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Arte

Leonardo da Vinci: la svolta pittorica con la tecnica dello sfumato4 minuti di lettura

Quando parliamo di Leonardo da Vinci, parliamo di un vero artista a tutto tondo, un uomo eclettico dai tanti talenti nel campo delle arti e delle scienze, la cui firma è stata apposta su alcune tra le opere più famose al mondo. Di Leonardo ammiriamo il genio pittorico, ingegneristico, scientifico, filosofico… Oggi, nell’anniversario della sua morte, che segue a breve distanza quello della sua nascita, il 15/04/1452, vogliamo ricordarlo soffermandoci su una tecnica che lo ha reso celebre: lo sfumato.

Lo sfumato

La tecnica dello sfumato, ampiamente impiegata e diffusa da Leonardo, consisteva nello sfumare i contorni delle figure, giocando sulle gradazioni e sull’uso dei colori, che tendevano a fondersi tra loro in maniera quasi impercettibile. Studioso e profondo conoscitore della natura umana e delle scienze, sviluppò questa tecnica come frutto di un’attenta analisi del mondo e di come esso appare ai nostri occhi. Ciò lo condusse alla conclusione che, nella realtà che ci circonda, gli elementi non sono definiti da delle nette linee di demarcazione; analogamente, in pittura non si potevano tracciare contorni netti e decisi che avrebbero reso innaturali figure umane e natura.

La prospettiva aerea: lo sfumato nei paesaggi

Particolarmente utilizzato nella realizzazione dei paesaggi, lo sfumato portò in tale ambito allo sviluppo della prospettiva aerea. A livello paesaggistico, questa consentiva di rendere al meglio gli elementi posti in lontananza, suggerendo il senso della distanza attraverso una sfocatura ottenuta per mezzo di un panno di stoffa o più semplicemente delle dita. In tal modo, gli elementi collocati sullo sfondo di un dipinto apparivano quasi come evanescenti e avvolti da una sottile velatura che ne rendeva l’aspetto poco nitido ‒ proprio come quando, osservando qualcosa molto lontano dal nostro campo visivo, fatichiamo a distinguerne i dettagli.

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L. da Vinci, Annunciazione, 1472 circa, olio su tavola, 90 x 222 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze

Così, ad esempio, nell’Annunciazione le montagne sullo sfondo sono caratterizzate da colori tenui e contorni che si fanno via più effimeri, creando un effetto di dissolvenza.

L. da Vinci, Annunciazione, dettaglio

Un altro celebre esempio di prospettiva aerea lo ritroviamo nella Vergine delle rocce: alla scena a tema religioso in primo piano si contrappone il paesaggio roccioso in lontananza, che appare come avvolto da una foschia grigio-azzurrina. Al contempo, i corpi si fondono con l’ambiente circostante.

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L. da Vinci, Vergine delle rocce, olio su tavola, 199 x 122 cm, 1483-1485 circa, Musée du Louvre

Lo sfumato nei ritratti

Per ciò che concerne i volti, Leonardo fu portato ad adottare questa tecnica in quanto insoddisfatto del disegno tradizionale, che talora finiva per conferire un aspetto troppo marcato, se non grottesco, alle figure. Lo sfumato, al contrario, rendeva i volti più naturali e realistici, andando a smussare quei tratti troppo angolosi o spigolosi e ammorbidendone le forme. Ciò è evidente in diversi ritratti leonardeschi, come quello che vi proponiamo qui sotto, conosciuto con il titolo francese: La belle ferronnière.

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L. da Vinci, La belle ferronnière, 1490-97, olio su tavola, 45 x 63 cm, Musée du Louvre, Parigi

Qui, lo sfumato va ad addolcire la fisionomia della donna, in particolare gli occhi e le labbra.

L. da Vinci, La belle ferronnière, dettaglio

Si potrebbe parlare di Leonardo senza citare la sua opera più famosa ed enigmatica? Anche nella Gioconda lo sfumato trionfa: nei lineamenti morbidi del volto e nella forma morbida delle mani, per culminare sullo sfondo, anch’esso tipicamente leonardesco.

L. da Vinci, La gioconda, 1503-06, olio su tavola, 77 x 53 cm, Musée du Louvre, Parigi

«Il pittore deve lasciare allo spettatore qualcosa da indovinare; se i contorni non sono delineati rigidamente, se si lascia un poco vaga la forma come se svanisse nell’ombra, ogni impressione di rigidezza e di aridità sarà evitata. Questa è la famosa invenzione leonardesca detta “lo sfumato”: il contorno evanescente e i colori pastosi fanno confluire una forma nell’altra lasciando sempre un margine alla nostra immaginazione.»

Ernst Gombrich

Laureata in Mediazione Linguistica, non potrebbe immaginare la sua vita senza libri. Appassionata di editoria e traduzione, ama l’arte e la musica e adora i gatti. Collabora con l’app DailyArt come correttrice di bozze ed è al suo esordio come traduttrice editoriale con “I racconti di Burnett”.