
Marcel Duchamp, Fountaine e la rivoluzione dei Ready-made6 minuti di lettura
Esattamente 134 anni fa, in un piccolo paese della Normandia, nacque uno degli artisti più rivoluzionari e controversi del Novecento e non solo, Marcel Duchamp. Fountaine, l’opera che più di tutte si associa a questo artista, rimane tutt’oggi una delle opere più chiacchierate e discusse della storia dell’arte.
La sua sfacciata irriverenza ha infatti pochi eguali. Ma proprio per questo motivo Marcel Duchamp rimane tutt’oggi uno degli artisti più influenti e conosciuti di sempre. Il suo lavoro troverà continuità in diversi artisti e costituirà il punto di partenza per movimenti artistici successivi come quello dell’arte concettuale.
Influenze e primi lavori
Terzo di sei fratelli, Marcel Duchamp venne introdotto all’arte proprio dai suoi due fratelli maggiori, Raymond Duchamp-Villon e Jacques Villon. Al trio di artisti va poi aggiunta la sorella Suzanne, scultrice. Tutti e quattro vissero di arte anche se alla fine fu Marcel a riscuotere il successo maggiore. Nel 1904 si trasferì a Parigi, dove raggiunse i due fratelli e dove si iscrisse all’ Académie Julian. Qui vi rimase a studiare fino all’anno successivo.
Ma fu proprio nella capitale francese che la carriera artistica vera e propria di Duchamp incominciò. Le prime opere dell’artista francese risentono dell’influenza dei fratelli. I due erano membri del Groupe de Puteaux, movimento molto vicino al cubismo. Lo stile cubista è infatti presente nei primi lavori di Duchamp, ma questi riescono comunque a distinguersi in maniera particolare. Piuttosto che decostruire lo spazio, come nella migliore tradizione cubista, i suoi lavori volevano sottolineare il movimento di un corpo. Questa particolare caratteristica si vede perfettamente in Nudo che scende le scale (n. 2) (1912), opera che scatenerà sconcerto e stupore a New York nel 1913.

Nello stesso anno Duchamp incomincerà ad andare oltre alla pittura e al disegno sperimentando tecniche e stili differenti. Da questo periodo sperimentale emergono disegni e appunti che contribuiranno poi a creare, anni dopo, una delle più grandi opere di Duchamp, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, nota anche come Grande Vetro. Opera composta da due lastre di vetro poste una sull’altra sulle quali vennero rappresentati diversi elementi a raffigurazione di un amore impossibile tra una sposa e il suo corteggiatore.
Possiamo considerare questa prima deviazione dalla pittura come il punto di partenza di un percorso che porterà poi l’artista francese a sviluppare, dal 1914, i celebri ready-made.
Ready-made
Se volessimo fornire una definizione semplice e diretta dei ready-made potremmo dire che si trattano di oggetti comuni, facilmente acquistabili da chiunque, a cui un’artista decide di “rimuovere” la sua funzione basilare, ossia ciò per cui è stato creato, per trasformarlo in opera d’arte. Molto spesso senza un qualsiasi tipo di intervento.

Duchamp fu il primo a sdoganare il termine ready-made all’interno del mondo dell’arte. Al contrario di quanto tutti pensano non lo fece con Bicycle Wheel. La ruota di bicicletta, infatti, benché possa ricordare un ready-made, era stata fissata su uno sgabello. Questa composizione impedisce la classificazione della ruota come ready-made.
Duchamp non ha preso qualcosa di già esistente ma lo ha costruito ed esposto. Lo stesso Duchamp definisce l’opera come più una scultura su una base. In ogni caso Bicycle Wheel prosegue quell’interesse per il movimento che caratterizzava il Nudo che scende le scale.
L’anno successivo, 1914, sarà l’anno del primo ready-made vero e proprio, Bottle Rack. Quest’opera ha infatti tutto il necessario per essere considerata un ready-made. È un oggetto di uso comune che Duchamp trovò in un bazar e che decise di trasformare in opera d’arte in quanto, secondo lui, costituiva “pura indifferenza visuale”.

Fountaine
Quest’opera possiede un posto di rilievo all’interno di tutta la produzione di Marcel Duchamp ed è probabilmente il ready-made più famoso di tutti, e non solo tra quelli dell’artista francese. Un’opera che scatenò una vera e propria ondata di sconcerto tra il pubblico e costringendo esperti e teorici a rivedere il concetto stesso di opera d’arte.
L’opera non è altro che un normalissimo orinatoio che Duchamp comprò, ribaltò e rinominò Fountaine (Fontana). L’opera è poi firmata con il nome “R. Mutt”. Nome e autore fornirono all’orinatoio gli attributi essenziali per renderlo una vera e propria opera d’arte. Nonostante gli sforzi di Duchamp, la commissione che doveva decidere se esporre l’opera decise che non avrebbe dato spazio all’opera. Ma Duchamp non si arrese e trovò un modo molto particolare per far parlare dell’opera.
Convinse un suo amico collezionista ad entrare nella galleria e chiedere agli organizzatori dove si trovasse l’opera Fountaine. Al sentirsi dire che l’opera non è esposta l’amico e complice dell’artista francese si mostra scioccato e andandosene più che arrabbiato per questa mancanza.

L’operazione però non finì qui. L’artista francese, infatti, pubblico una serie di articoli dal titolo “Il caso Richard Mutt” nei quali espose alcuni dei concetti più influenti e divisivi che si fossero mai visti all’interno del mondo dell’arte. Dagli articoli emergono quelli che sono gli elementi fondati della visione di Duchamp riguardo all’arte e all’artista. Per lui non era importante se R. Mutt (o Duchamp) avessero effettivamente creato l’orinatoio ribaltato, ciò che conta è lui ha preso un oggetto ordinario e ribaltato in modo che la sua funzione primaria smettesse di esistere sotto il nuovo ruolo di opera d’arte.
Per Duchamp l’artista non deve necessariamente essere in grado di creare gli oggetti che espongono poiché le idee precedono qualsiasi attività o abilità manuale. L’artista francese ribalta l’idea di artista e di opera d’arte che aveva caratterizzato fino a quel momento l’immaginario comune e lo fa non solo usando un oggetto comune ma utilizzando un’oggetto che è lontano dall’essere descritto come bello o elegante, termini che molto spesso venivano associati all’arte.

