
La nostra vita (2010): Elio Germano portavoce della vita di molti3 minuti di lettura
Elio Germano è il volto di punta in La nostra vita, un film del 2010 di Daniele Luchetti premiato a Cannes per la migliore interpretazione maschile. Dodici anni sono passati da quando è stato distribuito per la prima volta nei cinema italiani, ma la sua verità e potenza narrativa resta travolgente ancora oggi.
Elio Germano è Claudio, un operaio edile che vive nei sobborghi della periferia romana e lavora in un cantiere vicino. È sposato ed è padre di due figli. La vita è cara e Claudio svolge un lavoro umile, poco retribuito e mal assicurato, ma non può sottrarsi: la moglie Elena (Isabella Ragonese) è incinta del terzo figlio. La famiglia è dunque in procinto di allargarsi e Claudio non può perdere il suo lavoro.
La quotidianità nel cantiere però non è tranquilla; non mancano infatti gli episodi di corruzione, illegalità e di lavoro in nero che contraddistinguono il mercato del lavoro edile. Claudio si trova proprio nel cuore di tali circostanze. Un fatto sconcertante, un ritrovamento inaspettato in cantiere, rischia di porre fine ai lavori. E Claudio non può perdere il suo lavoro: prende così una decisione che da quel momento condizionerà ogni suo passo successivo.
L’operaio romano mette a tacere il fatto e porta avanti i lavori ma una nuova tragedia si nasconde in agguato: la moglie Elena muore durante il parto e Claudio, all’improvviso, si ritrova solo con due figli piccoli, una neonata, parecchi debiti e un segreto inconfessabile.
La moglie Elena era l’unica persona capace di contenere il carattere irascibile e vorace di Claudio, sempre pronto a rispondere alle provocazioni con violenza fisica e verbale. La vicinanza del fratello Piero (Roul Bova) e della sorella Liliana (Stefania Montorsi) gli impediscono di abbattersi ulteriormente; la loro presenza, sopratutto per i figli di Claudio, è fondamentale e si rivelerà preziosa e indispensabile anche per le sorti dello stesso operaio.

Claudio porta avanti i lavori in cantiere ma la situazione è delicatissima: gli operai lavorano in nero e non vengono pagati da Claudio e l’edificio in costruzione registra numerose falle. La costruzione infatti è avvenuta all’insegna del risparmio e della negligenza per velocizzare i tempi di consegna.
Claudio è indebitato e deve restituire molti soldi ai pericolosi creditori dei sobborghi romani in cui vive. Il gioco a questo punto è chiaro: Claudio non può pagare gli operai, quei soldi gli servono per saldare i debiti. Gli operai decidono di abbandonare il cantiere. Claudio ora è con la faccia al muro. La famiglia che non l’ha mai abbandonato alla fine, constatando la disperazione del fratello, interviene per aiutarlo. Inizia così il percorso di risalita dagli abissi, l’uscita dall’inferno di Claudio.
Riuscirà a farcela? Per scoprirlo occorre vedere il film di Lucchetti che si ‘mastica’ però un po’ per volta.
Infatti La nostra vita non è una storia facile da seguire. Nessun aggettivo legato alla sfera della leggerezza può essere utilizzato per descriverlo. È un film che appunto, si mastica faticosamente; le mandibole visive ed emotive ne escono esauste. La visione del film con Germano è come masticare un pezzo di pane duro e vecchio di giorni, ma ancora saporito e nutriente.
Elio Germano è il pezzo di pane più duro di tutti. Inteso e in parte, l’attore costruisce su di sé un personaggio grezzo, diretto e concreto ma le sue fragilità sono percepibili in ogni momento del film. Morso dopo morso, la mandibola non ne può più ma il cuore del pane è vicino ed è sorprendentemente morbido e gustoso. La fatica ed il sacrifico prima del riposo e della ricompensa? A volte è così, spesso rimane il magone e la disillusione.

