
Man Ray: l’estro creativo declinato in ogni forma di espressione artistica4 minuti di lettura
Emmanuel Radnitzky, noto con lo pseudonimo Man Ray, nasce il 27 agosto 1890 a Filadelfia da una famiglia di immigrati russi ebrei. Tra gli artisti del ‘900 è senza dubbio uno dei più interessanti e significativi e si contraddistingue per la sua spiccata inventiva, che traspare in ogni campo artistico nel quale si cimenta.
Uomo poliedrico, si è dedicato contemporaneamente alla pittura, all’ideazione di oggetti, alla creazione di cortometraggi cinematografici ed alla fotografia. Quest’ultima non intesa come mera rappresentazione della realtà, ma piuttosto come uno strumento creativo estremamente versatile da esplorare. La sperimentazione è la parola chiave per comprendere l’intero percorso artistico di Emmanuel Radnitzky.
Man Ray si focalizza in particolare sullo studio della luce ed adotta tecniche quali la solarizzazione e i celebri rayogrammi, ovvero immagini fotografiche ottenute senza ricorrere alla macchina fotografica.

Senza perdere di vista il lato remunerativo della professione, collabora con Vogue, Vanity Fair e Harper’s Bazar in qualità di fotografo di moda. Inoltre, diviene popolare grazie ai ritratti di personaggi del mondo della cultura, quali ad esempio Joyce, Picasso, Dalì, Ernst e Peggy Guggenheim. Impossibile per il pittore sbarcare il lunario mantenendosi con la sola pittura.

Il sodalizio artistico e la profonda amicizia con Duchamp
La sua carriera dopo gli studi inizia come disegnatore e grafico a New York.
Nel 1915 il pittore conosce Marcel Duchamp, con cui stringerà un sodalizio artistico ed una profonda amicizia. Li accomuna infatti il medesimo sguardo irriverente, provocatorio ed originale, nonché un senso dell’umorismo intelligente.
“Mi hanno accusato di essere un buffone, ma secondo me l’arte di qualità implica l’umorismo.”
I loro film sperimentali e d’avanguardia come Anémic Cinéma del 1926, a cavallo tra il Dadaismo e l’avvento del surrealismo, il ready made Cadeau 1921, L’Enigme d’Isidore Ducasse e Élevage de poussière del 1920 testimoniano la loro affinità artistica.

Il primo cortometraggio di Man Ray: Le Retour à la raison
Le Retour à la raison è il primo cortometraggio di Man Ray, presentato al Théâtre Michel di Parigi il 6 luglio 1923.
L’aneddoto relativo alla sua creazione è piuttosto famoso. Alla vigilia della “Soirée dada du Coeur à barbe”, Tristan Tzara, organizzatore dell’evento ed ai tempi vicino di casa di Man Ray, gli propone di occuparsi del film per la serata dadaista. Tzara infatti, di sua spontanea iniziativa, aveva già provveduto ad annunciare sia il film sia il nome del regista sui manifesti di promozione!
In questa occasione, il regista esporta il processo fotografico della rayografia sulla pellicola del film, tecnica alla quale stava già lavorando. Ovviamente la produzione di Le Retour à la raison non viene eseguita in un solo giorno, poiché il cineasta inserisce delle riprese reali realizzate molto tempo prima.
Tuttavia, Man Ray ritiene che la sua attività cinematografica in qualche modo comprometta la sua carriera professionale di fotografo e ancor peggio, quella di pittore, da lui considerata la sua vera arte.
“Ho scelto di dipingere ciò che non potevo fotografare. Per fare ritratti, per esempio, non avevo bisogno della pittura, tranne nel caso di ritratti analogici. Ma per esprimere idee personali, per rappresentare dei sogni, suggerire immagini dell’inconscio i quadri erano necessari”.


