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Cinema

Monica Vitti, 91 anni fa nasceva la musa del cinema italiano7 minuti di lettura

Il 3 novembre del 1931 nasceva Monica Vitti, mattatrice per eccellenza dei sentimenti e capace di interpretare una moltitudine di donne diverse sullo schermo, regalandoci sempre ritratti puri e commoventi, caratterizzati da quell’inconfondibile e graffiante voce strozzata che ha fatto la storia del cinema italiano

Nata Maria Luisa Ceciarelli, l’attrice romana scopre immediatamente l’amore per il teatro e decide quindi di iscriversi all’Accademia nazionale di arte drammatica di Roma, sotto la guida del maestro Silvio D’Amico. 

Sarà però dopo gli anni del teatro a nascere il vero mito di Monica Vitti, che debutterà sul grande schermo e rapirà il cuore di tutti gli italiani con le sue interpretazioni complesse e variegate: dalla drammaticità e l’introspezione delle donne del cinema di Antonioni, a quelle più comiche ed espressive della commedia italiana

Le donne dell’incomunicabilità

“Mi fanno male i capelli, gli occhi, la gola, la bocca!”

Recita così Monica Vitti in Deserto Rosso (1964), il quarto capitolo della tetralogia dell’incomunicabilità firmata Michelangelo Antonioni, lasciandoci in eredità una battuta enigmatica e tagliente, che forse potrebbe sintetizzare perfettamente quella nube di mistero che ha sempre aleggiato sulla sua immagine. 

Sarà proprio il regista ferrarese a stravolgere la vita dell’attrice, quando nel 1957 la vede in una sala di regia e afferma “Ha una bella nuca, potrebbe fare del cinema”; da qui non solo nasce una storia d’amore e d’amicizia, ma ha inizio la carriera cinematografica di Monica Vitti.

È, infatti, nel 1960 che interpreta Claudia ne L’avventura, una donna enigmatica e distante, che con la sua elegante bellezza incanta decine e decine di siciliani in una celebre scena del film. La pellicola è girata nei luoghi più sperduti di un’isola delle Eolie, in cui la sparizione di un’amica fa da sfondo a una storia di silenzi e infelicità, mettendo su una vera e propria metafora sulla precarietà dei sentimenti nella società moderna dell’alta borghesia e del boom economico. 

L’anno successivo, nel 1961, ancora sotto la regia di Antonioni, l’attrice interpreta Valentina nel film La notte. Qui sembrerebbe avere un ruolo secondario, ma è il suo personaggio che tesse sotto gli occhi incantati dello spettatore la storia dei due coniugi e di una travagliata e ormai conclusa storia d’amore. Qui Monica Vitti indossa le vesti di una ragazza intrigante e misteriosa, che non cede al ruolo di classica femme fatale e con seduzione ed eleganza ci fa dono di un’interpretazione magistrale. 

Con L’eclisse (1962), che inizialmente doveva essere l’ultimo capitolo di quella che era stata pensata come una trilogia, troviamo Vittoria, una donna che mette fine alla sua relazione sentimentale e ne inizia un’altra con un agente di cambio, nel film interpretato da un frenetico e affascinante Alain Delon. L’obiettivo di Antonioni è tutto qui, rappresentare i rapporti vacui e superficiali di una società che non sa più cosa dirsi e la figura di Vittoria ne è l’emblema: brevi innamoramenti, se così vogliamo chiamarli, che non sfociano mai nell’amore vero e proprio, ma si perdono e si stagnano in quella che è un’eclisse dei sentimenti. 

Infine, una Ravenna post-industriale fa da sfondo a Deserto Rosso, in cui una superba Monica Vitti interpreta Giuliana, in questo dramma interiore a colori che descrive il delicato stato d’animo della protagonista e la sua depressione, che con le sue espressioni di inquietudine, angoscia e tristezza rappresenta il suo spaesamento e smarrimento in un ambiente a cui non sente di appartenere, mentre si domanda se “c’è nel mondo un posto dove si va a stare meglio”.

Le donne della commedia italiana

Quando Monica Vitti stupisce tutti e nel ’68 interpreta Assunta Patanè in La ragazza con la pistola, probabilmente non sa che sta per scrivere la storia della commedia italiana, ma è proprio lei ad affermare: “Scoprire di far ridere è stato come scoprire di essere la figlia del re”.

A mettere in risalto la sua verve comica è il regista Mario Monicelli, amico di Antonioni, che decide di far interpretare proprio a Monica Vitti questa buffa ragazza siciliana che, disonorata, vola a Londra per minacciare il farabutto che è fuggito e pretendere un matrimonio riparatore. Con un accento siciliano un po’ goffo ma emblematico, una parrucca con una lunga treccia bruna e frasi come Un pezzo di mammo sono, La ragazza con la pistola segna l’inizio della carriera comica di Monica Vitti.

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La ragazza con la pistola (1968)

A seguire troviamo interpretazioni uniche che hanno contribuito a rendere ancor più gloriosa la figura dell’attrice, come in Amore mio aiutami (1969) diretto da Alberto Sordi, in cui Monica Vitti è una donna sposata che a un certo punto si ritrova attratta da un altro uomo e decide di chiedere consiglio e aiuto proprio al marito, non trovandosi però in una situazione del tutto rosea. 

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La sua immensa ironia, carica di quella malinconia che l’ha sempre caratterizzata, l’accompagna tra gli anni ’70 e ’80 al fianco dei più grandi pilastri del cinema italiano, da Vittorio Gassman a Marcello Mastroianni, con il quale nel 1970 appare sul grande schermo nel film Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca. Qui Monica Vitti è una bizzarra fioraia romana, Adelaide, che si ritrova in un triangolo amoroso diretto da Ettore Scola, dove la sua vita imprevedibile e dal  retrogusto amaro è interpretata magistralmente, deliziandoci con il suo talento eclettico e inarrivabile. 

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Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca (1970)

Non è un caso se Monica Vitti è riuscita a far innamorare, nel senso più profondo e puro del termine, milioni di italiani, ritrovandosi con film come Teresa la ladra (1973), Polvere di stelle (1973), L’anatra all’arancia (1975), Io so che tu sai che io so (1982) e molti altri ancora, a indossare le vesti più disparate, con quella mimica facciale impagabile e difficile da dimenticare e sempre con ironia ed eleganza, facendosi spazio in un cinema popolato per gran parte solo da uomini e diventando ispirazione per tutti.

Il vuoto in seguito al ritiro dai riflettori e alla sua scomparsa proprio lo scorso febbraio è stato mitigato dall’enorme eredità che ci ha lasciato, rappresentando una donna e artista sensibile, acuta, unica. 

Buon compleanno Monica, di te non si potrà mai parlare al passato. 

Nata e cresciuta tra le acque del mare tarantino, ma trasferita sulle sponde dei Navigli. Laureata in Lettere moderne, avida lettrice e indecisa cronica. Tutto ciò che faccio nella vita parte dalle mie passioni: la scrittura, l’editoria e l’arte. Mi piace comprare più libri di quanti ne possa mai leggere, tatuare persone, recitare a memoria i dialoghi di Antonioni e piangere sopra i dischi di Nick Cave.