
L’irriverenza artistica di Piero Manzoni e della Merda d’artista5 minuti di lettura
Oggi, 13 luglio, sarebbe stato l’ottantottesimo compleanno di uno dei grandi protagonisti dell’arte del secolo scorso, Piero Manzoni. Nato a Soncino, provincia di Cremona, nel 1933, ha vissuto praticamente tutta la sua vita a Milano. Qui studiò ed entrò in contatto con la scena artistica milanese riuscendo a diventare lui stesso artista di fama mondiale e figura indimenticabile del panorama artistico.
Le attività culturali sono sempre state una parte fondamentale della vita di Manzoni. Nel 1951, mentre era iscritto all’università Cattolica di Milano era solito frequentare teatri, cinema e assistere a balletti. Un paio d’anni dopo l’attenzione di Manzoni si sposta stabilmente sulla pittura.
Dopo una breve esperienza all’università di Roma nel 1955 Manzoni torna a studiare nel capoluogo lombardo iscrivendosi all’Università degli studi di Milano. Da questo momento in poi Manzoni diventa un assiduo frequentatore della scena artistica milanese che in quel momento vedeva nel Movimento spaziale di Fontana una delle realtà più avanzate insieme al Movimento Nucleare di Enrico Baj. Frequentando gli studi di artisti conoscerà e stringerà amicizia con Ettore Sordini e Angelo Verga, con i quali inizierà il proprio percorso artistico professionale.
La carriera artistica di Piero Manzoni

Il debutto avverrà insieme ai due amici l’11 agosto 1956 alla “IV fiera di Soncino” dove Manzoni attirerà fin da subito critiche positive per i suoi lavori. A dicembre dello stesso anno Manzoni pubblica il primo di una serie di manifesti che caratterizzeranno la sua carriera, Per la scoperta di una zona di immagini. La pubblicazione di testi sempre più impegnativi accresce nel 1957, anno in cui vengono pubblicati: L’arte non è vera creazione e Per una pittura organica.
L’anno successivo diventa il momento nel quale Manzoni incominciò a lavorare sugli Achromes (incolore). Ossia tele, ma non solo, ricoperte di gesso o altro posizionate su quadrati di tessuto o altri materiali. Queste opere vengono prodotte tra il 1957 e il 1963 e intese come uno studio sull’assenza del colore; Manzoni sosteneva infatti che l’infinibilità deve necessariamente essere monocroma. L’artista cercava comunque di creare effetti particolari utilizzando diverse superfici.
Nel 1959 si allontana dal gruppo dei Nucleari e fonda la rivista Azimuth, per la quale contribuiranno con illustrazioni artisti di caratura internazionale come Klein, Jasper Johns e Robert Rauschenberg . Da questo momento in poi, affianco alla ricerca sugli Achromes Manzoni inizierà la produzione di oggetti concettuali noti come i Corpi d’aria, palloncini riempiti ad aria che prenderanno poi il nome di Fiato d’artista.
Lo stile di Manzoni diventa sempre più provocatorio con il passare del tempo, esempi perfetti sono Scultura nello spazio e Linee. Quest’ultima consisteva in una linea di 7200 metri, sigillata in un cilindro e sepolta per essere poi ritrovata. Più avanti progetterà la Base magica, un piedistallo con la firma di Manzoni che doveva avere il potere di elevare ad opera d’arte ogni persona che volesse salirci sopra. Il concetto si “evolverà” poi nella Base del mondo, un piedistallo di ferro capovolto nel parco della fabbrica di Herning, in Danimarca, che elevava il mondo ad opera d’arte.

La Merda d’artista
Ma l’opera d’arte che ancora oggi contraddistingue Piero Manzoni è sicuramente la Merda d’artista. Opera realizzata in novanta esemplari, oggi sparsi per il mondo, che ancora oggi non smette di provocare accese discussioni. L’opera consistette in semplici scatolette per conserve chiuse ermeticamente sulle quale Manzoni attaccò un’etichetta con la dicitura “Merda d’artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961”, successivamente l’artista decise che il prezzo dell’opera sarebbe stato di trenta grammi d’oro.
L’apertura delle scatolette non è prevista, anche perché molto probabilmente non troveremmo al suo interno feci. L’acquirente deve quindi “fidarsi” della parola di Manzoni; l’apertura della scatoletta avrebbe distrutto il valore dell’opera. La scatola diventa quindi una sorta di reliquiario che afferma e garantisce ciò che vi è contenuto. L’artista affermava che il valore simbolico dell’opera d’arte è qualcosa che emerge dal rapporto che ha con l’artista. E proprio da questo rapporto emerge l’aspetto di reliquia dell’opera dall’arte.

L’opera ricorda in molto aspetti i ready-made di Duchamp ma si apre comunque a molte altre chiavi di lettura. Alcuni affermano che l’opera altro non è che una critica al mercato dell’arte che accetterebbe ed eleverebbe ad arte anche la merda se fosse firmata e numerata, esattamente come le scatolette di Manzoni. Indipendentemente dall’oggetto, dal materiale o dal metodo di produzione l’artista, o il mondo dell’arte, è capace di creare oggetti in grado di essere quasi venerati per via del loro status di opera d’arte.
Probabilmente l’intento principale di Manzoni era quello di fare pensare lo spettatore. Egli doveva porsi delle domande riguardo lo status dell’opera d’arte, dell’artista e del mercato dell’arte. Possiamo dire che Manzoni sia riuscito nel suo intento, ancora oggi l’opera fa discutere e continua ad attirare il nostro interesse. Piero Manzoni, con la sua genuina abilità nello scandalizzare, è stato senza ombra di dubbio uno degli artisti più rilevanti del Novecento sapendo innovare l’opera d’arte e approfondendo il rapporto dell’artista con il suo lavoro.

