
La grande retrospettiva di Anish Kapoor alle Galleria dell’Accademia a Venezia. Un dialogo con i maestri rinascimentali5 minuti di lettura
Gallerie dell’Accademia a Venezia ripartono dal contemporaneo e dedicano una grande mostra all’artista anglo-indiano Anish Kapoor.
L’esposizione fa parte di un più amplio progetto delle Gallerie, che già da qualche anno hanno aperto le proprie porte all’arte contemporanea. Il museo si ricollega così alla propria origine di accademia per la formazione di artisti e accoglie la sfida di mettere in dialogo passato e presente.
Due sedi per la grande retrospettiva di Anish Kapoor
La mostra si terrà dal 20 aprile al 9 ottobre 2022, in concomitanza della prossima Biennale d’arte, e sarà curata dallo storico dell’arte Taco Dibbits (Direttore generale del Rijksmuseum di Amsterdam).
Il Direttore delle Gallerie, Giulio Manieri Elia, ha inoltre svelato che due saranno i poli espositivi. Le Gallerie dell’Accademia, appunto, e Palazzo Manfrin, attualmente in fase di restauro e che diventerà anche sede della fondazione di Kapoor a Venezia.
Saranno circa venti le opere esposte alle Gallerie e una trentina quelle a Palazzo Manfrin. Si tratterà di una retrospettiva in cui si seguiranno le tappe fondamentali del percorso artistico di Kapoor. Ad affiancare questo nucleo di opere ci saranno anche dei lavori completamente inediti.
Non mancheranno opere realizzate con l’ormai celeberrimo vantablack, il pigmento nero più scuro dell’universo, di cui Kapoor detiene il monopolio d’utilizzo in ambito artistico.

©Anish Kapoor. Tutti I diritti riservati DACS, 2021
Spazio, luce e colore: Anish Kapoor e i maestri rinascimentali.
La scelta di una mostra di arte contemporanea, in particolare di Kapoor, alle Gallerie dell’Accademia non è affatto casuale.
Al centro del lavoro dell’artista, infatti, vi è una riflessione su spazio, colore, luce e prospettiva. Gli stessi elementi si ritrovano nei dipinti degli artisti rinascimentale esposti alle Gallerie. Questo, quindi, il legame tra Rinascimento e contemporaneità, da cui si svilupperà la mostra, instaurando un dialogo e un confronto tra opere di così diversa epoca.
Kapoor, in virtù delle sue originali e profonde ricerche sul colore, sulla luce, sulla prospettiva e sullo spazio, va alla radice stessa dei principi della pittura rinascimentale veneta, ne indaga l’essenza e riesce a dialogare intimamente su un piano ideale – potremmo dire anche concettuale – con l’opera di Giovanni Bellini, di Giorgione, di Tiziano, di Veronese e di Tintoretto.
Giulio Manieri Elia
Venezia, città dell’oscurità
Anche la scelta di Venezia come sede della propria fondazione e di una retrospettiva è dettata dai legami che la città ha con l’arte di Kapoor. Si dice spesso che Firenze sia la città del disegno, mentre Venezia quella del dipinto. Più che su questa differenza, però, l’artista si concentra su altri elementi che, a suo parere, caratterizzano le due città.
Firenze è la città della luce, Venezia quella dell’oscurità. Secondo Kapoor, vi è qualcosa di pericoloso e oscuro nell’acqua; un’acqua materna che fluisce in maniera quasi freudiana. Fa pensare a Visconti e alla sua versione cinematografica de La morte a Venezia, ricorda la bruma, la malinconia e la dicotomia tra ciò che è presente e ciò che è assente.
Ricorda anche opere come il Marsia di Tiziano e la Tempesta di Giorgione, dipinti in cui sembra esserci qualcosa di pericoloso in agguato. Per il tipo di lavori che Kapoor vuole realizzare questo è esattamente ciò che lo interessa; la sua arte, infatti, va in profondità, scava nei significati della realtà.

Foto: Paola Martinez ©Anish Kapoor. Tutti I diritti riservati DACS, 2021
Uno scultore che è un pittore
Kapoor stesso si vede come “uno scultore che è anche un pittore” e nelle sue opere c’è spesso una fluidità tra scultura e pittura. Tra immagine e oggetto, materiale e immateriale si stabilisce una relazione particolare. L’oggetto non è mai solo qualcosa di fisico.
I suoi primi lavori, per esempio, sono caratterizzati dall’uso di pigmenti. Quest’ultimo elemento è fisico e materico, eppure possiede in sé l’alterità del colore, qualcosa di immateriali.

Foto: Ela Bialkowska © Galleria Continua
Kapoor ha poi lavorato molto con oggetti vuoti e con il nero più nero dell’universo, fino ad arrivare all’idea dei non-oggetti.
In particolare, il nero più nero dell’universo (il vantablack) riflette il 99,8% di luce e, di fatto, fa l’opposto della pittura. Se infatti un oggetto o una superficie dipinta compare e si presenta alla vista, un oggetto ricoperto con questo nero è come se scomparisse.
Una piega così dipinta scompare letteralmente, non esiste più. In questo modo, Kapoor propone di andare oltre l’oggetto, oltre l’essere. Il concetto fondamentale è che tutta l’arte ha una doppia vita: tutte le opere d’arte sono qualcosa di contemporaneamente fisico e non fisico. È questa la dualità che interessa Kapoor e che egli cerca di indagare.
Una mostra da non perdere
La retrospettiva di Kapoor si preannuncia un grande evento da non perdere, un appuntamento che gli appassionati di arte non possono mancare.
Quando: dal 20 aprile al 9 ottobre 2022
Dove: Gallerie dell’Accademia, Campo della Carità, Dorsoduro 1050, Venezia e Palazzo Manfrin, Fondamenta Venier, 342, Venezia.

