
Lou Reed: il cantautore allergico alle etichette4 minuti di lettura
Il cantautore statunitense Lou Reed, ex frontman e fondatore dei Velvet Underground, insieme al musicista gallese d’avanguardia Jonh Cale, morì il 27 ottobre 2013.
E’ unanimemente riconosciuto come il poeta dal linguaggio crudo e lo sguardo ironico, che attraverso testi decadenti, ha dato voce ai personaggi emarginati che animano i bassifondi metropolitani. Infatti, come da lui stesso dichiarato, ha fotografato con estremo realismo:
“la vita della New York sconfitta, sofferente, che non ha il diritto di partecipare all’opulenza generale degli USA. Canzoni come Heroin, Waiting for my man io le definisco come quadri di vita vissuta”
Questo estratto fa parte di una lettera indirizzata allo scrittore newyorchese Delmore Schwartz, suo mentore alla Syracuse University, dove teneva corsi di scrittura creativa:
“Ho avuto strane esperienze qui a New York, oscure, assurde, affascinanti e anche rivelatrici, utili. L’industria musicale è malata come tutti i business, ma in questo caso la situazione è più grave del previsto. New York è piena di gente triste e sofferente, e io non riesco a fare a meno di incontrarla. Ti tirano giù con loro, e non resisto. Devo partecipare, spiare, arrivo sul ciglio del burrone e faccio un passo indietro solo all’ultimo momento. Scoprire la propria brutalità è un’esperienza interessante. Interessante non è la parola giusta”.
Lou Reed e i Velvet Underground

I Velvet Underground negli anni 60 non riscossero un successo commerciale, ma ebbero una significativa e innegabile influenza sulla musica dei decenni successivi.
Le armonie dissonanti e il look della band attirarono l’attenzione di Andy Warhol, che li invitò a partecipare all’happening Exploding Plastic Inevitable. Il profeta della pop art decise di produrre il loro disco d’esordio, nonché la celebre copertina con l’effige della banana, affiancando al quartetto la figura enigmatica della tedesca Nico. L’ipnotica Venus in Furs, Sunday Morning, Here She Comes Now, Sister Ray sono solo alcune delle gemme di questo gruppo.
Innumerevoli gli artisti che hanno reso omaggio alla band, attraverso la realizzazione di cover, tra cui Patti Smith, i Rem, Nirvana, Ian Curis e i Joy Division e tanti altri.
Lou Reed e la carriera solista

Archiviata l’irripetibile esperienza con i Velvet Underground, Lou Reed debuttò come solista nel 1972, dando il via ad una lunghissima carriera, costellata da album quali Berlin, Rock’n Roll Animal, Metal Machine Music, Coney Island Baby e Transformer. Quest’ultimo, prodotto da David Bowie e dal suo chitarrista Mick Ronson, segnò il suo trionfale ritorno sulla scena, conquistando le vette della classifica con il brano Walk on the Wild Side.
Il brano Perfect Day invece, tornò alla ribalta nel 1996 con il film Trainspotting di Danny Boyle e l’anno successivo, quando un cast di celebrità registrò nuovamente il singolo per l’evento benefico Children in Need della BBC.
Il cantante seppe reinventarsi artisticamente, senza mai produrre un disco identico ad un altro, a costo di spiazzare pubblico, critica e casa discografica.
I’ll Be Your Mirror: The Velvet Underground
Per tutti coloro che non conoscessero la vastissima produzione musicale di Lou Reed, ed il suo talento, vi proponiamo il brano I’ll Be Your Mirror. Tratto dall’album d’esordio dei Velvet Underground, intitolato The Velvet Underground & Nico del 1966, è interpretato dalla cantante e modella Nico, pseudonimo di Christa Päffgen.
I’ll be your mirror
reflect what you are, in case you don’t know
I’ll be the wind, the rain and the sunset
the light on your door to show that you’re home
When you think the night has seen your mind
that inside you’re twisted and unkind
let me stand to show that you are blind
please put down your hands ‘cause I see you

