
Pietro Longhi, il pittore veneziano del Rinoceronte Clara4 minuti di lettura
Pietro Longhi, all’anagrafe Pietro Falca, ci ha regalato curiosi scorci della vita di tutti i giorni nella Venezia del XVIII° secolo. L’artista, nato nel 1701 nella città lagunare veneta, si formò dapprima sotto la guida del pittore di storia Antonio Balestra e successivamente fu allievo a Bologna di Giuseppe Maria Crespi.
Tuttavia, più che nei cicli storici e religiosi, il suo talento si rivelò appieno nella rappresentazione olio su tela di scene di genere, che oggi ci restituiscono fervida testimonianza dell’aristocrazia del tempo, di cui catturò con garbata ironia gesti e caratteristiche.
Grazie a uno spiccato senso di osservazione del mondo che lo circondava, Pietro Longhi guadagnò crescente popolarità realizzando quadri di piccole dimensioni, che gli venivano via via commissionati. Così tra i soggetti raffigurati troviamo i membri della nobiltà veneziana rappresentati nello svolgimento di attività quotidiane e passatempi, fino ad allora tenuti riservati.

La tecnica pittorica adottata, mai pretenziosa, prediligeva tonalità chiare e brevi pennellate volte ad esaltare l’elaborazione del tessuto di un abito indossato da una nobildonna, così come l’arredo degli interni. Tra le opere di Pietro Longhi più note figura il quadro Il Rinoceronte, del quale ora vi raccontiamo la storia.
Chi è Clara?

Durante il Carnevale del 1751, dopo un lungo tour europeo che la vide protagonista tra l’altro a Rotterdam, Vienna, Parigi, Amburgo e Londra, fece capolino a Venezia la maggiore attrazione della manifestazione: il rinoceronte, o meglio la rinocerontessa Clara.
Portato dal Bengala in Europa dal capitano della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, Douwe Mout van der Meer, l’animale attirò l’interesse di tutti coloro che desideravano vedere l’esemplare esotico dal vivo, come una vera star. Ma non solo. A Clara vennero dedicati arazzi, poesie, canzoni, medaglie e dipinti, come quello realizzato dal francese Jean Baptiste Oudry, che la ritrasse a grandezza naturale, maestosa e regale, immersa in un paesaggio montano.
La fama del rinoceronte è ancora viva, tanto che al Rijksmuseum di Amsterdam è in corso la mostra Clara The Rhinoceros, visitabile fino al 15 gennaio 2023.
Il Rinoceronte di Pietro Longhi

Pietro Longhi dipinse due versioni del Rinoceronte, entrambe su commissione. La prima, realizzata su incarico del nobile veneziano Giovanni Grimani, è conservata al Museo del Settecento Veneziano Cà Rezzonico a Venezia. Mentre la seconda, commissionata da Gerolamo Mocenigo, si trova custodita alla National Gallery di Londra.
Nel dipinto Clara viene raffigurata con la pelle scura, sola e intenta a mangiare del fieno all’interno di un semplice recinto. Sullo sfondo spoglio di una parete di legno, troviamo gli spalti dedicati alla platea, tra cui spiccano i volti mascherati di alcuni spettatori. Come da tradizione durante il Carnevale, questi nascondevano il loro status e la loro identità, mantenendo l’anonimato.
Sulla sinistra scorgiamo un uomo, accreditato come il proprietario dell’animale, che tiene in mano sia il corno rimosso che una frusta, probabilmente per spronarlo al movimento. Tuttavia l’occhio dell’osservatore non può che restare affascinato dai dettagli, quali il pizzo nero della dama centrale nella fila anteriore e gli abiti indossati dalle figure femminili più indietro.
Pietro Longhi riesce a documentare quasi fosse un cronista lo stupore che l’evento porta con sé, inserendo Il Rinoceronte nella cornice mondana del Carnevale veneziano. Carlo Goldoni in un sonetto del 1750 scritto in occasione delle nozze tra Caterina Contarini e Giovanni Grimani, dedicò il primo verso al pittore veneziano:
“Longhi tu che la mia musa sorella chiami del tuo pennel che cerca il vero“
Longhi e gli animali esotici

Però questa non fu l’unica occasione in cui il pittore si cimentò nel ritrarre animali esotici. Durante i festeggiamenti del 1752 l’artista raffigurò un leone che attualmente si trova alla Fondazione Querini Stampalia. Mentre al Palazzo Leoni Montanari di Vicenza è custodito il ritratto dell’elefante Condolio che sbarcò in laguna nel 1774 e che gli fu commissionato dalla nobildonna Marina Pisani Sagredo.

