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Arte

La Grenouillère: gli impressionisti Renoir e Monet a confronto4 minuti di lettura

La Grenouillère è il soggetto delle omonime tele su olio realizzate dai due maestri dell’impressionismo, Pierre-Auguste Renoir e Claude Monet, nell’estate del 1869. I dipinti rappresentano uno step fondamentale per lo sviluppo delle peculiarità del movimento artistico che caratterizzeranno il decennio successivo. I due artisti, legati da una profonda amicizia, si recarono presso Bougival, un pittoresco villaggio in riva alla Senna a poca distanza da Parigi. L’isolotto di Croissy, dotato di un ristorante all’aperto allestito su una piattaforma galleggiante ormeggiata, era la principale attrazione naturalistica del sito, immerso in una vegetazione rigogliosa.

Tuttavia, questa non fu l’unica circostanza nella quale il complesso balneare ispirò i pittori. Infatti a più riprese entrambi ritornarono, come testimonia l’opera Bagno sulla Senna di Renoir del 1869 conservata al Museo Puskin di Mosca.

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Bagno sulla Senna, La Grenouillère, Pierre-Auguste Renoir

Oppure Bagnanti à La Grenouillère del medesimo anno, firmato da Monet, che si trova alla National Gallery di Londra.

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Bagnanti à La Grenouillère, Claude Monet

Lo stagno delle rane

Nel “ranocchiaio”, come veniva definito ironicamente dai suoi frequentatori, i parigini trascorrevano il loro tempo libero passeggiando, facendo il bagno e osservando le barche a vela scivolare nell’acqua. Il termine “Grenouillère” stava ad indicare un luogo pieno di fanciulle pronte a divertirsi.

Guy de Maupassant, nel racconto La Ragazza di Paul, descrisse con queste parole la fiumana del luogo:

“In prossimità del Ranocchiaio una folla di gente passeggiava sotto gli alberi giganti, che fanno di questo angolino d’isola il più delizioso parco del mondo. Donne e ragazze coi capelli gialli, coi seni smisuratamente grossi e i fianchi abbondanti, il viso impiastrato di belletto, gli occhi bistrati, le labbra sanguinolente, strette e fasciate in vestiti stravaganti, trascinavano sull’erbetta fresca il chiassoso cattivo gusto dei loro abbigliamenti; ed al loro fianco c’erano giovanotti ridicolmente addobbati secondo i figurini della moda, coi guanti gialli chiari, gli stivaletti di coppale, i frustini sottili come fili e i monocoli che accrescevano la grullaggine del loro sorriso”

Renoir e Monet, uno accanto all’altro di fronte alla medesima scena, produssero en plein air la loro versione personale di La Grenouillère. Il paragone tra le opere evidenzia la differenza tra i loro approcci.

La Grenouillère: le affinità e le dissonanze di Renoir e Monet

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La Grenouillère, Claude Monet, 1869

Il dipinto del pittore originario di Limoges è custodito al Nationalmuseum di Stoccolma, mentre l’altro è conservato al Metropolitan Museum di New York.

Sebbene il punto di vista sia pressoché identico, Monet predilige la veduta d’insieme rivelando più elementi dell’ambiente naturale circostante. La presenza umana risulta abbozzata sommariamente tramite tratti che suggeriscono le forme e i vestiti delle persone. Invece, Renoir adotta un focus ravvicinato nel quale domina il Camembert, ossia l’isolotto centrale. Ciò gli consente di focalizzarsi sull’integrazione del paesaggio con le figure, meglio delineate, attraverso un gioco formale di linee orizzontali e verticali rotto dalle barche.

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La Grenouillère, Pierre-Auguste Renoir, 1869

Tuttavia la differenza sostanziale tra i due dipinti risiede nella vibrazione e nella distribuzione della luce. Mentre nella Grenouillére di Monet l’isola e il primo piano in ombra, sono controbilanciati dalla piena luminosità dello sfondo, in quella di Renoir la sua omogeneità unifica lo spazio. La superficie dell’acqua e i giochi di riflessi sono colti dal pittore parigino attraverso larghe pennellate orizzontali che definiscono aree ombreggiate e luminose dal forte cambiamento cromatico. Al contrario, i toni pastello più chiari che riempiono la composizione di Renoir, sono stesi con tocchi più minuti e distinti.

Copywriter e redattrice freelance, appassionata di libri e scrittura, spero un giorno di poter produrre narrativa per ragazzi. Il mio motto è "Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo".