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Arte

Paul Klee, a spasso con una linea al MASI di Lugano4 minuti di lettura

Paul Klee, nato oggi nel 1879 a Münchenbuchsee, alla linea ha affidato il mondo, portandola a vederlo, a fare una passeggiata. Una di quelle in cui si osserva tutto, si traccia un itinerario ricco. Per questo nel suo passare, a volte elegante a volte ruvido, la linea di Klee ha visto e vissuto musiche, marionette, bambini e angeli, paesaggi e animali, ma anche guerre, malattie, soprusi.

È lei la protagonista della Collezione Sylvie e Jorge Helft, esposta per la prima volta in un contesto museale, il MASI di Lugano, fino all’8 gennaio 2023.

Rivendica la sua autonomia, nei quasi 70 disegni in cui diviene punto di partenza per la trasposizione visiva di un’istinto creativo. Dritta, a zig-zag, verticale o orizzontale, utilizzata in memoria di quella preistorica, con devozione infantile, oppure per creare numeri, lettere, segni e simboli, architetture, creature divertenti o personaggi drammatici. Matite, pastelli, acquerelli, acqueforti e litografie, insieme compongono un coerente percorso che si snoda dal 1914 al 1940, a testimoniare l’importanza del disegno come opera autonoma nella produzione di Klee

Paul Klee
Paul Klee nel suo studio di Berna fotografato da Felix Klee,
estate 1939

La mostra al MASI di Lugano

In una prima sezione della mostra vengono raccolte quelle “forme in divenire”, che riassumono il processo creativo dell’artista: egli disegna o dipinge senza premeditare un soggetto o una scena; questa scaturisce con spontaneità fino ad assomigliare a qualcosa che esiste e rimanda alla realtà che ci circonda. Il riferimento di Klee è l’albero: le radici rappresentano gli stimoli del mondo, il tronco è l’artista, mentre la chioma, estremità germogliante e germogliata, è l’opera una volta realizzatasi. La sua attenzione alla natura, che pur è evidente, non è razionale ed oggettiva, ma è sempre creativa: piccoli organismi del mare diventano occhi, girandole, forme nuove e sorprendenti. 

La sperimentazione caratterizza il percorso di Klee soprattutto a partire dal 1921, quando inizia a insegnare al Bauhaus di Weimar e Deassau. A questo periodo risale una composizione unica nel suo genere e primo acquisto della Collezione Helft, dal titolo Das andere Geisterzimmer (1925).

Ancor più interessante, anche se comune alla maggior parte degli artisti, è l’esplorazione della figura umana e del mondo animale. L’indagine di Klee si rivela subito del tutto personale; bastano infatti pochi elementi, accostamenti di frecce, punti, tracce, a dare vita a figurazioni che non corrispondono a nulla di conosciuto scientificamente, eppure rimandano sempre a qualcosa, a un’espressione, a un atteggiamento, a uomini o animali che, realizzati con lo stesso espediente, si avvicinano tra loro fino quasi a confondersi. Non è inusuale per Klee attribuire caratteristiche animali alle figure umane e viceversa, caratterizzando con elementi antropomorfi ad esempio gli uccelli, come accade in Metamorphose Vogel (1915).

Altro elemento tipico e costante della sua arte è il legame con la musica e con il teatro, tanto che nella mostra una sezione è dedicata al rapporto instaurato con le arti performative, rintracciabile in numerose opere.

Linea e musica nell’opera di Klee

Nell’elaborazione delle opere emergono caratteristiche peculiari della scrittura musicale come la variazione e la polifonia. Tra i personaggi comici e del circo, nei musicisti d’orchestra e di banda, Klee riesce inoltre a ritrovare un campionario di comportamenti umani, rimandi a vicende e a membri della sua cerchia familiare, come accade in Vulgaere Komoedie (1922) e Mamma clown (1930).

Paul Klee, Mamma Clown
Paul Klee, Mamma clown, penna su carta su cartone, 1930. Collezione privata © Nicolas Borel

La linea, che fino ad ora ha camminato armonicamente, ha avuto occasione di meravigliarsi e di indagare, è costretta improvvisamente a divenire rapida, essenziale.

A partire dal 1935, Paul Klee inizia infatti a soffrire di una malattia all’epoca ancora sconosciuta. Nonostante le difficoltà tra il 1937 e il 1939 realizza quasi duemila opere, lottando strenuamente contro il progredire di quella che si scoprirà essere una rara patologia degenerativa. 
Impossibilitato a dipingere in piedi davanti al cavalletto, crea seduto, sul tavolo da disegno.
Le forme assomigliano sempre più a geroglifici, i colori sembrano stesi con le dita, anche per l’impiego di colori a colla d’amido. Ed è così che quella famosa linea inizia a riflettere un movimento sempre più impossibilitato, fino alla fine della sua più importante passeggiata. 

Laureata magistrale in Storia dell'Arte, crede fortemente nella cultura come motore del quotidiano. Ama il cinema fin dai suoi albori, la musica in ogni sua forma, la fotografia, la conoscenza. Scrive soprattutto di Arte, quella cosa capace di parlare dell'essere umano nella sua complessità.