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“Love in the Villa” di Netflix: la recensione onesta che ci meritiamo3 minuti di lettura

Ormai siamo tutti pienamente abituati ai polpettoni romantici che, di tanto in tanto, compaiono sulla piattaforma di streaming Netflix. E, vuoi per noia, vuoi per inguaribile ottimismo – il famoso pensiero “Magari questo non sarà poi così male” – finiamo per guardarli. Restandone irrimediabilmente delusi. È stato così per Toscana e sarà così anche per il più recente Love in the Villa (2022). Questa è la recensione onesta che ci meritiamo della commedia romantica con protagonisti Tom Hopper (The Umbrella Academy) e Kat Graham (The Vampire Diaries).

Julie
Kat Graham nei panni di Julie

Una trama dolcemente scontata

Il film, che nella sua traduzione italiana presenta il sottotitolo “Innamorarsi a Verona”, racconta la storia della giovane e romantica Julie. Maestra d’asilo con una passione sconfinata per il dramma shakespeariano Romeo e Giulietta, sogna di visitare la città dove la tragedia è ambientata, Verona.

La vita, però, ha altri piani. Innamorata della letteratura e dell’amore, Julie viene lasciata dal fidanzato alla vigilia del viaggio. Si ritrova, così, da sola nella splendida Verona, costretta a condividere per errore la “Villa Romantica” che aveva prenotato per la sua settimana da sogno nel Bel Paese.

Tale sconosciuto ha il volto dell’affascinante attore britannico Tom Hopper, che da subito si presenta ostile nei confronti della ragazza. Julie, dal canto suo, pretende che l’uomo lasci gentilmente e immediatamente l’appartamento.

Davanti al secco e sarcastico rifiuto di Tom, Julie segue il consiglio di un collega con una bizzarra passione per le sue vicende amorose. Inizia così una vera e propria faida fatta di scherzi, al principio innocenti, che si fanno via via sempre più pesanti.

Già dal primo incontro tra i due personaggi si intuisce facilmente l’epilogo. Sarà vostra cura, cari lettori, scoprire: come potrà mai concludersi questa frizzante e romantica commedia che ha come sfondo la bella Verona?

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Julie e Tom in una scena del film

Una commedia imbarazzante sotto tutti i punti di vista

Arrivati a questo punto si potrebbe dire che, nonostante le ottime premesse, il film si sia rivelato un flop.

Peccato che, in questo caso, nemmeno le premesse erano sufficienti per salvare Love in the Villa. Basta partire dal titolo, che risulta semplice e dozzinale nella sua unione dissonante tra inglese e italiano. Facile intuire come Love in the Villa non sia altro che l’ennesimo racconto da farfalle nello stomaco di cui nessuno aveva bisogno.

Passiamo poi al nome scelto per il personaggio della Graham: la protagonista Julie e l’eroina Giulietta…suppongo cogliate anche voi l’ironia della situazione.

Per di più, Love in the Villa presenta una serie di cliché sull’italianità e il nostro paese che farebbero storcere il naso ai più. L’incontro tra Julie e il tassista che la porterà all’appartamento, per dirne uno, è a dir poco incommentabile.

Uberto, il tassista – sì, si chiama proprio così – è il peggior stereotipo di italiano del sud che si sia mai visto in tv. Una scena al limite dell’offensivo: mentre guida come un pazzo, Uberto offre a Juliet i “migliori cannoli di Verona”. Definirlo scontato è un eufemismo.

Altrettanto caricaturale risulta il personaggio del proprietario dell’appartamento, interpretato da Emilio Solfrizzi, descritto come pigro e poco preciso in ambito lavorativo ma di buon cuore.

Giungiamo poi alla pantomima della Guerra dei Roses messa in scena dai protagonisti. Un’escalation di azioni sempre più gravi, al limite della denuncia, che porteranno i due ragazzi ad una forzata e immotivata attrazione.

Ovviamente l’intera vicenda sfocerà in una storia d’amore da sogno. Love in the Villa si rivela dunque un film d’amore leggero e con poche pretese. Un mix di cliché e ovvietà condito d’ironia che lascia lo spettatore con molti dubbi sulla validità delle ultime idee creative targate Netflix.

Con una laurea magistrale in lingue e letterature straniere, mi considero creativa, determinata e curiosa. Coltivando la passione per la divulgazione e per le lingue che ho studiato, inglese e spagnolo, sono diventata docente. Oggi, alla ricerca di nuove e stimolanti sfide, amo scrivere di cultura, arte e intrattenimento. Con un passato nella giocoleria infuocata, nel tempo libero pratico tiro con l'arco.