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Cinema

Minari: coltivare la speranza4 minuti di lettura

Disponibile nelle sale italiane dallo scorso 26 aprile, Minari è una saga familiare parzialmente ispirata all’autobiografia del suo regista e sceneggiatore, Lee Isaac Chung, figlio di immigranti dalla Corea del Sud cresciuto in Arkansas.

Film personale ed intimo, Minari ha ricevuto svariate candidature, e ha vinto i premi Oscar, BAFTA e SAG Awards 2021 per la migliore attrice non protagonista (Yoon Yeo-jeong nei panni della nonna Soon-ja) e il Golden Globe 2021 per il miglior film straniero.

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Jacob che contempla la sua proprietà con i figli David ed Anne

Difficoltà iniziali e nonne atipiche

Minari racconta le vicende della famiglia Yi, che nel 1983 si trasferisce dalla California in una zona rurale dell’Arkansas per permettere al padre Jacob (Steven Yeun, The Walking Dead) di realizzare il suo sogno: dar vita ad una fattoria in cui coltivare i prodotti agricoli tipici della cucina coreana, per venderli agli altri immigrati coreani, che già da qualche anno stavano espatriando in massa alla volta della America. Ad accompagnarlo in questo fatidico viaggio ci sono la moglie Monica (Han Ye-ri) e i due figli, Anne (Noel Kate Cho) e il piccolo David (Alan Kim).

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Jacob e suo figlio David alla ricerca dell’acqua

Come accade spesso nella vita, quando si incomincia un progetto ambizioso, all’inizio le cose non sono facili: la nuova casa è isolata e cade a pezzi, mentre il terreno destinato alla coltivazione è sprovvisto di un impianto di irrigazione. Al contrario di Jacob, che vede dall’altra parte di queste sfide una ragione per impegnarsi e restare ottimista, Monica percepisce solo un’incombente minaccia di dissesto finanziario e un pericolo per la salute del figlio, minacciata da un soffio cardiaco che necessita di controlli costanti.

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Soon-ja pianta il minari

Il precario equilibrio della famiglia viene ulteriormente messo alla prova dall’arrivo dalla Corea della madre di Monica, stravagante e imprevedibile. Soon-ja (Yoon Yeo-jeong) è una nonna decisamente atipica: “non sa cucinare, né fare i biscotti e dice le parolacce”. Ciononostante, si rivelerà un personaggio fondamentale all’interno della storia, accompagnando gli Yi verso il finale ottimista, in un percorso di riscoperta dell’amore che li unisce, in grado di superare qualsiasi difficoltà.

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La famiglia Yi

L’universalità dei piccoli gesti

Minari è un racconto bucolico, fatto di piccoli gesti, di momenti intimi che rappresentano una quotidianità autentica e poco spettacolare, eppure perfettamente in grado di trasmettere e rappresentare sentimenti universali, seguendo un ritmo posato, in tipico stile orientale: un lirismo sublime che, alternando campi lunghi sulle sconfinate campagne dell’Arkansas e dettagli di oggetti emblematici della vita rurale, conferisce eleganza e poesia alla narrazione.

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Jacob e Monica che si abbracciano

Il simbolismo del minari

Il minari è un’erba aromatica, una sorta di prezzemolo piccante, tipica delle ricette tradizionali della cucina coreana e ingrediente chiave del kimchi, il piatto nazionale. Si distingue per la sua capacità di crescere ovunque, anche in zone poco adatte alla coltivazione: assurge, dunque, a metafora di resilienza e determinazione, entrambi tratti fondamentali della personalità di Jacob, convinto sostenitore dei miti del sogno americano e del self-made man.

Considerata da questo punto di vista, la scelta del minari sembra voler ricordare allo spettatore che, nonostante gli imprevisti e le difficoltà che la vita inevitabilmente riserva, la pazienza e l’affetto profondo che alimenta i legami familiari hanno il potere di far rifiorire un amore in crisi e far realizzare un sogno che sembrava impossibile.

Laureato in Filologia moderna e vincitore del Premio Overthinker 2022. Cambio identità troppo spesso per pretendere di fissarla in una biografia. Nel tempo libero scrivo di cinema su Art Shapes.