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Arte

Pablo Atchugarry: ultimo mese per visitare la mostra a Palazzo Reale5 minuti di lettura

Al Palazzo Reale di Milano, nella suggestiva Sala delle Cariatidi, ancora fino a fine gennaio è visitabile gratuitamente la mostra Pablo Atchugarry, Vita della materia, a cura di Marco Meneguzzo.

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La riproduzione dell’atelier di Pablo Atchugarry

La grande monografica omaggia la carriera artistica dello scultore uruguaiano Pablo Atchugarry (Montevideo, 1954) che arrivò in Italia negli anni ’70. Le oltre 40 opere esposte, diverse per dimensioni, datazione e materiale, si situano in due sale attigue.

All’ingresso lo spettatore è accolto dal caos di una sorta di laboratorio, una riproduzione dell’atelier a vista che l’artista ha in Uruguay: attrezzi, materiali grezzi, opere di marmo, bronzo laccato e legno di ulivi centenari che raccontano tutto il lavoro e lo sforzo fisico che sta dietro alla creazione di una scultura.

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Pablo Atchugarry. La vita della materia nella Sala delle Cariatidi

La “vita della materia” in mostra

Entrando nella Sala delle Cariatidi, poi, l’atmosfera cambia e si fa maestosa.

La cornice architettonica e i lavori dell’artista, insieme, danno vita ad un connubio unico ed impattante. La pesantezza dei materiali utilizzati si armonizza con la leggiadria delle linee sinuose e la sensazione di morbidezza e lucentezza marmorea. Gli specchi della sala ampliano lo spazio con giochi visivi: il moltiplicarsi delle opere crea una dimensione a sé stante in cui immergersi guardando i lavori a 360 gradi, da più punti di vista.

Il cuore della mostra è il dialogo che l’artista pone in essere con la materia, indagando ed esplorando le superfici, ascoltandole per poterle poi lavorare magistralmente.

Atchugarry dice:

Le mie opere potrebbero essere viste come astratte, ma rappresentano l’essenza dell’essere umano, perciò non sono chiuse: lo sguardo vi passa attraverso per vedere ciò che c’è oltre la materia

L’essenza del divenire, la vita della materia, appunto, come è chiamata la rassegna a cui appartiene questa esposizione, sono centrali anche nel peculiare spazio espositivo. La Sala delle Cariatidi, infatti, mostra ancora i segni dell’incendio che l’ha devastata durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Pablo Atchugarry, La forza della natura (2021) legno di ulivo, 283 x Ø166 cm

Chi è Pablo Atchugarry?

L’artista ha raggiunto la fama internazionale grazie alla sua nutrita produzione di sculture monumentali oggi visibili sia in Europa sia in America Latina. Dagli anni ‘70 iniziano i suoi soggiorni europei che lo portano anche in Italia.

Qui, la sua prima mostra personale, di pittura, è presso la Galleria Visconti di Lecco, a cui seguono altre due mostre nello stesso anno a Milano e a Como. A Lecco, Atchugarry ha realizzato il suo primo progetto monumentale in marmo di Carrara, scolpito da un blocco marmoreo di dodici tonnellate. Successivamente apre un proprio studio lavorando in stretto contatto con il contesto culturale ed artistico italiano.

È dalla fine degli anni ’80 che l’artista comincia a concentrarsi su opere di dimensioni monumentali, che attualmente fanno parte di collezioni pubbliche e private in tutto il mondo.

Nel 2002 riceve il premio “Michelangelo” a Carrara, l’anno seguente rappresenta l’Uruguay alla 50ª Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia

L’artista oggi vive e lavora tra Italia, Stati Uniti e Uruguay, dove si occupa dello sviluppo della Fondazione Pablo Atchugarry e del suo parco di scultura internazionale.

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Pablo Atchugarry nel suo studio

Qual è la storia della Sala delle Cariatidi?

La Sala delle Cariatidi, originariamente chiamata Sala degli Specchi, venne realizzata tra il 1774 e il 1778 grazie al progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, su richiesta di Ferdinando I d’Austria. Una grande sala da ballo ricoperta da specchi su tutta la lunghezza della galleria, da meravigliosi affreschi e stucchi sul soffitto e da ben quaranta cariatidi sulle pareti.

Con i bombardamenti anglo-americani del 1943 però si ebbero danni irreparabili.

Una bomba colpì l’ala est dell’edificio estendendosi, a causa di spostamenti d’aria, ai sottotetti di tutte le sale. Il soffitto e la volta della Sala degli Specchi si frantumarono e crollarono sul pavimento di marmo distruggendolo. L’incendio intaccò anche gli stucchi, distrusse i dipinti e bruciò il gesso delle Cariatidi, decapitandole. Da quel momento in poi la sala prese il nome di Sala delle Cariatidi.

Solo nel 1947 si decise di ricostruire soffitto e pavimento lasciando volutamente inalterato il resto, in memoria dell’accaduto.

Nel 1953 Picasso la scelse come luogo simbolico dove esporre la sua Guernica: da quel momento venne consolidato il suo valore ed il suo utilizzo come spazio espositivo, anche grazie all’attività di Philippe Daverio negli anni ‘90.

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I resti della Sala delle Cariatidi dopo i bombardamenti

Laureata in Arti, Patrimoni e Mercati nel 2020, lavora tra musei en plein air e gallerie d'arte nell'ambito dell'organizzazione, curatela e comunicazione di mostre ed eventi d'arte. Scrive anche per Segnonline.