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Manet-impressionismo
Arte

Manet l’impressionista. Il bar delle Folies-Bergère2 minuti di lettura

Edouard Manet, nato e morto in Francia, a Parigi (23 gennaio 1832 – 30 aprile 1883) pittore, interprete del movimento preimpressionista e impressionista, sempiterno artista.

Il Bar delle Folies Bergère

Il Bar delle Folies Bergère, dipinto dall’artista due anni prima della morte, è la sua ultima grande opera e una sorta di testamento spirituale. Il messaggio dell’artista, che pure tanto aveva amato la vita e che in varie occasioni si era ispirato alle piacevolezze dell’esistenza, non è totalmente positivo come dimostra lo sguardo malinconico della cameriera.

Édouard Manet, Il bar delle Folies-Bergère, 1882, Olio su tela, 130 x 96 cm, Londra, Courtauld Gallery.

In quest’opera Manet raffigura uno spaccato della quotidianità di un caffè parigino, ritrovo di una certa borghesia.

Il primo piano dell’opera propone una natura morta, poggiata sul banco del bar, tagliato dal bordo inferiore del quadro. L’osservatore ha la sensazione di sentirsi davanti a Suzon, la giovane e bella cameriera che domina la scena, capelli biondi e raccolti, sguardo volto verso lo spettatore che, in realtà, sembra essere assorto, il vestito è nero con un’ampia scollatura che lascia intravedere una collana ed è colta nel momento in cui prende ordinativi da un avventore.

Ciò che l’artista vuole mettere in risalto è proprio l’aspetto psicologico di questa donna per nulla realizzata da quello che fa e che, anzi, sembra vivere con frustrazione e rassegnazione, accresciute da un’evidente stanchezza. Ella tradisce nella sua fisionomia campagnola un senso di solitudine in tanta mondanità. Lo spettatore può vedere quello che vede Suzon grazie a uno specchio presente alle sue spalle: la folla elegante, il fumo, le luci, un enorme lampadario, persino una trapezista di cui scorgiamo in alto sulla sinistra solo una parte delle gambe e i piedi con le scarpette verdi.

Manet e l’uso dei colori

In questo quadro spiccano i neri straordinari che, a differenza degli altri Impressionisti, solo Manet sa usare in tutta la loro valenza coloristica. Ritroviamo anche pennellate libere e tocchi leggeri di matrice impressionista. Le figure sullo sfondo non sono ben definite, quasi a suggerire un momento fugace, forse mai esistito se non in un sogno.

È stata messa in rilievo, tuttavia, un’incongruenza prospettica nella realizzazione perché, pur trovandosi lo specchio parallelo al bancone, riflette la realtà con un lieve spostamento come dimostra la figura di Suzon e quella maschile del pittore, visibile solo nel riflesso. Tale incongruenza trova la sua giustificazione nel fatto che Manet non intendeva il Realismo come ritratto fedele della realtà, come osserva G. Jeanniot:

“Manet (…) non copiava la natura così come si vede; mi resi conto delle sue magistrali semplificazioni (…) Tutto era come riassunto.”

G. Jeanniot

Laureata in Lettere Moderne (I livello), si è avvicinata al mondo della comunicazione frequentando un corso di formazione avanzata in Digital editor, incentrato principalmente sulla creazione di contenuti scritti o multimediali. Ascolta musica e legge di tutto