Bologna nel 1490 e qui morta a soli 40 anni, Properzia de Rossi era figlia di un notaio di larghe vedute, che accortosi dell’incredibile talento della figlia la mandò a studiare nella bottega del celebre incisore Marcantonio Raimondi.

Le sue capacità le permisero di entrare nella cerchia del medaglista Raibolini, detto il Francia, una delle figure più eminenti della Bologna dell’epoca e da lì approdare al cantiere della basilica di San Petronio. Ogni artista prima di accedere a commissioni così importanti doveva dimostrare il suo talento attraverso una “prova”: Properzia scolpì il busto di un nobile bolognese attirandosi il plauso dell’intera giuria e ottenendo la commessa.

Dai documenti presenti negli archivi sappiamo che l’artista venne pagata alla pari degli altri colleghi al lavoro sulla basilica, precisamente la cifra di sette lire e sei quattrini per le “sibille, angeli e un quadro di marmo” scolpiti per le decorazioni del portale principale.

Le sue opere più impressionanti però risalgono a prima e dopo il suo arrivo al cantiere di San Petronio: da giovane autodidatta si distinse per la scultura precisa e minuta di noccioli di ciliegia e pesca, incastonati come cammei all’interno di gioielli e spille. Celebre la sua Spilla delle 100 teste, un monile al cui centro campeggia un nocciolo di ciliegia intagliato con decine di figurine umane realizzate con incredibile maestria o il reliquiario della famiglia Grassi, realizzato incastonando tra oro e pietre dure noccioli di pesca ritraenti santi e martiri.

La scultura che destò maggiori attenzioni da parte di artisti e intellettuali dell’epoca fu Giuseppe e la moglie di Putifarre, un bassorilievo in marmo in cui tutta la sua abilità si svela con delicatezza e intuizione psicologica. Fu quest’opera a destare l’attenzione di Vasari verso la giovane scultrice della “città dotta” e farle meritare un posto nella sua raccolta di biografie.

Il tema biblico è tra quelli che più mette in cattiva luce le donne, dipinte come tentatrici senza scrupoli. La moglie di Putifarre, nobile egiziano, si invaghì di Giuseppe, il giovane schiavo comprato dal marito e messo a capo dell’amministrazione della casa. L’uomo però la rifiuta, scatenando l’ira della donna che lo accusa di averla violentata e mandandolo in prigione.

Properzia affronta il tema in modo inedito, mettendo al centro della scena la donna, che con risolutezza afferra le vesti di Giuseppe e lo riporta a sé. La moglie di Putifarre è forte e determinata, con una fisicità seducente e una nudità appena ammiccata dal seno scoperto quasi per caso. Non è una donna lasciva e volgare, ma una persona ferita che tenta di trattenere a sé un uomo che non la ama. Oltre a Vasari anche il pittore Parmigianino, maestro di quello stile definito come “Manierismo” apprezzò enormemente le intuizioni di Properzia.

L’arte è una cosa da uomini

In vita Properzia ovviamente non fu esente da critiche e ostruzionismo da parte dei suoi stessi colleghi. Poco tempo dopo essere entrata al cantiere della basilica di San Petronio la donna scelse di andarsene, abbandonando una commissione prestigiosa e una paga sicura. Il motivo è da ricercarsi nelle malelingue dei colleghi artisti, in particolare dell’Aspertini, che mise in giro voci maligne nei suoi confronti, tali da vedersi decurtare la paga rispetto agli uomini.

Properzia non era una che si lasciava mettere i piedi in testa e finì in tribunale per aver malmenato l’Aspertini e altri compagni di lavoro, abbandonando per sempre San Petronio.

Prima di andarsene però realizzò quel Giuseppe e la moglie di Putifarre che lasciò di stucco intellettuali e artisti, come a voler dimostrare il suo reale talento al netto delle invidie dei colleghi. Vasari diede all’ardore dell’opera una motivazione particolare:

[…] un leggiadrissimo quadro, dove (percioché in quel tempo la misera donna era innamoratissima d’un bel giovane, il quale pareva che poco di lei si curasse) fece la moglie del maestro di casa di Faraone che, innamoratosi di Iosep, quasi disperata del tanto pregarlo, a l’ultimo gli toglie la veste d’attorno con una donnesca grazia e piú che mirabile. Fu questa opera da tutti riputata bellissima et a llei di gran sodisfazzione, parendole con questa figura del vecchio Testamento avere isfogato in parte l’ardentissima sua passione.

Giorgio Vasari
Properzia de’ Rossi, Giuseppe e la moglie di Putifarre, 1526, Museo di S. Petronio, Bologna

Secondo Vasari (che spesso dava alla realizzazione dei capolavori retroscena avvicenti) Properzia era innamorata del bel Anton Galeazzo Malvasia, che non la ricambiò mai, dipingendone l’immagine di donna infelice che si getta nel lavoro per scordare le pene d’amore. La realtà però è ben diversa: sappiamo per certo da alcuni documenti dell’epoca che Properzia fu per molto tempo la compagna di Malvasia, con il quale conviveva senza sposarlo. Infatti il documento conservato all’archivio di Bologna la chiama “pubblica concubina”.

Vasari racconta che anche il papa Clemente VII venne a conoscenza dell’enorme talento della scultrice e nel 1530, recatosi a Bologna per l’incoronazione di Carlo V, chiese di incontrarla. Purtroppo arrivò tardi: Properzia de’ Rossi era morta di peste quattro giorni prima e sepolta nella chiesa di Santa Maria della Morte.

Chissà cosa avrebbe potuto realizzare alle dipendenze di uno dei papi più attivi nel mecenatismo delle arti, che commissionò a Michelangelo il Giudizio Universale e realizzò la Biblioteca Vaticana. Forse il suo nome sarebbe riuscito a sopravvivere alla prova dei tempi come quello dei suoi colleghi uomini.

Laureata in Arti, Patrimoni e Mercati nel 2019, scrive di arte, cinema e lifestyle da diversi anni per diverse testate online, tra cui Milano Weekend, Artslife e Trend Online. Nel 2021 fonda Art Shapes per dare voce a chiunque voglia esplorare tutte le forme dell'arte