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Arte

Festival, una mostra contro la morte. Intervista a Francesco Lauretta6 minuti di lettura

Festival è la prima antologica mai realizzata dell’artista Francesco Lauretta (Ispica, Ragusa, 1964). La mostra si muove tra le sale dei tre piani del MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone ed è stata curata da Francesca Guerisoli, nuova direttrice artistica del museo.

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Francesco Lauretta, Idola, 1998, olio su tela, 115×210 cm

Le circa cinquanta opere, esposte secondo un ordinamento tematico, accompagnano il visitatore alla scoperta del percorso creativo dell’artista. L’atmosfera è appunto quella vivace di una festa, di un Festival. Vivacità cromatica, attenzione al dettaglio, soggetti folcloristici – angeli che cantano, processioni, feste di paese, funerali, mercati rionali, contadini – e tanti i riferimenti a luoghi ed eventi della sua vita personale.

Dipinti, disegni, sculture, azioni ed installazioni: dagli esordi con Idola (1998), la sua prima processione dipinta esposta nella sua prima mostra di pittura alla Galleria Carbone (Torino) fino alle serie di opere più recenti su cui l’artista sta lavorando attualmente. Direttamente sulle pareti, sparsi tra i tre livelli dell’edificio, gli Spolveri (2021), realizzati site-specific con una tecnica pittorica che permette di riportare un disegno su una superficie – come con gli affreschi.

Molti gli autoritratti in cui l’artista assume altre vesti, come nella serie Dottor Pasavento, di cui fa parte il dipinto che era stato acquisito dal Museo con il Premio Lissone Pittura 2020/2021. Alternati tra i quadri, Pneuma (2018), vasi in ceramica rotti, sculture fatte di accumuli, metafora del continuo farsi, frantumarsi e rigenerarsi delle immagini che fanno deragliare il tempo.

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Francesco Lauretta, Festival, exhibition view, MAC di Lissone

La mostra accoglie anche una sorta di diario di viaggio dell’artista – nonché fine pensatore e autore di scritti filosofici – che accompagna il visitatore suggerendogli significati e storie. Abbiamo voluto proseguire idealmente questo racconto con una breve intervista.

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Che cos’è Festival per te?

Festival è una mostra contro la morte. In fondo tutta la mia opera se ne struscia: la chiama, l’avvisa, e fa finta che non esista aggirandola. Il doppio, dalle foto-coppie d’esordio alla maschera di Pasavento alle prove dei disegni dei ritratti ai morti, dalle feste alle copie dell’immagine, sono tutte prove che hanno a che fare con la morte.

Non a caso la (mia) figurazione aveva a che fare con il cadavere o mummia – io stesso mi definivo tassidermista – mentre adesso lo sforzo è quello, mio ma non solo mio, di riportarla in vita: come gli scienziati stanno progettando di fare con il mammuth. In Festival entra in gioco una tensione che svela quanto, col tempo, è maturato il mio modo di vivere e intendere l’arte. Vita e morte, insomma. L’arte ha a che fare con questo struscio drammatico e kitsch, in fondo. Festival è festa, una esorcizzazione contro la morte. Tutto è in bilico, le sfumature che attraversano le esistenze e le inesistenze sono molteplici, incalcolabili e il trauma s’erge come fuochi d’artificio di fine festa. Il ronzio rimane, e c’eravamo pur noi.

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Francesco Lauretta, Bagnanti, exhibition view, MAC di Lissone

Visitando la mostra si ha la sensazione di venire accompagnati all’interno della tua vita e di averne alcuni scorci. Le tue opere sono uno specchio di emozioni. Si leggono i sentimenti che provi e questo costante connubio tra entusiasmo per la vita e tormento della morte… significa un nuovo inizio? È un inno alla speranza?  

Le Bagnanti sognano una vita pulita, rigenerata, e non a caso occupano uno spazio riservato in Festival. Sono corpi esplosi e incontenibili per energia, sono corpi che esplodono di gioia, che urlano la vita. Tutta la mia opera, o almeno da alcuni anni in poi, tradiscono un’idea di fine e si approssimano a qualcosa che va oltre. L’affanno mio è quello di rendere possibile quest’oltre, che significa condursi avanti. Non sono un nostalgico e tutto quanto mi incuriosisce mi spalanca sempre una visione, sontuosa, di speranza, di possibilità.

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Francesco Lauretta, Dolce, 2003, olio e catrame su tela, 180 x 121 cm

Se dovessi scegliere l’opera più significativa per te ora, quale sarebbe e perchè?

Delle opere “riviste” quella che mi ha impressionato è stata Dolce. È stato uno choc rivedere quel corteo funebre che, però, è un gloria, inno alla vita di un’esistenza trascorsa. Dolce è il funerale di mio nonno. Mi ha impressionato semplicemente come è stato dipinto – che non ricordavo (2003). Un rosa dominante e bitume.

Ricordo che per una velatura sbagliata a un certo punto, con il quadro ormai terminato, il colore cominciò a bollire, letteralmente, tutta la tela cominciò ad animarsi formandosi minuscole bolle che scoppiavano. Credetti di averlo perso. Poi una volta asciutto ricordo di aver tolto la pelle della pittura, quella che riuscivo a tirare via almeno, come pelle di serpente e lasciatolo decantare ho ritoccato alcune parti usando i vari rosa con bitume per tornire la via. Il risultato è impressionante. Pochi tocchi di colore, apparentemente semplici tocchi, e minime variazioni di tono formarono un’aura che rendeva le figure dipinte come spettri, una processione commovente e dolce di anime trascorse.

Anche la tela usata, un cotone rude, ha contribuito a fare di questo quadro un’opera preziosa, e forse unica nel mio corso. Non credo avrei le forze né il coraggio di allora per ributtarmi in un lavoro del genere: troppo facile e complicato il gesto pittorico. Un po’ come chiedere a Vladimir Samojlovič Horovic di suonare una sonata di Mozart, semplicemente complicatissimo per mani e cervello abituati a correre velocemente. 

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Francesco Lauretta, Festival, exhibition view, MAC di Lissone

La personale di Francesco Lauretta è visitabile fino al 29 gennaio 2022. Durante il periodo espositivo, l’artista riproporrà per il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone la performance “Scuola di Santa Rosa” (luogo e data in via di definizione) e nel corso del finissage verrà presentato il catalogo della mostra.

Laureata in Arti, Patrimoni e Mercati nel 2020, lavora tra musei en plein air e gallerie d'arte nell'ambito dell'organizzazione, curatela e comunicazione di mostre ed eventi d'arte. Scrive anche per Segnonline.