
La Giornata mondiale della Poesia serve a ricordarci che ne siamo tutti circondati2 minuti di lettura
Oggi, 21 marzo, si celebra la Giornata mondiale della Poesia, una ricorrenza istituita dall’UNESCO per onorare una delle più splendide forme d’arte e di espressione possedute dall’uomo.
Eugenio Montale una volta disse che in un mondo frenetico, automatizzato e utilitaristico come quello che stava configurandosi all’epoca del 1975, la poesia non avrebbe più potuto trovare terreno fertile per la propria fioritura. E in parte è vero, se intendiamo la poesia come produzione letteraria regolata e sapiente. La capacità degli scrittori, l’attenzione prestata ad ambiti che esulano dall’immediata utilità pratica e la sensibilità nel comprenderli, sono in effetti caratteristiche rare da ritrovare oggigiorno. Un punto di vista, questo, ben delineato ne Il Postino del grande Massimo Troisi. Una poesia non rende meno dura la vita di un pescatore, non può essere bollita sul fuoco per sfamare i figli, né essere utilizzata come metodo di pagamento. La sua utilità, di conseguenza, decade. Ma è proprio Mario Ruoppolo, il protagonista de Il Postino, a rendersi conto che non è così nel corso della pellicola.
Certo, è raro al giorno d’oggi imbattersi in qualcuno che legga poesia sul vagone della metropolitana (occupazione tuttavia molto consigliata da chi scrive), ed è innegabile che il numero di lettori di questo genere sia calato repentinamente negli anni. Ma sarebbe sminuente per la poesia stessa considerarla soltanto nella sua componente letteraria. La poesia non dimora solo nella carta stampata, tra le righe dei libri. Quello è il suo alloggio prediletto, il posto sicuro in cui si è sempre certi di trovarla. Ma il lascito che la poesia ha dato all’umanità è troppo grande per poterlo rinchiudere dentro le sole mura di casa. La poesia ha viaggiato nei luoghi e nelle cose di tutti i giorni. La si può ritrovare per strada, nelle note di un musicista che suona sul marciapiede. Nel copione di un film, nel testo di una canzone. Nelle tavole imbandite, nelle culture di luoghi stranieri, negli sguardi di intesa tra due ragazzi. E nell’amore, soprattutto. La poesia è ovunque si abbiano occhi e sensibilità per riconoscerla, e sarebbe un grande errore circoscriverla al solo inchiostro.
La poesia serve a fare il bucato
a stendere i panni, a rifare il letto
a spaccarsi la schiena e le mani
a non fare del ripetere abitudine
a rifare sempre umana la parola.Giuseppe Semeraro
La poesia serve a non fare del ripetere un’abitudine perché nutre quella parte dell’anima che è affamata di fuoco, di passione, di strazio. È fame di emozioni, quella soddisfatta dalla poesia, un bisogno insito nella natura di ogni uomo. Anche se noi non pensiamo che si tratti di poesia, e la chiamiamo in mille altri modi.
E serve a rifare sempre umana la parola, perché forse la sua migliore definizione è proprio “fame di umanità”. Primo Levi diceva che la poesia è inscritta nel nostro patrimonio genetico. D’altronde, che cosa sarebbe l’uomo senza poesia, senza vedere la bellezza nelle cose, senza la tachicardia che ne consegue? Forse un automa. Senza dubbio sarebbe triste.

