
John Madu in mostra da Fondazione Mudima con Year of the masque3 minuti di lettura
Fondazione Mudima a Milano ospita Year of the Masque, prima mostra in Italia dell’artista nigeriano contemporaneo John Madu.
Il percorso espositivo, visitabile fino all’8 luglio, si snoda sui due piani della fondazione e riunisce alcuni lavori della produzione più recente di Madu.

John Madu e la nuova avanguardia africana
Negli ultimi anni l’arte contemporanea africana sta vivendo un periodo particolarmente felice a livello internazionale. Molti artisti africani stanno ottenendo ottimi risultati nelle principali aste, partecipano a fiere e sempre più mostre sono loro dedicate.
Non stupisce, quindi, la scelta di Fondazione Mudima di ospitare la prima personale italiana di Madu, artista ecclettico e una delle personalità principali della nuova avanguardia che dà voce all’arte contemporanea nella regione dell’Africa occidentale.
Artisti che, attraverso la ritrattistica e la figurazione, cercano di distruggere secoli di razzismo, eliminandone i costrutti negativi e celebrando uomini e donne nere.

Anche Madu con i propri lavori cercare di gettare uno sguardo critico sulla decolonizzazione e sul rapporto di potere ineguale tra Europa e Africa. Le sue tele raccontano aspetti e peculiarità della cultura nigeriana, ne indagano la storia, evidenziando i problemi lasciati in eredità dal colonialismo.
Temi quali difficoltà economiche, corruzione politica, brutalità delle forze dell’ordine e tribalismo sono al centro della sua produzione.
Year of the Masque
Il riferimento alla maschera, nel titolo della mostra, fa riferimento proprio all’ambiguità con cui i paesi occidentali hanno condotto il processo di decolonizzazione, abbandonando spesso le ex colonie quando ormai non conveniva loro restare e lasciando irrisolti numerosi problemi. Essa, però, simboleggia anche tutte le contraddizioni che caratterizzano le situazioni della vita umana.

Sedici sono le tele esposte, tutte di dimensioni monumentali e che raffigurano scene e soggetti abbastanza surreali. Quello che colpisce maggiormente è l’uso dei colori, vibranti, accesi e accostati in modo audace, e la grande attenzione ai dettagli.
Le opere di Madu sono ricche di citazioni prese sia dalla mitologia africana che dalla storia dell’arte occidentale. Così nella stessa opera compaiono tessuti wax e girasoli ispirati alle opere di Van Gogh. In una tela compare una riproduzione dell’Urlo di Munch, in un’altra La Grande Onda di Hokusai, in un’altra ancora una latta di zuppa Campbell, resa celebre da Warhol.

Tutti questi elementi rivelano l’influenza non solo dell’arte, ma anche della moda, del design e della cultura pop. Si evidenzia così un ulteriore tema di riflessione nella produzione dell’artista, ovvero la globalizzazione. Madu è cresciuto a Lagos e la città ha profondamente influenzato la sua visione dell’arte e della cultura, tuttavia, al giorno d’oggi nessuna cultura è “pura”. Gli scambi, i viaggi e la tecnologia hanno favorito l’incontro, lo scambio e la contaminazione di tradizioni diverse.
Il loro accostamento consente all’artista di navigare senza soluzione di continuità tra tradizione e modernità, tra immaginazione e realtà. Il risultato può spesso apparire straniante, ma di certo l’osservatore non può che restare sbalordito di fronte a una ricerca artistica condotta in modo innovativo e assolutamente personale.

