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Musica

Max Pezzali, 54 anni coronati di successi3 minuti di lettura

Ne è passato di tempo da quando Massimo Pezzali era ancora un ragazzino con una vocalità straordinaria ma sconosciuto al pubblico radiofonico. Gli anni Novanta lo vedono iniziare una lunga scalata in un settore certamente bello ma dove è necessario avere l’occasione giusta per farsi notare, in cui insomma bisogna trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Nato a Pavia 54 anni fa, interista convinto, fonda insieme all’amico Mauro Repetto il gruppo 883 di cui diventa solista e con il quale collabora fino al 2004, anno in cui decide di proseguire da solo intraprendendo un percorso tutto suo che lo ha portato dall’essere Max degli 883 a Max.

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Max e gli 883, un esordio pieno di successi

Uno stile leggero e diretto ha fatto la fortuna di Max Pezzali. Avvalendosi delle competenze musicali degli 883, sforna canzoni destinate a imporsi quali testimoni di un’epoca, quella che va dalla fine degli anni ‘80 ai primi anni degli anni ‘90.

Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, “Sei un mito”, “Nord sud ovest est”, “Come mai”, “La donna il sogno & il grande incubo”, “La dura legge del gol”, “Grazie mille”, “Uno in più”; tutte impresse nella memoria di quanti sono cresciuti in quel periodo in cui i primi cd si imponevano e mostravano di riuscire a convivere con le ultime cassette e le matite impegnate a svolgerne i nastri.

Le sue abilità cantautoriali Max le mette, però, a disposizione anche degli amici; infatti, affida “Finalmente tu” a Fiorello che, dal palco dell’Ariston di Sanremo fa subito diventare il brano un successo.

Solista ma non solitario

Avvenuto il divorzio dagli 883, Max decide di intraprendere un percorso artistico in totale autonomia collaborando con altri musicisti, come ha sempre fatto sin dagli inizi della sua carriera, e recentemente con Fedez, Baby K, ma anche Benji e Fede, gli Ex-Otago, l’insuperabile Cristina D’Avena oltre ai già amatissimi Baglioni, Venditti, Cremonini, Renga e tanti altri.

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Max Pezzali, Renga e Nek: live al Nelson Mandela Forum, data fiorentina del tour del 2018

Ma chi ha ucciso l’Uomo Ragno?

Uno dei testi che rappresenta al meglio la sua fortunata affermazione è Hanno ucciso l’Uomo Ragno”: duro attacco al consumismo, colpevole di distruggere valori e sentimenti a favore del materialismo e della frivolezza sponsorizzati dal sistema mediatico, il cui condizionamento non è secondo alla criminalità. E quando gli è stato chiesto chi o che cosa rappresentasse l’Uomo Ragno, ha risposto:

Rappresentava la purezza adolescenziale ammazzata dal mondo degli adulti. Forse non è morto. Mi piace pensare che sia ancora da qualche parte a coltivare il sogno, la chimera.

Un tale messaggio si può ravvisare nello stesso ritornello che ben lo riassume con poche ma chiare parole.

“Hanno ucciso l’Uomo Ragno, chi sia stato non si sa
Forse quelli della mala, forse la pubblicità
Hanno ucciso l’Uomo Ragno, non si sa neanche il perché
Avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè.”

Laureata in Lettere Moderne (I livello), si è avvicinata al mondo della comunicazione frequentando un corso di formazione avanzata in Digital editor, incentrato principalmente sulla creazione di contenuti scritti o multimediali. Ascolta musica e legge di tutto