
Quando la paura mangia l’anima: la mostra al Pac di Milano6 minuti di lettura
Quando la paura mangia l’anima è la mostra dell’artista polacco Artur Żmijewski a cura di Diego Sileo presso il PAC di Milano. Inaugurata il 29 marzo, l’esposizione sarà visitabile fino al 12 giugno 2022.

L’impatto di questa sua prima personale in Italia è potente, attuale e profondo. Le opere – installazioni, fotografie, video e sculture – sono in parte lavori storici e in parte più recenti, realizzati site-specific per lo spazio del PAC, architettura di Ignazio Gardella.

Nell’esposizione viene indagato il concetto di paura, inteso come paura del diverso, della malattia, dei disturbi mentali, della disabilità, dell’ignoto.
Al centro concetti quali il corpo che parla attraverso azioni o semplicemente mediante il suo stato d’essere, i meccanismi di potere e dell’oppressione, i conflitti di vario genere che mostrano l’istintiva inclinazione umana al male.

La simbolizzazione utilizzata da Żmijewski esplora il sentimento della paura, che in tante situazioni attuali diventa padrona nelle nostre vite. Il titolo stesso fa riferimento al film di Rainer Werner Fassbinder intitolato La paura mangia l’anima, espressione usata da arabi e nordafricani per descrivere la loro condizione di immigrati e di paura perenne.
Le opere site-specific: Refugees/Cardboards
Tra le tre opere concepite appositamente per la mostra, nella prima sala è presente Refugees/Cardboards, una serie fotografica ispirata alla crisi dei rifugiati di inizio 2021 al confine tra Bielorussia e Polonia. Nell’opera i migranti sembrano figure ieratiche in contrasto con lo sfondo nero da cui sembrano emergere, pacifici ma determinati a combattere per i loro diritti.

Compassion e la Project Room
Compassion è la seconda opera presente realizzata nel 2022 dall’artista polacco. Qui emerge con forza la sua indagine sul corpo e su come questo, insieme a una serie di delicatissimi equilibri psichici che lo sorreggono, ci renda unici.
Il video prodotto da Żmijewski si ispira al lavoro di Vincenzo Neri, neurologo bolognese che nel XX secolo ha dedicato gran parte dei suoi studi al linguaggio del corpo in presenza di malattie psichiche. Il lavoro dello studioso inizia all’ospedale La Salpêtrière di Parigi per poi proseguire in Italia.
Neri filma i pazienti per studiarne i movimenti stimolati dalla loro malattia: il mezzo foto-cinematografico diventa strumento clinico capace di registrare per documentare ma anche di rivelare l’invisibile per renderlo un dato da analizzare. Il neurologo diviene così pioniere del cinema scientifico e lascia un importante archivio.

Nella Project Room del Pac sono esposti fotografie, riprese cinematografiche, radiografie e molti altri reperti che erano utilizzati come metodo diagnostico e mezzo di divulgazione, e che oggi costituiscono un vero e proprio database clinico, realizzato da Neri in più di mezzo secolo.
Proprio da una riflessione su questo materiale nasce il video Compassion, in cui Żmijewski filma l’azione performativa di alcuni attori e attrici, creando un legame di empatia con i pazienti documentati da Neri.

Political Gestures
Sulla balconata del Pac viene presentata Political Gestures, una sequenza di fotografie che mettono in risalto la gestualità del potere politico dittatoriale. Il lavoro, realizzato per il Pac con la tecnica della cronofotografia e focalizzato sullo studio della violenza gestuale, si ispira all’iconografia della propaganda hitleriana. Le figure sembrano collocate secondo un andamento ad arco, guidato dalla disposizione delle mani: i soggetti crescono d’intensità fino a raggiungere un momento di picco centrale in cui il volto è più grande e segnato dall’ira per poi scendere di intensità, come il movimento delle fasi lunari.

Le sculture e le opere storiche
Di grande impatto sicuramente è anche il parterre abitato da sculture che si affacciano alle grandi vetrate che danno sul giardino della GAM. Le sculture, risultato del lavoro di Żmijewski con Pawel Althamer, altro artista polacco, richiamano la tematica della fisicità e delle sue caratteristiche. Figure realizzate con materiali metallici, in particolare ferro, dalle linee geometriche che giocano combinando pieni e vuoti, dando via ad un dinamismo interno alla materia.

Le altre opere in mostra sono principalmente video e fotografie, realizzate in momenti diversi della vita dell’artista ma tutti coerenti con la linea di studio e di ricerca che Żmijewski porta avanti da anni: la corporeità sviluppata sotto molteplici aspetti, tra cui l’essere diverso, la percezione e la sensazione che si hanno quando ci si trova di fronte a qualcuno di estraneo, sconosciuto, malato.
La paura vista come un sentimento incontrollato e travolgente che scatena reazioni differenti nell’animo umano.

