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Arte

I Quadri delle facoltà. Le opere perdute di Gustav Klimt6 minuti di lettura

Gustav Klimt viene solitamente ricordato per opere appartenenti al cosiddetto “periodo d’oro”, ossia dipinti riccamente decorati e luminosi, come Il bacio. Ma ben prima di queste opere Klimt abbracciò un forte simbolismo fatto di opere profonde e oscure come quelle di cui parleremo oggi. Stiamo parlando dei Quadri delle facoltà. Dipinti oscuri e ricchi di simbolismo che ci mostrano tutta la profondità di pensiero del pittore austriaco. Sfortunatamente non siamo più in grado di ammirare questi lavori poiché andati distrutti in un incendio durante la Seconda guerra mondiale. .

L’origine dei Quadri delle facoltà

Nel 1894 il ministero dell’istruzione austriaco chiese a Gustav Klimt e a Franz Matsch di dipingere una serie di quattro quadri per decorare il soffitto dell’aula magna dell’università di Vienna. Ovviamente, era previsto un tema, “La vittoria della luce sulle tenebre”.  E fu proprio l’interpretazione che Klimt diede ad esso a creare tutti gli scontri che infine portarono al ritiro del progetto. 

A Klimt furono assegnati tre dei quattro dipinti previsti: FilosofiaMedicina e Giurisprudenza. L’ultimo quadro, Teologia, fu compito di Matsch. Ciò che queste opere dovevano mostrare era una celebrazione della razionalità e della scienza, nonché di tutto ciò di positivo che queste discipline portavano a tutta la società. Questo fu il punto focale che più avanti portò Klimt allo scontro aperto con molti esponenti delle università e professori vari. 

Il simbolismo di Klimt venne infatti considerato inaccettabile dalla comunità accademica, ma per l’artista la possibilità di una libera espressione artistica in grado di colpire e far riflettere era irrinunciabile. Il limitarsi ad una semplice visione razionale del mondo, spiegabile solo attraverso le scienze era un’idea inconcepibile per lui. E il primo di questi tre quadri, Filosofia, è forse l’esempio migliore in questo senso.

La Filosofia 

Questo fu il primo quadro che, seppure incompleto, venne presentato al pubblico. Come sappiamo l’idea che doveva emergere era quella del dominio delle forze razionali sul mondo e sulla nostra vita. Ma ciò che Klimt dipinse si trovava esattamente al capo opposto di questa concezione. Il quadro, infatti, si pone come una rappresentazione del mondo più metafisica che razionale. Klimt inserisce all’interno della tavola tutte le sfere che governano il mondo, cielo, terra e inferno, ma lo fa eliminando ogni tipo di divisione tra di esse. In questo modo la terra si unisce al cielo e all’inferno in un unico spazio.

Filosofia- Quadri facoltà- Klimt
La Filosofia

Sulla metà sinistra del quadro vediamo una serie di corpi nudi formare una colonna che va dalla base del quadro fino al bordo superiore. I membri di questa colonna posseggono diverse età e manifestano diverse emozioni; si nota la disperazione ma anche l’amore dei due giovani abbracciati. 

Gli altri due elementi del quadro spiccano per la loro aurea misteriosa e mistica. Un enorme volto di sfinge che emerge dallo sfondo stellato, dipinto a rappresentazione del grande mistero del mondo. Mistero nel quale la sfinge si perde e, poiché cieca, non in grado di afferrare una conoscenza completa delle cose. La Sapienza è rappresentata da una donna misteriosa sulla parte bassa della tela; essa guarda direttamente lo spettatore invitandolo ad entrare in questo grande mistero che è il cosmo.

L’opera non venne ritenuta coerente con il tema e considerata offensiva. Klimt subì l’influenza della filosofia di Nietzsche e Schopenhauer e non lasciò spazio ad alcun tipo di idealizzazione o visione esclusivamente positiva della vita umana rappresentando anche malattia e tristezza. 

La Medicina

Gustav Klimt la medicina
La Medicina

Simile a Filosofia per quanto riguarda la struttura generale e alla composizione, Medicina rinuncia anch’esso ad una visione strettamente positiva della vita umana. Qui Klimt decise di rappresentare tutte le “fasi” della vita umana, dalla nascita alla morte, dalla formazione della vita fino al suo annullamento.

Anche qui abbiamo una colonna di corpi che si intrecciano, ognuno dei quali rappresenta una fase diversa del ciclo della nostra vita. Il tutto è avvolto dalla macabra e oscura figura della morte che si pone al centro dell’ammasso di corpi rivestendoli con il suo velo nero. Sulla sinistra emerge una figura femminile separata dal gruppo principale e liberata dalle sofferenze che infliggono gli altri. In primo piano questa volta troviamo Igea, personificazione della medicina, che però guarda lo spettatore e ignora coloro che si trovano alle sue spalle mostrando indifferenza alle loro sofferenze.

Klimt decide di ignorare completamente il messaggio positivo che potrebbe derivare dalla medicina. Qualsiasi riferimento alla cura del paziente e al potere che la medicina ha nel curare è ignorato. L’artista non considera alcun atto benefico che la medicina potrebbe compiere e sceglie di sottolineare l’unica cosa che la medicina non può evitare o curare, la morte.

La Giurisprudenza 

Il terzo e ultimo dipinto si discosta, almeno dal punto di vista stilistico, dai due precedenti. La produzione di questo quadro avvenne infatti durante il “periodo d’oro” di Klimt dove la sua pittura è caratterizzata dai ricchi decori dorati che tutti conosciamo. Anche qui notiamo diversi gruppi di personaggi posti in punti diversi della tela. 

Nella parte bassa troviamo la scena della punizione. Un uomo completamente nudo, bloccato da un enorme polpo, subisce una tremenda vendetta più che una giusta punizione. Assistono alla scena le Erinni, personificazioni della vendetta secondo la mitologia greca. Quest’ultime sono state a loro volta inviate a compiere il loro dovere dalle tre allegorie della giustizia che si trovano nella parte alta della tela: Verità, Giustizia e la Legge

L’interpretazione di Klimt è evidente, la giustizia non agisce in maniera coerente e giusta, e soprattutto non sempre si pone dalla parte della società e che quindi le varie raffigurazioni della giustizia intente a glorificarne gli aspetti positivi sono irrealistiche. Inoltre, sembrerebbe che la figura dell’anziano rappresenti Klimt stesso amareggiato e deluso dal trattamento ricevuto per queste sue tre opere.

Gustav Klimt la giurisprudenza
La Giurisprudenza

La fine di tutto

I quadri alla fine non finirono mai per decorare l’aula magna dell’università. Le critiche e le pressioni continuamente subite dall’artista, e dai ministri dell’istruzione, finirono per far naufragare il progetto. Le tele vennero comunque comprate e conservate fino a quando non furono poi spostate, per proteggerle da possibili danni durante la Seconda guerra mondiale, nel castello di Immendorf. Sfortunatamente però andarono comunque distrutte in un incendio appiccato dalle truppe tedesche in ritirata. 

Il simbolismo di queste tre opere andate distrutte riesce a far emergere in maniera decisa il pensiero di Klimt su alcuni aspetti delle tre discipline ma anche della società in cui era costretto a vivere. Un accesso rifiuto della razionalità in favore dell’idea che non tutto sia spiegabile in maniera razionale e soprattutto positiva.

Mi chiamo Marco Celi, laureato in Scienze filosofiche presso l’Università degli studi di Milano ho da sempre avuto un forte interesse per l’arte e i musei in tutte le loro forme.