
Occhiali Neri: la recensione del nuovo film di Dario Argento4 minuti di lettura
Dario Argento è un nome a cui tutti i fan del grande cinema horror sono legati. Si tratta di un nume tutelare di quello che è stato il cinema di genere in Italia, fratello di una famiglia di maestri dell’orrore Made in Italy che comprende Pupi Avati, Lucio Fulci e Ruggero Deodato.
Per questo motivo, nonostante un flop dietro l’altro, gli amanti dell’horror torneranno in sala speranzosi di vedere sullo schermo il Dario Argento di Profondo Rosso, Suspiria, L’uccello dalle piume di cristallo e tanti altri film divenuti classici. Occhiali Neri è l’ultimo prodotto del Maestro e no, nemmeno questo è lontanamente paragonabile ai suoi illustri predecessori. Il film è stato presentato al 72° Festival di Berlino e sarà al cinema dal 24 febbraio.
Occhiali Neri, un passo ulteriore nello sprofondo
Diana è una escort di successo, finché non viene puntata da un misterioso killer a bordo di un furgone bianco. Fuggendo dall’uomo si ritrova vittima di un drammatico incidente, in cui perderà per sempre la vista. La sua vita e la sua carriera sembrano finite, ma a vedere per lei arrivano Nerea, il suo cane guida e Chin, il bambino unico sopravvissuto al tragico incidente d’auto in cui sono morti i suoi genitori.
La quotidianità di Diana, che lentamente si sta riprendendo dall’incidente, è funestata dal killer ancora a piede libero e che non intende mollare la presa finché non l’avrà uccisa.

Dario Argento torna alla regia dieci anni dopo il flop di Dracula 3D del 2012 con un film che dovrebbe incarnare una commistione tra horror e thriller. Il punto è il totale fallimento di questo e altri propositi che non traspaiono minimamente dalla messa in scena e dalla sceneggiatura. I dialoghi sono piatti e privi di pathos, le motivazioni dei personaggi mancano totalmente o sono debolissime (quella dell’assassino è al limite del ridicolo) e le loro azioni sfiorano momenti comici da film demenziale in stile Scary Movie. I 90 minuti di visione del film suscitano sensazioni che passano dall’ilarità all’imbarazzo per procura (il famoso cringe. Sì, lo abbiamo scritto davvero), ma mai e poi mai tensione o angoscia per la protagonista.
Dario Argento, dove sei?

Vedere l’ennesimo film del Maestro del brivido fallire ogni proposito così clamorosamente è una fitta al cuore per qualsiasi amante dell’horror e del cinema in generale. La regia è fiacca e stanca, manca qualunque guizzo della mano di Argento, gli attori sono lasciati alla deriva in balia di una sceneggiatura che sembra scritta dagli autori de Gli Occhi del Cuore. La commistione di pessima recitazione e pessima scrittura fa sembrare Occhiali Neri un filmetto amatoriale girato da liceali, con soluzioni al limite del degradante, come la scena dello stagno con i serpenti (da annali del disastro, specialmente sapendo che potenziale avrebbe avuto una scena simile girata da un Dario Argento in forma).
La recitazione di Ilenia Pastorelli, del piccolo Andrea Zhang e di tutti i personaggi secondari è un ulteriore peso che trascina a fondo il film. A non uscirne così male è Asia Argento, nel ruolo Rita, amica e assistente per non vedenti. Il suo personaggio le calza e l’attrice riesce a rimanere a galla nel pantano.
Un ultimo appunto va alle musiche, che nelle intenzioni di Dario Argento dovevano essere curate dai Daft Punk. L’accordo è però finito in un nulla di fatto e la colonna sonora è andata ad Arnaud Rebotini. Nonostante si noti il tentativo di dare dinamicità, il montaggio sonoro è disastroso, con una colonna sonora così ingombrante da coprire i dialoghi di alcune scene (forse volevano farci un favore) e che sembrano inseguire senza raggiungerle le storiche musiche della carriera di Argento.
In estrema sintesi, Occhiali Neri è un film adatto più alla televisione di seconda serata che al cinema, un’occasione nuovamente sprecata per il 21° film del Maestro, un regista che ha saputo rivoluzionare e cambiare per sempre un genere come l’horror.

