
Postmodern Jukebox: il viaggio nel tempo della musica in 4 minuti3 minuti di lettura
La vita va avanti, cambia, muta, ci rende diversi: alle volte scopriamo di esserci trasformati nella versione migliore di noi stessi, alle volte in quella peggiore. Ma c’è una cosa che non cambierà mai, per quanto il tempo possa passare, per quanto noi possiamo cambiare, rendendoci spesso degli estranei perfino a noi stessi: la musica che ascoltiamo e che ci accompagna ogni giorno.
Sul tram, sull’autobus, in treno aspettando di arrivare alla sede della nostra università, in bicicletta, mentre facciamo sport, nel tempo libero, a volte anche al lavoro. In ogni fase della nostra vita c’è stata una canzone o addirittura un intero genere musicale che ci ha attratti come api verso il polline per il modo in cui parlava di noi e della nostra esperienza.
Un progetto vintage

Il bello della musica è proprio questo: è un linguaggio che chiunque può capire, che coinvolge tutti e che non lascia indifferente nessuno. E questo concetto è stato sicuramente interiorizzato dagli artisti che compongono la Postmodern Jukebox. Fenomeno in costante crescita ed evoluzione, questa band dalle mille sfaccettature prismatiche è nata dalla rivoluzionaria idea del giovane pianista Scott Bradlee.
Curioso e appassionato, con un’evidente inclinazione per le sonorità d’altri tempi, Scott ha coinvolto una moltitudine di artisti eccellenti nel suo progetto, dando inizio a collaborazioni azzeccate e mostrandoci in questo viaggio nel tempo come la musica degli anni ‘20, ‘30, ‘40 e oltre abbia ancora moltissimo da dire e comunicare.
Ebbene si, il suo è un vero e proprio viaggio nel tempo musicale: appassionato da sempre di jazz, swing e ragtime, Scott Bradlee e la Postmodern Jukebox propongono tramite i loro video su Youtube coinvolgenti rivisitazioni di canzoni moderne in chiave vintage, interpretate da artisti sempre diversi con la comune passione per un tipo di musica e di spettacolo che oggi si fa fatica a trovare altrove.
Le cover della band
Tra le canzoni riarrangiate abbiamo la famosissima Don’t stop believin’ dei Journey, Maps dei Maroon 5, caratterizzata da un incalzante stile anni ‘70, una romantica versione di You’ve got a friend in me in un connubio tra il contrabbasso di Casey Abrams e pianoforte, una cover jazz di Dancing Queen degli intramontabili ABBA e Thriller di Michael Jackson, impreziosita dallo sfavillante stile anni ‘30.
Tra le varie performance presenti sul canale Youtube del variegato gruppo non si può non menzionare un pezzo veramente unico nel suo genere: due anni fa usciva una complessa e sorprendente versione della colonna sonora di una delle sitcom più famose al mondo, Friends.
La cover in questione prevede un excursus storico dalla durata di 4 minuti circa che mostra al pubblico non solo i diversi stili musicali che si sono susseguiti nelle varie decadi del secolo scorso (a partire dagli anni ‘20, fino ad arrivare al 1990), ma anche gli abiti indossati durante le performance dell’epoca e i passi di danza più in voga che facevano scatenare sulle piste ed emozionare uomini e donne di un secolo fa.
Una collaborazione inaspettata

I ragazzi della Postmodern Jukebok però non si sono limitati a incantarci in questo racconto corale attraverso i decenni, hanno fatto di più: arrivati agli anni ‘90, proprio quando Friends ha visto i suoi albori sul piccolo schermo, ecco comparire in mezzo agli altri giovani musicisti e ballerini del gruppo due ospiti speciali, che hanno dato al video ancora più significato: il duo che ha creato la sigla della fortunata serie tv, The Rembrandts.
Fermati negli ultimi due anni dalla pandemia, come già accaduto a tanti altri musicisti e cantanti, gli artisti della Postmodern Jukebox sono tornati di recente in Italia durante il loro Grand Reopening Tour per le tappe di Padova e Milano, rispettivamente il 2 e il 3 di giugno.

