
Max Ernst a Milano: la magia terribile del Surrealismo4 minuti di lettura
Ha aperto il 4 ottobre a Palazzo Reale a Milano la prima retrospettiva mai dedicata in Italia a Max Ernst, artista poliedrico che ha attraversato il Novecento e le sue vicende artistiche e umane.
In mostra oltre 400 opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, fotografie, gioielli e libri illustrati, a raccontare una figura che ha declinato le visioni magnifiche e terribili del Surrealismo senza limitazioni.
Il grande percorso artistico di Max Ernst
La mostra, curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech si serve di prestiti eccezionali provenienti da grandi musei, fondazioni e collezioni private italiane ed estere, tra cui la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection, il Museo di Ca’ Pesaro di Venezia, la Tate Gallery di Londra e il Centre Pompidou di Parigi per citarne solo alcuni.
Il percorso di visita è strutturato con grande intelligenza, alternando suddivisione biografica e tematica e mettendo a confronto opere d’arte, disegni, fotografie e libri che concorrono a dare un’idea quanto più chiara possibile di un artista tanto poliedrico quanto costante nella sua ricerca di suggestioni che scaturiscono dall’assurdo e dal fantastico per raccontare l’Europa dei suoi tempi, fucina di enormi cambiamenti sociali e politici che lo porteranno a emigrare negli Stati Uniti e vedere le sue opere esposte alla famigerata mostra sull'”arte degenerata” del 1937.
A introdurre il visitatore alla mostra l’opera Oedipus Rex, realizzata esattamente cento anni fa. Da qui l’immersione nel mondo di Max Ernst, prima con la vita in Germania e gli orrori visti in prima persona durante la Grande Guerra e il periodo Dada, poi il ritorno alla vita e alla casa di Eaubonne, qui ricostruita con alcuni preziosi frammenti, dove visse un tanto breve quanto intenso ménage a trois con Gala e Paul Éluard.
In questa seconda parte prendono piede le prime impressioni surrealiste, l’incontro con André Breton e una nuova divampante stagione artistica.

Collezione privata, Svizzera
Lo scontro con l’orrore dei totalitarismi in Europa sembra spezzare l’ironica magia delle sue opere, portando l’artista verso lidi più cupi, dove gli stessi simboli ricorrenti (gli elementi naturali, gli uccelli e i riferimenti classici) diventano forieri di paura e morte.
Il cambio di rotta si legge nell’opera più emblematica della mostra, L’angelo del focolare (1937), un mostro dal corpo impalpabile e sfuggente, che sembra sul punto di gettarsi in picchiata contro qualcosa, o qualcuno.
Il dipinto dà un volto all’angoscia dilagante che aleggiava sull’Europa alle porte della Seconda Guerra Mondiale, e che costringeranno Max Ernst alla fuga negli Stati Uniti nel 1941, dove per un breve periodo sposa la collezionista Peggy Guggenheim.
Gli anni dell’America sono gli anni della sperimentazione tecnica, dal dripping al frottage, passando per la creazione di oggetti in oro, argento e rame, cercando in essi la sintesi tra immagine e materia.
La bellezza della natura ispira opere in cui il colore è totalizzante e la figura è espressa attraverso linee essenziali. Di questo periodo è l’opera che Ernst considerava tra le sue creazioni migliori: La festa a Seillans (1964), davanti alla quale amava farsi fotografare.

L’ultima parte della mostra è dedicata al ritorno in Europa e alle fonti d’ispirazione principali di Max Ernst, dagli elementi della natura all’arte del passato fino alle più recenti scoperte scientifiche.
In particolare l’artista tedesco fu grandemente affascinato dalla corsa allo spazio degli anni Sessanta, a cui è dedicata la sezione di chiusura della mostra. La cosmologia si unisce alla crittografia, con l’uso di linguaggi misteriosi e affascinanti proprio come l’osservazione e la lettura della volta celeste.
Tra le opere esposte spicca Maximiliana o l’esercizio illegale dell’astronomia (1964), omaggio all’affascinante figura dell’astronomo tedesco Wilhelm Tempel, che pur non avendo alcuna preparazione accademica riuscì a scoprire nella sua lunga carriera, trascorsa anche all’Osservatorio di Brera a Milano e all’osservatorio di Arcetri a Firenze, ben 21 comete.
La mostra milanese si rivela un’attenta panoramica sulla vita e la carriera di un artista unico nel suo genere, che ha saputo declinare attraverso tutti i linguaggi dell’arte i difficili cambiamenti di un secolo che ha sconvolto l’Europa e il mondo intero.
Dalle numerose sale di cui è composta l’esposizione si esce arricchiti, con il desiderio di approfondire ancora la figura di Max Ernst, arrivando allo scopo ultimo a cui sono chiamate le mostre: insegnare e spingere alla curiosità.
Max Ernst a Milano: info utili
Max Ernst, dal 4 ottobre 2022 al 23 febbraio 2023
Palazzo Reale, Piazza del Duomo, 12 Milano
Orari:
- Da martedì a domenica: 10-19:30. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
- Giovedì chiusura alle 22:30
- Lunedì chiuso
Biglietti:
- Open: 17 €
- Intero: 15 €
- Ridotto: 13 €
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Electa, da una guida e da una nuova edizione, sempre di Electa, di due opere fondamentali di Paola Dècina Lombardi sul movimento surrealista: Surrealismo 1919-1969. Ribellione e immaginazione e La donna, la libertà, l’amore. Un’antologia sul surrealismo.

