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Che ne sarebbe dei musei senza le opere d’arte? La salvezza delle pinacoteche4 minuti di lettura

È noto che ogni nazione, regione e località ha un’essenza comune di cultura, un insieme di tradizioni in cui si riconosce e si identifica e di cui è orgogliosa. L’inno, la gastronomia, la storia, persino l’architettura popolare, creano l’identificazione unica di un popolo. Ma facciamo un passo avanti, approdiamo agli edifici artistici in cui troviamo oggetti di diverse epoche che raccontano tradizioni passate e presenti attraverso immagini bidimensionali e tridimensionali. Esatto, stiamo parlando di musei.

Il museo come fortezza

Come sappiamo, questi luoghi in cui sono ospitati pezzi di valore sono nati grazie al collezionismo con i noti gabinetti di curiosità del Cinquecento, il cui scopo era quello di proteggere ed esporre i loro oggetti preziosi. Da allora e fino ad oggi, è stato così. I musei sono diventati un riferimento di prestigio e notorietà culturale, una scusa per molti per lasciare la propria patria e scoprire ciò che gli antenati di una città straniera sono riusciti a ottenere e proteggere durante la storia. Tuttavia, le funzioni dei musei sono molteplici e vanno dalla ricerca, alla conservazione, al restauro e alla divulgazione.

Queste famose istituzioni custodiscono gelosamente fantastiche opere d’arte, così come innumerevoli storie e segreti scoperti che completano l’aura di attrazione dei pezzi. Beh, cosa sarebbe la Monna Lisa senza quest’aura di mistero? Anche se forse la domanda dovrebbe essere: cosa sarebbe il Louvre senza La Gioconda? Dopo tutto, sono le opere che danno al museo la sua fama e rilevanza. Per coloro che hanno visitato il museo parigino, sarà facile ricordare l’immagine della sala quando si entra, vedendo a prima vista quasi il 90% dei visitatori all’interno, tutti ammassati a cercare di ottenere una foto di una delle donne ritratte più famigerate della storia, e poi, in fondo, si può apprezzare l’opera. 

Le opere d’arte sono il biglietto da visita di un museo, e i musei usano questo potere per attirare l’attenzione del pubblico. Per esempio, un museo spagnolo ha iniziato una campagna pubblicitaria dopo aver ricevuto in prestito un’opera di Sandro Botticelli. È l’unico ritratto dell’artista nel paese, ed è senza dubbio un’ottima opportunità per l’istituzione di attirare più visitatori.

Botticelli, S. Ritratto di Michele Marullo Tarcaniota. Museo delle Belle Arti di Valencia

L’opera d’arte versus la Covid-19

Il peso che ricade sulle opere che sostengono i musei è davvero alto, dato che sono le linee di vita di queste istituzioni senza scopo di lucro. Il successo delle mostre dipende da loro, il loro contenuto e la firma dell’autore sono il pedigree che posiziona i musei tra i più rinomati del mondo. Inoltre, sono la salvezza in tempi di crisi, dato che, anche se è moralmente sbagliato, alcune pinacoteche sono state costrette in diverse occasioni a vendere le opere per mantenere i loro lavoratori e, quindi, per continuare con i loro progetti.

Questo tipo di attività si è accentuato durante la pandemia, e molti musei privati ne sono stati testimoni, come la Royal Academy di Londra che ha messo in vendita il suo Tondo Taddei di Michelangelo per salvare 150 dei suoi lavoratori. O il Brooklyn Museum che, trovandosi in una situazione economica difficile, ha scelto di vendere 12 opere, tra cui lavori di Dubuffet, Lucas Cranach il Vecchio, Corot, Courbet e Monet.

Da sinistra: Corot, Monet e Lucas Cranach il Vecchio

Le collezioni in custodia pubblica

Questa situazione estrema in cui una collezione museale si libera di un pezzo del suo inventario, deve essere compresa in un contesto in cui le leggi statali giocano un ruolo fondamentale. Non in tutti i paesi la vendita di opere d’arte come beni che possono essere utilizzati per coprire un bisogno è autorizzata.

Negli Stati Uniti, per esempio, la vendita di opere è permessa a condizione che il denaro sia usato per comprarne di nuove. Tuttavia, a causa della pandemia, il continente americano ha allentato queste direttive per permettere ad alcuni dei suoi musei di sopravvivere. Di fronte a questa pratica, sono sorti una serie di dibattiti controversi in cui entra in gioco la moralità, così come la necessità imperativa di trovare nuovi metodi di finanziamento e sussistenza.

Secondo l‘ICOM (International Council of Museums),

le collezioni dei musei sono beni in custodia pubblica e non dovrebbero essere considerate come un bene realizzabile. Le entrate o i compensi ricevuti dalla rimozione di oggetti o esemplari dalla collezione di un museo dovrebbero essere usati esclusivamente a beneficio della collezione e, come regola generale, per nuove acquisizioni“.

Il punto è che questi beni preziosi, che sono l’identità di tanti e che uniscono tanti altri, finiscono per diventare non solo oggetti di interesse culturale, ma anche la linfa vitale dei musei, le basi su cui costruire nuovi progetti, i pilastri su cui costruire relazioni con i musei stranieri, oltre ad essere il motore che permette loro di continuare a generare interesse nelle generazioni presenti e future. 

Storica dell'arte specializzata nel mercato dell'arte, due binomi su cui mi piace riflettere data la loro importante presenza nella società e la loro capacità di studiare mode e tendenze. Un punto di vista interessante da cui osservare la nostra evoluzione e il nostro bisogno di raccogliere oggetti.