
Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista in mostra alla Villa Reale di Monza6 minuti di lettura
La mostra Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista è la nuova monografica di uno degli artisti più geniali, “dannati” e sensibili del Novecento italiano. Prorogata di una settimana e quindi visitabile ancora fino all’8 maggio, è curata da Sandro Parmiggiani, prodotta e organizzata da ViDi in collaborazione con il Comune di Monza e il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.

L’esposizione è allestita nell’Orangerie, progettata nel 1790 dall’architetto Piermarini ed originariamente utilizzata come serra per gli agrumi e per piante esotiche e rare.
Il percorso espositivo
Novanta opere, tra dipinti, sculture, incisioni e disegni, ripercorrono la vicenda umana e creativa di Antonio Ligabue, regalandoci uno sguardo completo sulla sua vita e sul suo modus operandi artistico, sulla fusione tra vita ed arte. Le opere vanno dagli anni venti del secolo scorso fino al 1962, quando una paresi lo costrinse alla fine della sua produzione.
I due poli principali lungo i quali si sviluppa la mostra sono: gli animali, selvaggi e domestici, e gli autoritratti. Sono però presenti anche scene di vita agreste o paesaggi padani, nei quali irrompono, come un flusso di coscienza legato all’infanzia, le raffigurazioni dei castelli, delle chiese, delle guglie e delle case della natia Svizzera, dov’era nato e dove aveva vissuto fino all’espulsione nel 1919.

L’artista trascorre una vita umilissima e travagliata, tra manicomi e umiliazioni, rimanendo a lungo sottovalutato per la sua produzione artistica ma tenacemente attaccato.
Antonio Ligabue può essere considerato un espressionista tragico.
Nei dipinti con gli animali della foresta emerge la continua lotta e sfida per la sopravvivenza, con il più debole destinato a soccombere. Negli autoritratti fanno da padrone la durezza della vita, la perenne condizione di angoscia, desolazione e smarrimento; nei disegni e nelle incisioni il senso autentico del “reale”; nelle sculture l’animalità interpretata con straordinaria precisione anatomica.
I disegni e le incisioni
Ligabue durante la sua carriera scolastica fu uno studente mediocre ma eccelleva nel disegno. I disegni e le incisioni sono testimonianza dello studio e della conoscenza anatomica -soprattutto di animali-, oltre che di una grande abilità tecnica. I suoi studi dei soggetti erano avvenuti direttamente sul campo: nei circhi, nei giardini botanici e zoo, nel Museo Civico di Reggio Emilia dove erano esposti animali imbalsamati, nei libri illustrati.
Sono circa un centinaio le lastre che l’artista ha inciso, poi affidate all’incisore Alberto Manfredi per la stampa e per la tiratura. L’abilità di Ligabue è innegabile, sia nell’acquaforte sia nella puntasecca.

I dipinti con gli animali
Ligabue ha realizzato moltissime opere dove gli animali sono protagonisti. In un primo periodo emergono scene di vita quotidiana nelle terre della Bassa reggiana, dove visse dal 1919 fino alla sua morte. In particolare, paesaggi con case contadine, episodi di lavori nei campi, con la presenza di animali domestici che aiutano le fatiche dell’uomo. Si alternano dipinti di paesaggi con borghi svizzeri che riaffiorano nella sua memoria dei primi vent’anni di vita.

La lotta di animali della foresta è un’altra fondamentale tematica: l’artista utilizza un approccio completamente peculiare, quasi sciamanico. Quando si accingeva a dipingere un animale feroce, egli contorceva il proprio corpo fino a stravolgerne l’anatomia, emetteva i versi della bestia, cercando di immedesimarsi in quella creatura animale e di acquisirne lo spirito vitale.
Questo metodo gli era utile per raggiungere le informazioni necessarie a rappresentare pittoricamente gli animali. L’identificazione con il soggetto del suo dipinto era fondamentale per poterlo rappresentare sia esteriormente che interiormente, lavorando ad esempio sulla loro pratica vitale della caccia e dell’autodifesa, essenziali per la sopravvivenza.

Tra i suoi capolavori è presente “Caccia” (1955) che rappresenta una scena in cui alcuni cani vanno all’assalto di due maschi di alce in lotta tra di loro, mentre irrompe una carrozza trainata da cavalli al galoppo. Il cielo è solcato da un fulmine dall’andamento a zig zag. L’albero presenta un incavo scuro sul suo tronco, come un occhio (elemento molto potente e frequente in moltissime delle sue opere) che riprende quelli degli animali in corsa.

Gli autoritratti
L’artista ha dato vita a oltre centottanta autoritratti, specchi del suo agitato animo.
Ligabue si pone in primo piano occupando quasi tutto lo spazio della tela, mentre lo sfondo è spesso un paesaggio neutro fatto di cielo, alberi e terra. Sono ricorrenti alcuni elementi: il gozzo ipertrofico, le marcate rughe, gli occhi quasi iniettati di sangue, il grosso naso. Segnali del tempo che inesorabilmente scorre, pesante in lui. Lo sguardo non è mai diretto allo spettatore ma sembra in allerta, pronto a percepire ciò che avviene dietro di lui, come un animale braccato che sa che avrà la peggio.

Le sculture
Il percorso espositivo termina in uno spazio circolare e splendidamente affrescato, la Rotonda, che collega l’ala bassa di sinistra della Villa con il Serrone (o Orangerie).
Tra le prime opere realizzate dall’artista vi sono delle sculture create con l’argilla che trovava sugli argini del Po, spesso prima biascicata in bocca. Con il tempo ne creò altre rappresentando animali, ritratti e immagini caricaturali. Anche in questo caso egli dimostra di avere una piena conoscenza di corpi, posture, movimenti degli animali, sia in situazione di quiete che di lotta, nonché padronanza di nozioni di anatomia.
Molte delle sue terrecotte sono andate perdute, spesso distrutte dall’artista stesso in momenti di furore. Alcune sono state successivamente fuse in bronzo, in tirature limitate.


